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La meridiana del Duomo di Milano

Premessa

Tempo fa, in altro mio articolo pubblicato su questo stesso sito, affrontavo la tematica generica dei pesi e delle misure durante il periodo napoleonico. Questa volta, mi pare interessante polarizzare l’attenzione su una misura in particolare, quella del tempo. Sembrano cose ovvie, ma, come vedremo, non lo sono per nulla! Non sto qui a fare la storia dell’orologio decimale già trattato in quell’articolo, né di quello classico i cui primi esempi, come noto, risalgono al XIII secolo e di cui possiamo ancora oggi trovare testimonianze significative sui campanili di antiche abbazie.

Per chi fosse interessato all’argomento, raccomando la lettura dell’articolo :
L’influsso francese, nella Milano austriaca

Fin dall’antichità, la storia della misurazione del tempo scandisce le tappe del cammino dell’uomo, segnando inesorabilmente la vita di tutti noi. Ma prima dell’avvento dell’orologio, come si misurava il tempo? Naturalmente ci si basava sull’osservazione degli astri, come ad esempio il Sole o la Luna. Come tutto, sicuramente il primo strumento di misura del tempo, davvero semplicissimo, è nato per caso. Si trattava di un rametto, ripulito dalle foglie, conficcato casualmente per terra, probabilmente per gioco. Fu proprio grazie all’osservazione del ripetersi, ad ogni levar del sole (in funzione del moto reale o apparente dell’astro dal suo sorgere al tramonto) della lenta, costante rotazione sul terreno di quell’ombra sottile a partire dal punto di contatto del rametto col suolo, che venne l’idea di utilizzare questo sistema per la misura del tempo. Inconsapevolmente era stata creata la prima meridiana.

meridiana rudimentale

Con le nostre conoscenze attuali, la cosa appare ovvia. Questo strumento, la cui origine si perde nella notte dei tempi, è presente in varie forme, ancora oggi. Il suo unico inconveniente è che funziona unicamente col bel tempo!

Cosa sono le meridiane

Nell’accezione comune, la meridiana è un orologio solare, cioè uno strumento utilizzato per misurare il tempo, sulla base del movimento apparente del sole. Se ne ha notizia già nell’antico Egitto, e pare che le prime testimonianze arrivino addirittura dal Neolitico (l’ultimo dei tre periodi dell’età della pietra) e in seguito lo ritroviamo anche nella vita di popoli come i greci e i romani. Per millenni è rimasto il principale metodo per calcolare il tempo, prima dell’invenzione dell’orologio meccanico.

Di regola, lo strumento è costituito da una semplice asta, detta comunemente gnomone, che, quando colpito dai raggi del sole, proietta la sua ombra su di un quadrante, detto anche piatto, dove sono tracciati vari segni e linee. Il mezzogiorno è realizzato come segno fisso, una linea retta segnata a terra, oppure sulla parete di un edificio. Indica il mezzogiorno nell’istante in cui l’ombra del gnomone attraversa questa linea retta, al passaggio del sole sulla perpendicolare del meridiano del luogo. Le meridiane possono essere di vario tipo: orizzontali o verticali (facendo riferimento al piano su cui si proietta l’ombra, o il raggio di luce), esterne od interne.

Castello di Thun (Trento), cortile interno

Come si misurava il tempo

Come tutte le unità di misura, pure questa del “tempo” è naturalmente frutto di una convenzione. In Europa, non tutte le Nazioni, avevano adottato il medesimo sistema di misurazione. Il ducato di Milano, gli altri Stati italiani, la Chiesa, ed il mondo cattolico in generale, usavano, ad esempio, il cosiddetto sistema delle “ore italiche”, altrove era preferito l’uso del sistema delle “ore francesi”. Da notare che il sistema delle ore italiche è rimasto in vigore qui da noi fino quasi all’inizio delle Rivoluzione francese!

Che differenza c’era fra i due sistemi?
Presupposto comune ad entrambi, era che il giorno fosse di 24 ore.

CURIOSITA’
La suddivisione del giorno in 24 ore risalirebbe addirittura agli egizi: loro erano soliti dividere il giorno in 10 ore diurne, cui aggiungevano un’ora per l’alba, ed un’altra per il tramonto e 12 ore notturne. Naturalmente la durata di queste ore era variabile con la stagione, essendo uguale soltanto agli equinozi.
Successivamente, presso i greci, nacque la necessità di uniformare la durata delle ore, in modo da semplificare i calcoli astronomici. Ipparco propose dunque l’istituzione delle ore equinoziali, aventi tutte la stessa durata.

CURIOSITA’ SCIENTIFICA
Perché una giornata dura 24 ore?

