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Brera – un quartiere artistico

Premessa

Fin dall’Unità d’Italia, tutta la zona di via Garibaldi, Pontaccio e le vie limitrofe, rappresentava un borgo molto popolare, noto come “borgo dei muratori” , operai che, dalle valli del Varesotto e del Comasco, si erano trasferiti in città, in cerca di lavoro. Era quindi un quartiere molto povero con case umili, spesso fatiscenti ed era pure piuttosto malfamato per la presenza di numerose case di tolleranza. Via San Carpoforo (la strada che si addentra nel quartiere accedendo da via Mercato), prima di chiamarsi così, era nota come la “Contrada dei tetti”, o come addirittura si legge su alcune mappe dell’epoca, la “Contrada delle tette”, chissà poi perché ….! E dire che il più famoso della città sembra fosse il frequentatissimo bordello di via Fiori Chiari, pulito, curato nei vari dettagli, compresi i bidet (invenzione francese del 1700, incredibilmente poco “compresa e accettata” in patria, mentre enormenente “apprezzata” qui da noi).

Mappa del Quartiere Brera
Mappa del Quartiere Brera

Miracolo! Una volta tanto, il fronte dei fautori del “demolisci tutto”, foraggiato dalla speculazione edilizia, ha dovuto cedere di fronte alla corale opposizione popolare del quartiere! Indubbiamente lo scempio perpetrato da poco al quartiere Bottonuto, sicuramente ebbe il suo peso nella valutazione dell’opinione pubblica. Stavano infatti architettando di fare qualcosa di simile, anche nella zona di Brera, approfittando del fatto che anche quell’area, era uscita abbastanza mal ridotta dalle distruzioni operate dalla guerra. Le case rimaste in piedi erano tutte malconce. Non solo … ma propenso al “demolisci tutto” , era anche il fronte dei puritani, ovviamente favorevoli alla moralizzazione di quel quartiere così degradato. Il Piano Regolatore del 1953, prevedeva fra l’altro, l’allargamento della sede stradale, quindi, la chiara, implicita intenzione di demolire le case di intere vie.

Probabilmente, in maniera assolutamente involontaria, ha dato una mano alla gente del quartiere, la costruzione della seconda linea della metropolitana, da Lanza a Garibaldi, negli anni settanta. I prezzi dei terreni e degli immobili, schizzati alle stelle, grazie ai lavori per la linea verde, hanno consigliato i proprietari delle case che inizialmente le avevano abbandonate al loro destino, a recuperarle in fretta, pensando ai guadagni derivanti dagli affitti da capogiro. La determinazione della gente nell’opporsi alle demolizioni, aiutata pure dall’attiva collaborazione degli studenti della vicina Facoltà di Architettura, permise la ristrutturazione degli immobili, senza demolirli, riuscendo a salvaguardare in quell’angolo della città, quel senso di intimità e di calore “vissuto”, che solo i borghi antichi sono capaci di trasmettere, a chi va a visitarli. La tendenza alla valorizzazione dell’antico, trova oggi un esempio evidente, nel progetto di riapertura parziale dei Navigli. Indubbiamente, limitatamente a quella zona, il ripristino del “Tombon de San Marc” (la seconda piccola Darsena), con qualche bel barcone ormeggiato, contribuirebbe a rendere davvero fiabesca tutta quell’area, facendo rivivere oggi, in quell’angolo di Milano, l’atmosfera del tempo che fu.

Da dove viene il nome “Brera”

Brera, come nome, è un termine di provenienza incerta; c’è chi asserisce sia la derivazione di un termine di origine longobarda, “brayda” che, nel basso medioevo, aveva il significato di “campo erboso, fondo rustico”, e chi propende invece per una derivazione dal latino medievale, “braida” (dal ted. Breite?) “fondo adiacente alla città”. Per i latinisti, braida è a sua volta la versione distorta di praedium cioè “campo o podere“. Comunque sia, Brera è la versione dialettale milanese di uno di questi due termini e oggi si presenta come un intrico di strette vie con pavimentazione ad acciottolato e magnifici cortili.

