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Ulrico Hoepli, il “Milanese”

L’editore dalle due patrie

I suoi primi anni

Johannes Ulrich Höpli, italianizzato Ulrico  Hoeplinacque il 18 febbraio 1847 a Tuttwil nel Canton Turgovia, in Svizzera. Era l’ultimo di cinque figli di Mathias Höpli, e di Regina Gamper. Il padre era proprietario di un’azienda agricola e sindaco del paese. L’ambiente rurale e il rigore dell’educazione protestante impartitagli dalla madre nei primi anni di vita, lasciarono un’impronta significativa sull’esistenza e sulle scelte successive del giovane Hoepli.

Casa natale di Ulrico Hoepli

Dopo aver frequentato la scuola primaria e secondaria, il giovane venne inviato a Winterthur per fare l’apprendistato presso il farmacista del luogo. Ma era poco interessato sia a questa attività, che all’idea di seguire le orme del padre. Avendo, viceversa, manifestato grande interesse per i libri, non era ancora quindicenne, che i genitori lo affidarono, nel 1862, al signor Schabelitz di Zurigo, con lo scopo di fargli apprendere i segreti dell’editoria. Così Ulrico trovò impiego, come garzone, presso la nota libreria Schmidt-Schabelitz. Essendo un giovane sveglio, andò poi a lavorare in Germania, prima a Magonza (Mainz), poi a Lipsia, quindi in Polonia  a Breslavia, Da lì, si trasferì in Austria, in una libreria di Trieste (la futura libreria Italo Svevo).

Trieste era la città dove, pochi anni prima. si era fatto notare Emilio Treves, poi affermatosi con ruolo di protagonista, sulla scena editoriale milanese. Andò pure, per qualche mese, al Cairo, con l’incarico di riordinare una cospicua raccolta di opere e di documenti acquistati nella libreria di Trieste per cui lavorava, da un alto funzionario egiziano, per la biblioteca del kedivè, il viceré d’Egitto.

Davvero incredibile, comunque, il suo sesto senso: tornato a Trieste, dopo la trasferta al Cairo, ebbe la grande intuizione di capire che il futuro dell’editoria sarebbe stato a Milano. E dire che, la Trieste asburgica di allora, nel periodo in cui lui lavorava lì (1865 – 1870), era all’apice del suo sviluppo, quale centro culturale di prim’ordine della Mitteleuropa, città che di lì a poco sarebbe stata quella di James Joyce (1882 – 1941), scrittore, poeta e drammaturgo irlandese, di Edoardo Weiss (1889 – 1970), lo psichiatra e psicoanalista allievo di Sigmund Freud, di Aron Hector Schmitz (1861 – 1928), cioè Italo Svevo, lo scrittore e drammaturgo triestino. Eppure, egli capì, che per fare fortuna con i libri, avrebbe dovuto stabilirsi a Milano, importante centro del neonato Stato Italiano.

Avuto sentore che proprio a Milano, un anziano libraio austriaco Theodor Laengner, aveva intenzione di chiudere l’attività, Ulrico rilevò per corrispondenza, la piccola libreria con annessa legatoria, site in Galleria De Cristoforis, non lontano dal Duomo.

Galleria de Cristoforis

La sua nuova libreria

Col coraggio tipico dei giovani incuranti del rischio di tentare di far fortuna in un paese straniero, senza nemmeno conoscerne la lingua, eccolo così, ventitreenne, arrivare a Milano, proprio il 7 dicembre 1870, festa del patrono della città, per prendere possesso della nuova libreria! Era piccolina, uno spazio davvero angusto e senza luce elettrica, che ancora non c’era. (Sarebbe poi riuscito ad ampliarla nel corso degli anni di attività)

La pagò, qualcosa come 16.000 lire, corrispondenti a circa 65.000 euro di oggi! L’importo era comunque cospicuo per lui. Racimolò i soldi mettendo insieme gli averi propri, con la quota parte di eredità lasciatagli dal padre, morto da poco, e un prestito avuto dal fratello maggiore che lavorava a Manchester, in campo tessile. La posizione della libreria era centralissima. In un periodo allora di grande fermento d’idee, questa nuova libreria fu, fin da subito, molto ben accolta in città.