La Terra, in effetti, mette meno di 24 ore esatte per completare una rotazione (360°) su se stessa, bensì 23 ore, 56 minuti, 4 secondi (il cosiddetto giorno siderale). In realtà, 24 ore è il tempo necessario perché il Sole torni nella stessa posizione del cielo (dal punto di vista dell’osservatore). Tenendo conto che, nell’arco di una giornata, oltre alla rotazione su se stessa, la Terra fa pure un piccolo movimento di rivoluzione intorno al Sole, in realtà perchè il Sole torni nella stessa posizione nel cielo, la Terra deve ruotare effettivamente di 360° + 1° = 361°. Per ruotare di 1°, il nostro pianeta impiega 4 minuti (lo vedremo più avanti). Definendo quindi come “giorno”, l’arco di tempo intercorso tra due successive culminazioni del Sole nella stessa località, si è scelto il giorno più lungo, quello di 24 ore (il cosiddetto giorno solare).
Se usassimo il giorno siderale (cioè quello che prende come punto di riferimento le altre stelle nel cielo) il Sole sorgerebbe circa 4 minuti prima ogni giorno!

Sistema di misurazione ad “ore italiche”

La misurazione del tempo in “Ore Italiche”, dette pure “Normali” o “Solari”, venne utilizzata a partire dal Trecento, sino alla fine del Settecento, nella nostra penisola.

Ndr. – Molto simili alle “Ore italiche” erano quelle chiamate “Ore Boeme”, utilizzate nel medesimo periodo, in Boemia,  Slesia e Polonia. L’unica differenza fra le due, consisteva nel fatto il nuovo giorno delle “Ore Boeme”, iniziava al sorgere dell’alba.

L’origine di questo sistema è molto antica: risale alle prime civiltà che facevano uso del calendario lunare. Il conteggio dei giorni, infatti, iniziava appena si riusciva a scorgere la prima sottilissima falce di Luna crescente durante il crepuscolo serale, subito dopo il novilunio.

Questo tipo di misurazione  era basato sul movimento (apparente) del sole: come l’astro spariva dall’orizzonte, il suono dei rintocchi delle campane della torre civica, imponeva che tutte le attività lavorative si fermassero, compresa la navigazione sui Navigli, per ripartire il mattino successivo al levar del sole. L’ora 24 (cioè l’inizio del nuovo giorno) coincideva con il crepuscolo civile, cioè esattamente mezz’ora dopo il tramonto reale del sole. Veniva annunciato con le campane dell’Angelus, che avevano anche la funzione, molto importante, di avvertire la popolazione che le porte della città venivano chiuse.

Vantaggi

In una popolazione prevalentemente contadina, il vantaggio principale di questo metodo di misurazione, era quello di rendere facile a tutti il calcolo delle ore di luce residue, dato che bastava sottrarre da 24, l’ora tipicamente segnalata dal numero di rintocchi del più vicino campanile.

Svantaggi

Con questo sistema, dato che l’ora del tramonto cambia di continuo durante l’arco dell’anno, pure il tradizionale mezzogiorno (quello che noi intendiamo come il momento che divide a metà l’intervallo di tempo tra l’alba e il tramonto) assume necessariamente ore diverse al variare delle stagioni: per fare un esempio, capitava che le 19:30 fossero il mezzogiorno in inverno, e le 16:00 quello in estate. Sembra oggi per noi assurdo, ma è vero! Basta del resto fare due calcoli per rendersi conto che effettivamente era così. Considerando che, grosso modo, le ore di luce d’inverno sono circa 9, e il mezzogiorno è la metà, 24:00 – 4:30 = 19:30. Il calcolo è analogo per l’estate in cui le ore di luce arrivano ad essere quasi 16, quindi 24:00 – 08:00 = 16:00!

Altro problema di questo sistema, era l’ora variabile: su questo punto è opportuno intendersi sul significato del termine in questo contesto. Partendo dal presupposto che la giornata è sempre di 24 ore, e che la durata effettiva dell’ora è sempre di 60 minuti, qui si vuole intendere per ora variabile il fatto che il mezzogiorno (inteso come punto mediano fra alba e tramonto) non cade mai alla stessa ora giorno dopo giorno (perché le giornate via via si allungano o si accorciano). E’ evidente che se il punto di riferimento d’inizio del nuovo giorno è variabile, saranno pure variabili il mezzogiorno e la mezzanotte. Sappiamo che il momento del tramonto varia nel corso dell’anno (a causa sia del moto di rivoluzione della Terra attorno al Sole, che dall’inclinazione dell’asse terrestre sul piano dell’orbita). Mentre d’inverno, a Milano, le ore di luce sono di meno e quindi il tramonto del sole avviene prima, la situazione opposta si verifica d’estate. L’escursione, alla latitudine di Milano, è dell’ordine di 3:30 circa (come visto sopra, nel caso del mezzogiorno).

Vi era quindi necessità di un adeguamento giornaliero delle lancette sull’ora “24” con la conseguenza che un giorno non era mai di 24 ore esatte. Poiché, per segnalare il tempo alla popolazione, le campane della Torre Civica e quelle dei campanili delle chiese dovevano essere necessariamente allineate, vi era chi, per professione, svolgeva quotidianamente l’attività di regolazione dell’ora sugli orologi meccanici delle torri e dei campanili. Non era quello, lavoro da banale “campanaro”, ma da persona “qualificata” perché i primi orologi meccanici in realtà, richiedevano parecchi interventi manuali, quali la ricarica giornaliera, la continua lubrificazione degli ingranaggi oltre ovviamente alla rimessa in fase quotidiana al tramonto del Sole. Tutto ciò richiedeva la presenza a tempo pieno di una artigiano esperto, a volte un vero orologiaio con conoscenze di nozioni elementari di astronomia. Va da sé che, svolgendo un’attività “qualificata” ed apprezzata, era pagato dalla comunità presso la quale svolgeva questa sua importante mansione.