Dove si trova

Attualmente il quartiere di Brera, in senso stretto, si identifica con l’area delimitata da via Pontacciovia Fatebenefratellivia dei Giardinivia Monte di Pietàvia Ponte Vetero e via Mercato. Le vie più importanti all’interno dell’area, sono ovviamente via Brera, via Fiori Chiarivia Fiori Oscurivia San Carpoforovia Madonninavia del Carminevia Ciovasso e via Ciovassino. Ma anche se l’antica Chiesa di San Marco o il famoso Teatro Fossati non rientrano strettamente nel quadrilatero indicato, tutti concordano nel dire che si trovano in zona Brera!

Pillole di storia

Ai tempi delle incursioni del Barbarossa, a parte la presenza della basilica di San Simpliciano, tutta quest’area era una vasta distesa di campi incolti, fuori città. Da documenti trovati, lì c’era una vasta tenuta di proprietà di Guercio da Baggio, che probabilmente fu console a Milano, tra il 1150 e il 1188. Questi, cedette parte dei suoi appezzamenti, un terreno di 12 pertiche e otto tavole, a un tal Vicimonte, il quale, a sua volta, un po’ prima del 1178, vendette la proprietà ad una congregazione di frati che decisero di costruire lì, la loro dimora. Si trattava dei frati Umiliati.

Il periodo degli Umiliati (1178 – 1571)

Il loro monastero, che oggi è sede del Palazzo di Brera, costituì la casa madre dell’ordine e fu successivamente affiancato dalla chiesa di Santa Maria in Brera, a tre navate, costruita nel 1229 e rifatta nel 1347, con un portale scolpito da Giovanni Balduccio da Pisa e più tardi l’interno decorato con affreschi del Luini e del Foppa. Venne infine abbattuta nel XIX secolo, per poter creare la piazzetta di Brera.

L’Ordine religioso degli Umiliati fu riconosciuto ufficialmente da papa Innocenzo III, solo nel 1201; dediti principalmente alla lavorazione della lana e dei tessuti preziosi, divennero, grazie a questa attività, uno degli Ordini più famosi e importanti di Milano. I loro manufatti venivano esportati in tutta Europa ed i frati erano richiestissimi come insegnanti di tessitura in ogni parte d’Italia. Diventarono una potente associazione religiosa ed economica del tardo Medioevo milanese.
Purtroppo, i proventi di queste attività, che inizialmente venivano distribuiti essenzialmente ai poveri o utilizzati per l’acquisto di nuovi terreni, successivamente influenzarono negativamente il comportamento dei religiosi. Tentati dal “dio denaro“, i frati cominciarono ad assumere comportamenti non del tutto irreprensibili. Le ricchezze accumulate li tentarono al punto da riuscire a tramutare la loro proverbiale operosità, in progressivo ozio, la sobrietà, in lussi smodati. la loro condotta morale, in vizi e scandali.
Poiché anche le loro idee si erano distanziate da quelle della Chiesa cattolica approssimandosi verso posizioni protestanti e calviniste, papa Pio V, ordinò a Carlo Borromeo  di riformare il potente ordine religioso degli Umiliati. Il rigore di tale riforma provocò come reazione, una congiura nei suoi confronti . La conseguenza fu che l’ ordine venne soppresso nel 1571, con bolla pontificia di papa Pio V.

Il periodo dei Gesuiti (1571 – 1773)

La sede di Brera degli Umiliati, fu affidata ai Gesuiti che vi insediarono la loro scuola di teologia. Vi s’insegnavano pure grammatica, umanità, retorica, greco, ebraico, logica, filosofia, fisica, matematica e astronomia, con facoltà di conferire gradi accademici.