Ulrico Hoepli

Come mai un imprenditore straniero a Milano?

Il caso di uno svizzero venuto in Italia per dedicarsi all’esercizio del commercio librario e delle connesse attività editoriali, non era di per sé, un fatto del tutto singolare. A parte il fatto che la Lombardia era stata, da centinaia d’anni, sotto diverse dominazioni straniere, le condizioni di arretratezza del nostro mercato librario avevano favorito in passato l’insediamento di soggetti stranieri con un più alto livello di professionalità in grado di assecondare le esigenze di uno sparuto ceto medio italiano colto oppure di stranieri di passaggio, desiderosi di pubblicazioni nella propria lingua. Del resto, quella stessa libreria era appartenuta dal 1856 al 1870, al libraio austriaco Theodor Laengner, da cui Hoepli l’aveva acquistata, e prima ancora, dal 1838 al 1856, era stata la filiale, in una Milano austriaca, della libreria viennese Tendler e Schaefer.

Corsia dei Sevi (corso Vittorio Emanuele II)

Tre anni prima che Hoepli rilevasse la libreria in Galleria de Cristoforis, era stata inaugurata la nuovissima ed elegante Galleria Vittorio Emanuele II. Il nuovo Salotto di Milano aveva naturalmente surclassato la ben più modesta Galleria de Cristoforis, che fino ad allora era stata l’unica galleria commerciale coperta della città, polarizzando su di sè l’attenzione del grosso pubblico. Nonostante ora, la gente transitasse molto meno di prima nella vecchia Galleria, la vetrina della libreria Hoepli, in Corsia dei Servi (l’attuale Corso Vittorio Emanuele), aveva un potere di attrattiva notevole essendo in posizione strategica interessante per un esercizio commerciale come quello.

Gli anni di gavetta gli tornarono utilissimi

La capacità professionale di Hoepli nel conquistare l’interesse della clientela intellettuale, si manifestò in vari modi, grazie all’esperienza maturata negli anni, prima come garzone, poi come commesso. Esponeva, nelle sue vetrine, pubblicazioni interessanti sempre nuove. Prestava la massima attenzione nell’assecondare le richieste dei più esigenti. L’apprezzatissima rapidità con cui riusciva a procurare all’utenza, le pubblicazioni estere richieste, era dovuta alle preziose conoscenze personali con i suoi colleghi d’Oltralpe. Le rare ed interessanti pubblicazioni che si trovavano da lui, fecero ben presto di questa libreria, uno dei punti di ritrovo preferito dagli intellettuali dell’epoca. Tra i suoi scaffali, non era raro incontrare, accanto agli uomini di cultura, ai letterati, agli “amici editori” della città, anche personaggi di grande fama che passavano per Milano: Giuseppe Giacosa, Sem Benelli, Sabatino Lopez, Emilio Treves, i Vallardi, Benedetto Croce, per non citarne che alcuni.

Compensò l’insufficiente conoscenza dell’italiano, grazie all’aiuto di un suo collaboratore, Giovanni Piazza, il figlio dell’unico impiegato della libreria della gestione precedente. Questi, sarebbe rimasto a lavorare con lui per tutto il resto dei suoi giorni.

Libreria ed editoria, attività strettamente connesse

Ora era riuscito a realizzare il suo sogno. La sua vocazione tuttavia non era quella del semplice libraio, cioè la pura vendita di libri, bensì quella di editore, cioè la produzione di testi e collane. Hoepli vedeva le due attività intimamente connesse, quasi da non poter essere disgiunte l’una dall’altra. Possederle entrambi, sarebbe stata, sicuramente, la mossa vincente.