CURIOSITA’
Tracce di questa vecchia consuetudine nel calcolo del tempo si possono trovare ancora in espressioni rimaste ancora oggi in locuzioni idiomatiche, come ad esempio «portare il cappello sulle ventitré», ad indicare l’inclinazione per riparare gli occhi dai raggi del sole basso sull’orizzonte, un’ora prima del tramonto.
[rif. – Wikipedia]

A Milano, tutto questo durò vari secoli, fino al 1786, anno in cui le autorità austriache, sotto l’impero di Giuseppe II d’Asburgo (figlio di Maria Teresa d’Austria) decisero di apportare diverse importanti innovazioni. Per inciso ne ricordo quattro in particolare, l’ultima delle quali interessa proprio la misura del tempo:

  • l’illuminazione delle strade principali della città con le prime luci ad olio
  • la denominazione delle vie apponendo delle targhe agli angolo delle strade
  • la numerazione di tutti gli edifici pubblici e privati (numerazione teresiana)
  • l’introduzione del sistema ad ora francese.

Sistema di misurazione ad “ore francesi”

Chiamata “ora francese” od anche “ora ultramontana”, perché in conformità con i Paesi del Nord Europa, si differenzia dalla “ora italica”, per il fatto che mantiene l’ora costante e le ore 24″ scattano 12 ore esatte dopo un punto fermo, che è il mezzogiorno (l’istante che divide esattamente in due parti uguali, la durata delle ore di luce). La procedura francese è concettualmente quella che viene usata oggi ovunque, e riconosciuta in campo internazionale. Questa prevede quindi due momenti fissi della giornata: il mezzogiorno e la mezzanotte. Secondo questa metodologia, l’ora “24” coincidendo con la mezzanotte, fa finire il giorno trascorso, ed iniziare quello successivo. Il grande vantaggio nell’aver scelto l’istante della mezzanotte, discende dal fatto che, indipendentemente dell’allungamento (in inverno) o dell’accorciamento (in estate) del periodo di buio, la mezzanotte sarà sempre l’istante centrale del periodo di buio (lo stesso ragionamento vale anche per il mezzogiorno, considerando il periodo di luce). In sostanza, si tratta di un riferimento fisso, che risulta sganciato dalla variabilità stagionale dei riferimenti
astronomici più facilmente individuabili per la misura del tempo (alba e tramonto)

Proprio per il fatto che vi sono questi due punti fermi nell’arco della giornata, i quadranti degli orologi meccanici recano un quadrante a12 ore, distinguendo se antimeridiane o postmeridiane.

Lo strumento usato per determinare l’istante del “mezzogiorno vero”, è proprio la meridiana.

NOTA
 La meridiana ad “ora francese” è riconoscibile dalle linee orarie convergenti in un unico punto chiamato “centro” del quadrante, e dalle ore generalmente scritte in cifre romane; l’ora XII è la linea meridiana di mezzogiorno. Lo stilo è fissato nella parete in corrispondenza del centro del quadrante, ed assume una caratteristica posizione angolata, studiata in modo da essere parallela all’asse di rotazione della Terra. Praticamente lo stilo punta direttamente sulla Stella Polare.

Differenze fra i due sistemi di misurazione del tempo

Sono due filosofie diverse, due differenti modi di affrontare lo stesso problema. La differenza fra i sistemi orari Italico e francese, non era di poco conto, Quello che i nostri avi avevano adottato (cioè le ore italiche di provenienza addirittura babilonese) era praticamente un sistema in cui i ritmi di vita, i tempi di lavoro, e tutte le attività quotidiane, scorrevano in sintonia con le variazioni naturali del giorno e della notte. Oggi diremmo … “allora si andava a letto con le galline” … ed era vero, era proprio così (anche perchè, all’epoca, di notte, al buio totale o al lume di candela, non c’erano così tante possibilità di svaghi “non romantici“)!
Il sistema francese, partendo da un punto fermo, era indubbiamente più semplice e pratico di quello italico, non necessitando, ad esempio, di dover effettuare quotidianamente l’aggiustamento degli orologi.

La tabella proposta qui sotto, evidenzia le differenze più significative fra le ore italiche (variabili a seconda della stagione) e quelle francesi (costanti).

Qui sotto, per pura curiosità, riporto alcuni dati prelevati dalla tabella delle effemeridi astronomiche di Milano per l’anno corrente.

Ndr. – Le effemeridi astronomiche sono tabelle che forniscono le coordinate degli astri (o altri dati astronomici variabili col tempo) a intervalli prefissati ed uguali fra loro, per es. di giorno in giorno.