La notevole partecipazione di studenti, 3000 circa, impose col tempo, la necessità di ampliare le strutture esistenti, costruendo un nuovo e più ampio edificio. I progetti iniziati nel 1591, procedettero molto a rilento, passando di mano in mano fra i vari architetti dell’epoca. Nel 1615 furono affidati a Francesco Maria Richini (1584 – 1658), uno dei più grandi architetti di quel tempo in Lombardia. Anche con lui, tuttavia. non si andò molto avanti: la peste del  1630, bloccò poi praticamente per oltre un cinquantennio i lavori, tanto che il progetto definitivo del complesso venne approvato appena nel 1691.

Fra gli altri, vi insegnarono i padri Tommaso Ceva (1648 – 1737 matematica e retorica), Giovanni Saccheri (1667 – 1733 allievo del Ceva e scopritore della geometria non euclidea), Ruggero Boscovich (1711 – 1787 matematica ed astronomia), Girolamo Tiraboschi (1731 – 1794 storia e filosofia).

Dal 1773, con l’abolizione della Compagnia di Gesù, le Scuole Palatine che avevano sede nella piazza del Broletto Nuovo, furono trasferite nel complesso del Palazzo di Brera.  Aperte non solo alla nobiltà, ma pure a tutti i borghesi che aspiravano a diventare funzionari pubblici, vi fu un ampliamento specialmente in campo scientifico, delle materie d’insegnamento, con corsi a livello universitario: meccanica, idraulica, astronomia, ottica, diritto comune, diritto pubblico, diritto municipale e provinciale, giurisprudenza municipale pratica, eloquenza, arte notarile, arte diplomatica

Fin dal XIX secolo, fu meta di artisti che frequentavano l’Accademia di Belle Arti, istituita nel 1776 dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria, e oggi una delle scuole d’arte più importanti al mondo.

Palazzo Brera

Tra i luoghi di maggior interesse culturale, figura sicuramente il Palazzo Brera, che, nato come convento trecentesco appartenente agli Umiliati, nel XVII secolo, fu riadattato per ospitare il collegio della compagnia di Gesù,  istituto religioso maschile di diritto pontificio. Dopo la soppressione dell’ordine dei Gesuiti, nel 1773, ad opera di Papa Clemente XIV, divenne
quell’anno, proprietà dello Stato Austriaco.
Il Palazzo Brera ospita oggi varie istituzioni, tra le quali la Pinacoteca di Brera, la Biblioteca Nazionale Braidense, l’Accademia di Belle Arti, l’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, oltre allOsservatorio di Brera e all’Orto Botanico.

Pinacoteca di Brera

La Pinacoteca, fondata nel 1776 con la raccolta di opere provenienti dai territori di conquista durante il periodo napoleonico, oggi è una galleria d’arte antica e moderna di oltre 24.000 mq di superficie, che ospita alcune tra le più vaste e prestigiose collezioni artistiche d’Italia. Il museo espone una delle più celebri raccolte di pittura lombarda, veneta e toscana con importanti pezzi pure di scuola fiamminga. Inoltre, grazie a donazioni, propone un percorso espositivo che spazia dalla preistoria all’arte contemporanea, con capolavori di artisti del Novecento. 

Biblioteca Nazionale Braidense

Al primo piano del Palazzo, si trova la Biblioteca Nazionale Braidense, istituita nel 1770 dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria, per supplire alla mancanza “di una biblioteca aperta ad uso comune di chi desidera maggiormente coltivare il proprio ingegno, e acquistare nuove cognizioni”. Con i suoi 1.500.000 volumi posseduti, figura attualmente essere la quarta biblioteca italiana, dopo quelle di Firenze, Roma e Napoli.

Biblioteca Nazionale Braidense

Accademia di Belle Arti

L’Accademia di Belle Arti venne fondata nel 1776, da Maria Teresa d’Austria. con lo scopo di «sottrarre l’insegnamento delle belle arti ad artigiani e artisti privati, per sottoporlo alla pubblica sorveglianza e al pubblico giudizio». Le materie di insegnamento: Architettura, Pittura, Scultura, Ornato, Incisione, Prospettiva, Anatomia Artistica ed Elementi di Figura.

Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere

E’ un organismo accademico dipendente dal Ministero per i Beni Culturali. Venne creato con decreto, nel  1838 insieme all’Istituto veneto di Scienze, Lettere ed Arti, dividendo il precedente analogo istituto di origine napoleonica. Attualmente la sede storica e l’archivio si trovano presso il Palazzo di Brera, mentre gli uffici e la biblioteca si trovano a Palazzo Landriani.

L’Osservatorio Astronomico

Salendo, poi, sul tetto del palazzo, si accede allo storico Osservatorio Astronomico di Brera, la più antica istituzione scientifica di Milano. Le prime osservazioni furono effettuate già a metà del 1774. Agli inizi degli anni venti del Novecento la sezione osservativa fu distaccata a Merate, in Brianza

L’Orto Botanico

L’Orto Botanico, con i suoi 5.000 mq, conserva circa 300 specie diverse, è stato voluto dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria nel 1774. Diventato un giardino storico, si caratterizza per i colori sgargianti e una varietà unica di cespugli, fiori, alberi e piante di ogni tipo. Fu inaugurato a fine Settecento a scopo didattico. Difatti, la sua ricca collezione di piante doveva sia servire da materia di studio botanico per gli studenti del ginnasio di Brera, che offrire piante officinali per la Spezieria di Brera.

L’Orto Botanico di Brera

La “vita” del quartiere

In tutta la zona intorno alla Pinacoteca e all’Accademia iniziò a concentrarsi, fin dalla loro costituzione, tutto un mondo variegato di pittori, scultori, letterati, e amanti dell’arte, dall’affascinante vita bohémienne. Ancora oggi, con i suoi ristorantini, negozietti di oggetti d’arte e d’antiquariato, le sue piazzette e i suoi bistrot, conserva un’atmosfera suggestiva. Praticamente, è quasi un angolo di Montmartre, in quel di Milano! Non mancava ovviamente il folclore locale, le donnine in perenne attesa di clienti, i ritrattisti con i loro cavalletti, i giocolieri, le chiromanti con i loro tavolini sulla via, sempre pronte ad assecondare per due soldi, chi volesse conoscere il proprio futuro….

chiromante fra i colombi, in attesa di cliente

Dopo la metà dell’Ottocento, fra i protagonisti piu chiassosi e simpatici delle serate di Brera, furono i giovani letterati della Scapigliatura Milanese. Sempre esuberanti, critici, pronti alla contestazione di qualunque regola limitasse in qualche modo la loro libertà d’azione sia nella vita che nell’arte.

La Pusterla Beatrice

Fino a metà dell’Ottocento, l’accesso principale da fuori città a Brera era costituito dalla Pusterla Beatrice, dedicata, a fine Quattrocento, da Ludovico il Moro alla moglie Beatrice d’Este. Si trovava al termine dell’attuale via Brera, praticamente all’altezza di via Pontaccio, porta poi demolita nel 1860.

Pusterla Beatrice d'Este
Pusterla Beatrice d’Este (ex San Marco)