Questi sono i dati relativi al 21 giugno (solstizio d’estate) e al 21 dicembre (solstizio d’inverno) del 2022. [Ndr. – I dati relativi al mese di giugno sono espressi in ore solari (non legali]

Data AlbaTramontoMezzogiorno solareDurata del giorno
Mar, 21 giugno (*)04:3220:1712:2515:44:23
Mer, 21 dicembre07:5816:4412:2108:46:04
Effemeridi astronomiche di Milano relative al 2022 (*) le ore di giugno sono indicate in ore solari (non legali)

In tabella, sono evidenziate le escursioni nei giorni dei solstizi, quindi i valori minimi e massimi nell’arco dell’anno, che, come si può notare, sono decisamente significativi. Il sistema di misurazione in tabella è naturalmente quello attuale della cosiddetta “ora francese“. A parte le ore di alba o tramonto indicate, l’elemento più rilevante è rappresentato dalla durata del giorno, che, indipendentemente dal sistema usato, è uguale in tutti i casi. Come si vede dall’ultima colonna della tabellina, l’escursione massima della durata del giorno, nell’arco dell’anno, risulta essere di quasi 7 ore.

15:44:23 – 08:46:04 = 06:58:19

Ripartendo questa differenza fra mattina e sera, ecco giustificato il perché delle 3:30 di scostamento del mezzogiorno cui ho fatto cenno a proposito degli svantaggi delle ore italiche.

1786 – Cambio di sistema di misura del tempo nel Lombardo-Veneto

Quando se ne cominciò a parlare, l’idea del cambio di sistema di misura del tempo fu molto osteggiato dalla popolazione che non riusciva a percepire il perché di tale modifica. Non avendo trovato alcun documento a giustificazione di tale modifica, presumo che la decisione del cambio di sistema, sia stata presa dalle autorità austriache essenzialmente per praticità ed uniformità con la maggioranza degli Stati confinanti. Come si è visto, il sistema dell’ora francese utilizzava come punto fermo il mezzogiorno, individuabile con certezza con strumenti semplici come la meridiana. Per potersi adeguare al nuovo sistema, serviva dotare la città di uno strumento di misura del tempo, che riportasse con la maggior precisione possibile, il passaggio del sole sul meridiano, cioè indicasse, in pratica, il mezzogiorno locale. Pertanto, fu proprio in quell’occasione, che si decise la costruzione a Milano, di una meridiana, che potesse essere sicuro riferimento per tutta la città.

Dove costruire la nuova meridiana?

Il Duomo, simbolo della città, pareva essere il posto ideale per ospitare una meridiana. Avrebbe potuto essere esterna o interna. Si optò per quella interna. Considerata dalle autorità austriache, alla stregua di qualsiasi altro edificio pubblico, la Cattedrale era sicuramente l’ambiente ottimale, offrendo le caratteristiche tecniche richieste quali oscurità e larghezza, oltre ad essere di facile accessibilità ai cittadini. Fu così che prese corpo l’idea, di realizzare in Duomo la più grande meridiana della Lombardia, la cui importanza storica è proprio legata alla decisione di riformare nel Lombardo-Veneto, la “Misura del Tempo”.
Un’ingiunzione del Regio Imperiale Consiglio di Governo della Lombardia Austriaca, datata 12 Maggio 1786, a firma di Cesare Beccaria (capo dipartimento del Consiglio di Governo), ordinava agli astronomi dell’Accademia di Brera, la realizzazione nel Duomo di Milano, di una meridiana, per “esattamente regolare l’orario col punto del mezzogiorno fisico e con la maggior precisione”. Inoltre, col medesimo decreto, si dava ai medesimi astronomi l’incarico di preparare due tavole che evidenziassero la differenza nel corso dell’anno, fra il vecchio ed il nuovo metodo.

L’ingiunzione del 12 Maggio 1786 a firma di Cesare Beccaria

Gli astronomi abati Giovanni Angelo De Cesaris (1749 – 1832) e Guido Francesco Reggio (1745 -1804), si occuparono della realizzazione della meridiana, portando a termine i lavori nel mese di ottobre 1786.

Ci si può quindi immaginare lo scompiglio creato ai nostri antenati, quando, pochi giorni dopo avere realizzato lo strumento, il 23 ottobre 1786, gli austriaci decretarono con l’editto dell’Imperatore Giuseppe II d’Asburgo, firmato dal governatore della città, conte von Wilzeck, che era giunto, anche per Milano, il momento di cambiare il sistema di misurazione del tempo. La nuova riforma del tempo ad “ora francese” sarebbe entrata in vigore ufficialmente a partire dal 1 Dicembre 1786.

Ndr. – Il conte Johann Joseph von Wilzeck (1738-1819) fu un diplomatico dell’Impero Austro-Ungarico. A Milano, dove fu dal 1782 commissario plenipotenziario della Lombardia, e governatore generale come successore di Karl Joseph von Firmian, divenne maestro venerabile della Loggia Concordia e gran protettore del Circolo Patriottico Nazionale di Pietro Verri.
Proprio a Milano, nel maggio del 1798, esponenti della sua loggia scelsero, come bandiera della Repubblica Cisalpina, il tricolore.

L’editto dell’imperatore Giuseppe II (per la riforma del tempo)

Tale decreto ordinava, a partire da tale data, l’adeguamento di tutti gli orologi lombardi, all’ora transalpina francese.

ESPERIENZA VISSUTA (GOETHE)
Indubbiamente per i rari viaggiatori in arrivo dall’estero ove vigeva l’ora francese, l’arrivare in Lombardia, e trovarsi alle prese con l’ora italica doveva essere uno shock non indifferente, disorientamento totale.
Ne fece le spese un viaggiatore eccellente Johann Wolfgang von Goethe, che, visitando l’Italia fra il settembre 1786 e il 18 giugno 1788, ebbe modo di descrivere poi nel suo bellissimo diario “Viaggio in Italia”, le esperienze che lo colpirono maggiormente. Una di queste fu naturalmente l’ora italica che, alla data del suo arrivo a Milano, ancora in vigore. Non avendo mai “sperimentato” questo sistema di misura, ne rimase scioccato. Facendo riferimento al tramonto … questo il suo commento di stupore “sono state vissute ventiquattro ore, comincia un nuovo conto, suonano le campane, si recita il rosario, e la fantesca, entrando nella stanza con la lampada accesa, augura: «Felicissima notte!»”. [Ndr. – Ovviamente per lui, abituato all’ora francese, erano appena le 18 ….. mentre a Milano essendo già le 24, si andava a letto!]
Ma c’è anche una sorta di ammirazione, in tutto questo: “Questo momento [la ventiquattresima ora] cambia ad ogni stagione, e l’uomo, che qui vive di vera vita, non può sbagliarsi, perché in ogni istante di godimento della vita non si rifà all’ora segnata, ma all’ora del giorno. Se si costringessero costoro al sistema orario tedesco (ora francese), gli si confonderebbero le idee, perché il sistema che usano è strettamente contesto alla natura in cui vivono”.

Nulla di più vero in questa affermazione di Goethe: l’introduzione dell’ora francese in Italia, provocherà qui da noi disagi davvero incredibili, specialmente negli strati sociali meno acculturati.

Dicembre 1786

Da quel fatidico 1° Dicembre 1786, entrando in vigore tale riforma, il giorno doveva considerarsi diviso in due parti di 12 ore ciascuna: il mezzogiorno che corrispondeva al passaggio del sole sul meridiano locale e il nuovo giorno che partiva invece dalla mezzanotte. Questo è il sistema ancora attualmente in uso (anche se con una modifica, che vedremo più avanti).

Inutile dire quale confusione abbia provocato fra la gente, il cambio di un sistema ormai così profondamente radicato da secoli, nella vita di tutti. Naturalmente in chiave diversa, quell’anno, il problema del cambio di sistema di misurazione del tempo dev’essere stato per i nostri avi, molto simile a quello che tutti abbiamo vissuto recentemente, nel passaggio dalla vecchia Lira all’Euro: inizialmente, un senso di smarrimento totale!
Significativa, a tal proposito, una grida del 24 dicembre (emessa a pochi giorni dall’introduzione del nuovo sistema) facente riferimento al “nuovo orario per le irrigazioni dei terreni, adattato al nuovo metodo degli orologi alla francese”. Era evidente alle stesse autorità, che lo stato di confusione fra la gente era totale!

TESTIMONIANZA DOCUMENTATA (CASANOVA)
Casanova nelle sue Mémoires riporta le lamentele di una sua cugina di Parma, che lui aveva avuto modo d’incontrare nel marzo del 1787, la quale non riusciva a capacitarsi del perché fosse stata da poco introdotto il sistema ad ora francese:
Tra l’altro, siamo in uno stato di confusione incredibile: tanto per dire, da tre mesi non c’è più nessuno a Parma che sappia l’ora. Da che mondo è mondo, il sole è sempre tramontato alle ventitré e mezzo e alle ventiquattro si è sempre detto l’Angelus, e tutte le persone per bene sapevano che a quell’ora si accendeva il lume. Adesso non si capisce più nulla. Il sole è ammattito: tramonta ogni giorno a un’ora diversa, e i nostri contadini non sanno più a che ora devono venire al mercato. Chiamano questo un regolamento, ma sa perché? Perché adesso tutti sanno che si pranza alle dodici. Bel regolamento! Ai tempi dei Farnese si mangiava quando si aveva fame, ed era molto meglio”.

QUALCHE TERMINE GEOGRAFICO
Qualunque punto sulla terra è individuabile tramite le sue coordinate geografiche: latitudine, longitudine. Le coordinate sono le unità angolari. La forma canonica di rappresentazione utilizza gradi (°), minuti (′) e secondi (″)

Quelle di Milano sono: Latitudine: 45°27′51″ N Longitudine: 9°11′22″ E Altitudine : 127 m

Una linea di latitudine, o parallelo, indica la circonferenza ideale che si ottiene intersecando la superficie terrestre con un piano perpendicolare all’asse di rotazione e dunque parallelo al piano equatoriale.
La latitudine varia da −90° a 90°. La latitudine dell’equatore è 0°, la latitudine del Polo Sud è −90°, la latitudine del Polo Nord è 90°. I valori di latitudine positivi corrispondono alle posizioni geografiche a nord dell’equatore (abbrev. N). I valori di latitudine negativi corrispondono alle posizioni geografiche a sud dell’equatore (abbrev. S).