Il “caffè del genoeucc

Non oso pensare cosa doveva essere tutta la zona nei secoli passati. Era un quartiere che di giorno si presentava in un modo, e di notte cambiava totalmente pelle … A parte il diventare un quartiere a luci rosse (ma questo lo è ancora oggi), essendo non lontano da una porta della città, le sue strade non erano mai del tutto deserte. Di notte e di primo mattino, alla flebile luce dei lampioni a gas, agli angoli delle strade, c’era sempre un viavai in zona: chi entrava in città proveniente dalle borgate dei dintorni, e chi viceversa usciva tornandosene a casa, dopo il lavoro notturno. Spesso, soprattutto col freddo, la necessità di una bevanda calda di primo mattino, consigliava i passanti più danarosi, a fermarsi qualche minuto nel primo caffè aperto, a prendere qualcosa per scaldarsi, prima di proseguire il cammino. Diversamente, chi non poteva permetterselo, ricorreva al “caffè del genoeucc” (tradotto; il caffè delle ginocchia) chiamato così perché la bevanda veniva consumata, accucciati per terra o seduti su un gradino, tenendo la tazza calda sulle ginocchia. I caffettieri, in grembiulone bianco d’ordinanza, andavano in giro tutta la notte, per quelle strade, fino all’alba. La sera, si rifornivano raccogliendo gli avanzi delle varie caffetterie e, facendo poi bollire i fondi, preparavano una bevanda corretta eventualmente, a gradimento dell’avventore, con qualche goccia di grappa o di anice. Si piazzavano poi col banchetto agli angoli delle strade, nei punti di maggior passaggio, sventolando, per tener viva la fiamma, un cartone su un fornelletto di terracotta, sostenente un secchio di latta chiuso, con un lungo beccuccio. Per terra, davanti al fornelletto, un cesto di vimini rovesciato con sopra una teoria di tazze (naturalmente igienizzate e disinfettate!!!), in attesa di essere utilizzate. Una “palanca” (cioè un soldo), dava diritto al cliente di mettere nello stomaco infreddolito, una tazza di quell’intruglio caldo.

Via Brera

E’ sicuramente la più “aristocratica” delle vie del quartiere. per non dire l’unica. Tutt’intorno al Palazzo Brera una teoria di edifici “importanti” come ad esempio il seicentesco Palazzo Cusani (ai n. 13-15) o il settecentesco Palazzo Beccaria (al n. 6). Il primo ristrutturato in stile tardo baroccheggiante, caratteristico per i due portoni monumentali  gemelli, che si dice, voluti da due fratelli della famiglia per il reciproco desiderio di non incontrarsi. Il secondo rimaneggiato in chiave neoclassica, casa in cui nel 1738, nacque Cesare Beccaria e nel 1761, sua figlia Giulia, la futura madre di Alessandro Manzoni.

Via Fiori Chiari e via Fiori Oscuri

Il nome particolare di queste vie, attira l’attenzione per la loro contrapposizione: Via Fiori Chiari e Via Fiori Oscuri. Praticamente è una sola via che, dopo l’incrocio con via Brera, cambia nome. Perché? Non è ben chiaro il reale motivo: c’è chi asserisce che in via Fiori Chiari ci fosse un collegio femminile, o comunque case abitate da fanciulle “pure”, mentre in via Fiori Oscuri, ci fosse un bordello o case abitate dalle fanciulle “perdute”, e chi, viceversa, attribuisce il termine Chiari o Oscuri, al diverso colore degli stemmi di quartiere: a quadri bianchi e rossi (i Chiari del sestiere di Porta Comasina), a quadri bianchi e neri (gli Oscuri del sestiere di Porta Nuova). Via Brera quindi, doveva essere la strada di confine fra i due Sestieri vicini.

via Fiori Chiari

Antica Farmacia di Brera

Oggi, imboccando Via Fiori Oscuri, non è difficile trovare la storica Antica Farmacia di Brera, che attualmente risulta essere la più antica farmacia della città. All’inizio dell’Ottocento vi fece il suo apprendistato in certo dott. Carlo Erba. La farmacia nacque sotto i Gesuiti come spezieria alla fine del Cinquecento, dinventando ben presto, famosa per i suoi medicamenti a base di erbe medicinali.

Farmacia di Brera in via Fiori Oscuri

Altre cose da vedere in zona

Indubbiamente, ogni angolo, ogni palazzo e ogni vicolo di questo quartiere sarebbe in grado di raccontare fatti, avvenimenti e curiosità. Accenno solamente, a volo d’uccello, a chiese e/o monumenti da visitare in zona facendo una passeggiata fra i vicoli e le strade del quartiere:

Basilica di San Simpliciano

Un monumento di notevole interesse è la basilica di San Simpliciano edificata nel IV secolo per volere di Sant’Ambrogio, sul luogo di un antico cimitero romano. Nel convento benedettino attiguo alla chiesa vi sono due splendidi chiostri rinascimentali, da alcuni ritenuti addirittura, i più incantevoli di Milano.

Chiesa di San Marco

Poco distante dal Palazzo di Brera, dove una volta, il Naviglio della Martesana si allargava nel laghetto chiamato “El Tombon de San Marc” si trova l’antica chiesa di san Marco, fondata nell’XI secolo. La chiesa è conosciuta per la sua tradizione musicale. Vanta infatti l’organo più antico della Lombardia, ed il secondo in Italia. Fu suonato dal giovane Mozart durante il suo soggiorno di quasi un anno fra il 1770 e 1773. Sempre qui Giuseppe Verdi diresse nel 1874 , in occasione del primo anniversario della scomparsa di Alessandro Manzoni, la prima della Messa da Requiem a lui dedicata.

El Tombon de San Marc

Chiesa di Santa Maria del Carmine

Altra chiesa interessante è quella di Santa Maria del Carmine. In essa, fra le tante opere d’arte, si può trovare la statua di Sant’Espedito, molto venerata dagli studenti in periodo di esami, essendo questo santo, “il patrono delle cause urgenti e disperate” 

Chiesa di Santa Maria Incoronata

Lungo Corso Garibaldi, il Cristo senza braccia e la Cappella Mercalli (ove ci sono le spoglie del famoso vulcanologo) nella Chiesa di Santa Maria Incoronata

Monumento a Giovanni Battista Piatti

In Largo La Foppa, il monumento a Giovanni Battista Piatti, milanese, sfortunato inventore del martello pneumatico.

Leggi l’articolo su Giovanni Battista Piatti

Il Teatro Fossati

Edificato sopra un piccolo convento di monache cappuccine, e dedicato alla Madonna degli Angeli, deve il suo nome a Carlo Fossati, un impresario teatrale, che, avendolo acquistato per pochi soldi, ne fece una sala per gli spettacoli piuttosto spartana. Era infatti, un teatro a cielo aperto (cioè senza soffitto) a tre ordini di loggiati, capace di ospitare in tutto un migliaio di persone. Se d’inverno faceva freddo, non c’era verso di proteggersi [ndr. – o si era sufficientemente temprati o la polmonite era assicurata]. Se pioveva, veniva steso un telone, per non bagnarsi del tutto.

ex-Fossati, Teatro Studio Melato
ex-Fossati, Teatro Studio Melato, lato via Rivoli
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Il teatro ha ancora oggi i due ingressi originali: il principale in via Rivoli 6, il secondario su Corso Garibaldi 17. Veniva utilizzato principalmente per rappresentazioni in dialetto, commedie napoletane e drammi storici. La facciata su Corso Garibaldi, venne abbellita solo verso fine Ottocento, con due statue in cotto sistemate in due nicchie, una sotto l’altra. Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva (Anita Garibaldi) in abito lungo, in quella di sopra, Giuseppe Garibaldi, con la spada sguainata, in quella di sotto.

Dettaglio facciata Teatro Ex-Fossati lato Coso Garibaldi
Dettaglio facciata Teatro Ex-Fossati, lato Corso Garibaldi
Facciara ex-Teatro Fossati lato Corso Garibaldi
Facciara ex-Teatro Fossati, lato Corso Garibaldi

Ristrutturato nel 1986, per conto del Piccolo Teatro, l’ex-Fossati è ora diventato Teatro Studio, intitolato all’attrice Mariangela Melato. Nato come “palestra” per i giovani allievi della Scuola di Teatro del Piccolo, il Teatro Studio, con la sua pianta circolare, è molto apprezzato dai registi per lo speciale rapporto che si viene ad instaurare tra attori e pubblico.

Teatro Studio Mariangela Melato

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