Una linea di longitudine, o meridiano, indica l’arco immaginario che passando per la specifica località, unisce il Polo Nord  con il Polo Sud (terrestri) attraverso i quali passa l’asse di rotazione terrestre.
La longitudine è contata dal primo meridiano (convenzionalmente Greenwich) e varia da −180° a 180°. Valori di longitudine positivi corrispondono alle posizioni geografiche ad est del meridiano (abbrev. E). Valori di longitudine negativi corrispondono alle posizioni geografiche ad ovest del primo meridiano (abbrev. W).
Il termine meridiano deriva dal latino meridies, che significa “mezzogiorno”. Esso unisce tutti i punti della Terra che hanno il mezzogiorno nello stesso istante, cioè quando il Sole risulta essere perpendicolare rispetto alla linea ammaginaria che unisce i poli passando per quelle località.

L’altitudine è la distanza verticale di un qualsiasi punto dal livello del mare, ossia l’altezza sul livello del mare

La meridiana del Duomo

Entrando in Duomo, quasi tutti normalmente alzano lo sguardo, rimanendo estasiati dalla maestosità della Cattedrale gotica. Pochi sanno che guardando invece il pavimento del Duomo, appena oltrepassato l’ingresso, c’è una meridiana, la più grande e importante della Lombardia, ed è proprio quella costruita in pochi mesi (nell’estate del 1786) dagli astronomi dell’Osservatorio di Brera.

Per chi non ha familiarità con i vari tipi di meridiane, questo è un esempio di meridiana al rovescio! E’ praticamente un “orologio negativo solare”, cioè funzionante in senso opposto, rispetto alle “classiche” meridiane, poichè, attraverso una fessura, proietta in ambiente chiuso, i raggi della luce solare. Mentre nelle meridiane normali, “gnomone” è lo stilo che proietta la sua ombra sul quadro, in questo caso il “gnomone” è rappresentato dalla fessura sulla volta, che proietta sul pavimento della chiesa un raggio di luce.

Duomo di Milano – fessura sulla volta della Cappella meridionale (prima campata)

Dove si trova

 La scelta della posizione all’interno del Duomo, già condizionata dalla collocazione dell’edificio, doveva “avere cura che non fossero turbate le cerimonie sacre e che i cittadini potessero con la massima facilità accedervi per osservare la meridiana”. Il tracciamento della linea meridiana nell’area della prima campata rispondeva perfettamente a queste due prime condizioni e per di più dava la possibilità, giudicata dagli astronomi di notevole importanza pratica, di poter “vedere direttamente dal tavolato provvisorio sovrapposto alla volta, la specola astronomica, riuscendo anche a traguardare lo strumento meridiano, così da trasferire nella linea meridiana quei dati già accuratamente e sicuramente misurati all’Osservatorio di Brera“. 

Ia posizione delle meridiana (in rosso)

La striscia è posizionata a pochi passi dai portali d’ingresso e risulta praticamente parallela alla facciata.

Come è fatta

Si tratta di una verga di ottone di circa 15 mm di spessore, incassata nel pavimento in una fascia di marmo bianco di mezzo braccio milanese (1 braccio = 0, 595 m) posizionata da Sud a Nord in corrispondenza della prima campata e riportante le posizioni dei segni zodiacali. Attraversando tutte le cinque navate del Duomo, risale per tre metri sulla parete di sinistra (a nord). La porzione di metallo sulla parete, serve per la lettura dell’ora nei mesi invernali, in quanto la larghezza del Duomo non è sufficiente ad accogliere la meridiana per intero. Questa barra materializza al suolo, il meridiano locale (Longitudine: 9°11′22″ E).

La linea meridiana sulla parete nel punto del solstizio d’inverno (segno zodiacale Capricorno)


Una piccola fessura di 2,5 cm di diametro (gnomone), opportunamente praticata sulla volta della navata meridionale, a circa 24 m di altezza, lascia filtrare (quando il sole è quasi perpendicolare sul meridiano locale, un fascio di luce che riproduce al suoloil disco del Sole segnalando i due solstizi e la posizione del Sole durante tutto l’anno. La posizione scelta per la fessura, fra l’altro, andava bene anche agli stessi astronomi perché, da un tavolato posto sopra la volta, potevano vedere ad occhio nudo la Specola di Brera e “sincronizzare” la meridiana controllando, in fase di test, la correttezza della sua collocazione con i segnali del mezzogiorno, trasmessi dall’Osservatorio.

La perpendicolarità fra lo gnomone sulla volta e la barra di ottone a pavimento, fu realizzata con un filo a piombo; sul pavimento venne posato un cubo di marmo incavato per contenere dell’acqua al fine di smorzare le oscillazioni del pendolo. La misura venne eseguita accuratamente tenendo conto sia dell’equilibrio di un pendolo immerso nel liquido, che dell’allungamento elastico del filo.

Il gnomone visto dalla terrazza del Duomo. E’ stato eliminato volutamente l’archetto decorativo triangolare antistante (falconatura), per evitare che il cono d’ombra creato dall’archetto sul gnomone potesse precludere la visibilità del raggio di luce sulla barra della meridiana, per alcuni giorni all’anno.

Il passaggio del fascio di luce solare attraverso la fenditura a soffitto rimane visibile per circa mezz’ora, quindici minuti prima e quindici dopo il “mezzogiorno vero”.
Nell’istante in cui tale immagine (piccolo dischetto luminoso) si trova esattamente centrata sulla barra di ottone, significa che il Sole, trovandosi sulla verticale del meridiano locale, indica il mezzogiorno vero, con una precisione del secondo. Per evitare che in alcuni giorni dell’anno il foro d’ingresso della luce finisca in ombra, sul lato sud della volta manca l’archetto marmoreo.
Ai lati della verga di ottone, sono sistemate delle formelle di marmo indicanti i segni zodiacali neri su sfondo bianco, con dei numeri che indicano le date d’ingresso del sole.

Ndr. – Non induca in errore la presenza di segni zodiacali in Cattedrale. La Chiesa ha da sempre, considerato l’astrologia esoterica, come un’ eresia, e continua a farlo ancora oggi. Del resto non è solo il Duomo di Milano ad avere simboli di questo tipo. Esempi analoghi possiamo trovarli nella Basilica di San Petronio a Bologna, o al Duomo di Torino.

In realtà, non si tratta di astrologia (cioè quel complesso di credenze e tradizioni, prive di fondamento scientifico, secondo cui le posizioni e i movimenti dei corpi celesti rispetto alla Terra, influiscono sugli eventi umani collettivi e individuali) bensì di astronomia (cioè lo studio delle proprietà fisiche, dell’evoluzione e dei movimento degli astri).
Le cosiddette “12 case dello zodiaco” facevano parte della scienza astronomica dell’epoca, ma non per ragioni astrologiche: cioè il fatto che questi segni zodiacali siano stati rappresentati in cattedrali, chiese e basiliche, non ha nulla a che vedere né con l’oroscopo che tutti conosciamo, né con alcun’altra pratica divinatoria. Le motivazioni puramente astronomiche, risalgono alla misurazione dei corpi celesti, partendo proprio dalle costellazioni visibili nel cielo in determinati periodi dell’anno (la costellazione dell’acquario, dei pesci, dell’ariete ., e così via).

E’ lo studio delle costellazioni che ha contribuito a costruire uno strumento  estremamente  preciso, per la misurazione dei solstizi.

Questo gnomone fa passare il raggio solare investendo, giorno dopo giorno, tutta la placca di ottone e scandendo il corso annuale del sole, da un Solstizio all’altro transitando per tutti i segni zodiacali

Verifiche e ripristini

Essendo un orologio e un calendario solare perfettamente funzionante ha necessitato, come tutti gli strumenti nel corso dei secoli, di diverse verifiche e ripristini.

Nel 1827, a solo 41 anni dalla costruzione della meridiana, in seguito al rifacimento e al conseguente abbassamento del piano del pavimento del Duomo, si resero necessarie la sua verifica e il suo ripristino. Di ciò venne incaricato l’ormai anziano abate astronomo Giovanni Angelo De Cesaris (1749 – 1832). In quell’occasione, le formelle dei segni zodiacali vennero rimosse, tranne una, quella del solstizio d’inverno (che era sulla parete). 150 anni dopo sarebbero state rimesse al loro posto.

Una seconda verifica venne effettuata nel 1929 dall’astronomo Luigi Gabba per conto del Regio Osservatorio Astronomico di Brera.

L’ultima verifica effettuata fu eseguita nel 1976, in quanto gli scavi della metro e l’abbassamento della falda freatica, causarono un ulteriore abbassamento del pavimento della Cattedrale. Fu anche allargato il foro gnomico sito in corrispondenza della volta della prima campata sud.

Mezzogiorno: un colpo di cannone!

Anche se tutti avevano libero accesso in Duomo per vedere la meridiana, era ovviamente impensabile che la gente dovesse recarsi lì a mezzogiorno per regolare i propri orologi. Si pensò quindi di istituire un servizio per diffondere in modo più efficace la segnalazione del mezzogiorno. Una cannonata sparata dal Castello sarebbe sicuramente stata udita da tutta la cittadinanza. L’unico problema era come avvisare l’artigliere al Castello, visto che, non esistendo telefoni, dal sagrato del Duomo, il Castello non era visibile, pur non essendo molto lontano. Si ricorse allora ad una triangolazione usando l’alta torre civica dalla quale si vedevano sia il Duomo, che il Castello. Quando il fascio di luce del gnomone si approssimava a traguardare la striscia di ottone a pavimento,  il passaggio del sole sul meridiano veniva segnalato da un alfiere che stazionava sul sagrato, ad un altro di vedetta sulla torre del Palazzo dei Giureconsulti, il quale, a sua volta, ripeteva il passaggio ad un artigliere posto sulla torre del Filarete al Castello Sforzesco. In questo modo, quest’ultimo sparava un colpo di cannone annunciando il mezzodì con sufficiente precisione a tutta la cittadinanza. Pratica questa piuttosto farraginosa, che ben presto venne sostituita con il suono della campana del Cordusio, vicino alla Piazza Mercanti.

Infatti, è proprio su questa meridiana che si basavano, un tempo, gli orari delle attività commerciali meneghine diventando sotto il dominio austro-ungarico, un simbolo della crescita economica della città .

Come si è visto, la meridiana del Duomo di Milano non segna tutte le ore del giorno, ma solo il “mezzogiorno vero”. L’estrema precisione dello strumento fece sì che venisse usata per regolare gli orologi di tutta Milano.

Il raggio di sole sulla meridiana indica il mezzogiorno reale (Sole perpendicolare rispetto al meridiano locale)

Il mezzogiorno è ancora oggi così?

No! Oggi, per motivi di pura praticità, il mezzogiorno dei nostri orologi non segna più il mezzogiorno reale, bensì un mezzogiorno convenzionale.

Come si è visto, il mezzogiorno reale di MIlano (cioè il Sole in posizione perpendicolare rispetto al meridiano locale), risulta essere identico, unicamente per le sole località che si trovano esattamente posizionare sul suo stesso meridiano. Data la posizione geografica fortenente inclinata dello stivale, il mezzogiorno reale sul meridiano di Santa Maria di Leuca (18°21’24″E) in provicia di Lecce in Puglia, è sicuramente in anticipo di almeno 36 minuti rispetto a quello di Milano. Per questo motivo, per rendere uniforme la misura del tempo almeno a livello nazionale, si è deciso di creare un cosiddetto mezzogiorno convenzionale valido per tutto il territori nazionale da Nord a Sud. Poiché la Terra compie una rotazione completa di 360° in 24 ore, cioè ruota intorno al proprio asse di 15° in un’ora, equivalente ad 1° ogni 4 minuti, si è stabilito di suddividere il globo in 24 spicchi uguali (di15° ciascuno) chiamati “fusi orari” a partire dal meridiano principale che, sempre convenzionalmente, passa per Greenwich (ad est di Londra, in Inghilterra).

Con riferimento alla penisola italiana, sempre per convenzione internazionale, il nostro mezzogiorno (quello del nostro orologio da polso o del nostro telefonino) è quello relativo al meridiano a 15°Est da Greenwich (cioè, a quello che passa sull’Etna), quindi un mezzogiorno convenzionale. Il tempo basato su questo fuso è il cosiddetto Tempo Medio dell’Europa Centrale. Pertanto su tutti i luoghi che non stanno su questo meridiano (E.C. – Europa Centrale), il mezzogiorno arriverà in anticipo se si trovano a Est di tale meridiano, o in ritardo, se ad Ovest. Tutto il Nord Italia si trova ad Ovest del meridiano E.C.: ad esempio il meridiano che passa per Trieste (come città più ad est dell’Italia del Nord) è a 13°47′25″ E, quello di Milano, come già detto, è a 9°11′22″ E. Quindi sia Trieste che Milano si trovano ad Ovest del meridiano E.C. (15°00’00”).

Conseguenze

Andando pertanto a visitare la meridiana del Duomo intorno a mezzogiorno in una giornata luminosa, il turista resterà quasi sicuramente deluso nel non veder comparire in prossimità della barra di ottone, alcun dischetto di luce. Come detto precedentemente, la meridiana visualizza il disco di luce più o meno per 30 minuti, 15 prima di mezzogiorno e 15 dopo. Non c’è alcun errore o malfunzionamento dello strumento: anzi questa è una delle meridiane che “spaccano il secondo”! A detta degli stessi astronomi, ancora oggi questo orologio solare è uno delle più precisi al mondo. E allora perché non si vede nulla?

Considerando che la Terra ruota di 1° ogni 4 minuti, il Sole arriverà perpendicolare sul meridiano di Milano, con ben 23 minuti circa di ritardo rispetto al mezzogiorno convenzionale dei nostri orologi! Questo è il motivo per cui, allo scoccare del mezzogiorno ai nostri cronometri, non si vedrà assolutamente nulla!

Poichè la meridiana, come si è detto, evidenzia solamente il mezzogiorno locale, si comincerà a vedere il dischetto di luce non prima delle 12:08, in lento avvicinamento verso la barra centrale. Il momento culminante del mezzogiorno reale sarà alle 12:23 (col disco di luce esattamente sulla mezzaria della barra centrale d’ottone), mentre il dischetto luminoso, proseguendo il suo percorso perpendicolarmente rispetto alla barra (verso il centro della Chiesa), scomparirà alla vista alle 12:38.

Il raggio di luce che dalla volta della navata di sinistra, si proietta sulla barra di ottone della meridiana

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