Nella sua concezione, la libreria “gli forniva le antenne” per capire l’orientamento del mercato. Era una sorta di “metro di misura” che gli consentiva di vedere giornalmente, quante e quali persone entravano in libreria, quali erano i libri più richiesti e venduti, tutte informazioni essenziali per come orientare la propria attività editoriale. Inoltre la libreria, poteva compensare gli scarsi profitti della casa editrice, nei periodi più difficili. Ad esempio, durante le guerre – sia la Prima che la Seconda Guerra mondiale – mancando la carta e le materie prime, non era possibile stampare, quindi l’attività editoriale si fermava. La libreria invece continuava a funzionare regolarmente.

L’esplosione dell’editoria in Italia

La storia dell’editoria in Italia ha origini antiche, (il primo editore/tipografo italiano fu Giovanni Filippo de Lignamine, attivo a Roma già intorno al 1470). Tuttavia le prime esperienze editoriali italiane, in un senso più vicino alla concezione moderna, si ebbero a Venezia, a cavallo tra il XV ed il XVI secolo, ad opera di Aldo Manuzio e Lucantonio Giunti. Senza voler ripercorrere le varie tappe con nomi di editori fino all’Ottocento, grazie all’invenzione della tipografia, fu la Repubblica di Venezia a distinguersi in Italia per la maggiore produzione libraria.

A Torino, già nel 1818, l’editore Giuseppe Pomba aveva cominciato a pubblicare classici latini e greci.

A Firenze, Giovan Pietro Vieusseux si era fatto promotore della creazione di un Gabinetto di lettura Vieusseux (1820), che in breve, animò la vita sociale e politica della città.
Sempre a Firenze a partire dal 1841 un altro libraio, editore francese Felice Le Monnier, aveva fondato la Le Monnier che, rivolgendosi al nuovo vasto pubblico dei ceti medi e alla nuova borghesia emergente, unitaria e patriottica, faceva uscire delle pubblicazioni che associassero spirito patriottico e valore artistico. candidandosi quindi a diventare l’interprete dei sentimenti risorgimentali dell’Italia moderata.

Con l’Unità d’Italia, il settore editoriale registrò una vera e propria esplosione dovuta ad una serie di fattori che fino ad allora, ne avevano pesantemente rallentato la crescita. Furono tre i motivi principali:
1° – l’eliminazione delle barriere doganali, con i pesanti dazi, che gravavano sullo scambio merci fra i vari Stati. Gli editori si ritrovarono così ad operare in un unico, vasto mercato nazionale.
2° – l‘eliminazione della censura imposta dai dominatori stranieri.
3° – l’avvio, da parte del governo nazionale, di una politica di scolarizzazione di una popolazione con livelli di analfabetismo che superavano il 90% .

Vennero quindi prodotti libri di testo, sussidiari, grammatiche, in gran quantità, ma anche ausili didattici come carte geografiche etc.

Tra il 1861 ed il 1873, quelli furono anni di autentico boom per l’editoria. Le pubblicazioni di nuovi titoli aumentarono in maniera vertiginosa: dai 3.300 titoli stampati nel 1836, si passò ai 4.200 nel 1863, fino a raggiungere i 15.900 nel 1873.

Il giovane Hoepli in questo contesto

Non deve quindi stupire, quanto il momento propizio abbia contribuito a fare la ‘fortuna’ di questo giovane, sveglio e brillante imprenditore straniero. Aggiungi a questo, l’intelligenza, la tenacia, il fiuto e l’esperienza maturata negli anni di apprendistato in giro per l’Europa, e non gli fu difficile individuare fin da subito, le nicchie di mercato ove potesse liberamente estendere la propria attività, senza necessariamente invadere il campo altrui. Riuscì a focalizzare delle fasce di mercato poco considerate dagli altri editori presenti sulla piazza: in particolare, le opere straniere, le pubblicazioni di particolare pregio e i testi scientifici. Poiché la sua libreria aveva annessa unicamente una legatoria, si affidò per diversi anni, a tipografie esterne, per la stampa delle nuove pubblicazioni; ne acquisterà una tutta sua, non prima del 1910.

La sua prima pubblicazione

Partì inizialmente in sordina, senza troppi rischi, con la pubblicazione, nel 1871, della quinta edizione di una grammatica a prezzo contenuto, I primi elementi di lingua francesedi G. S. Martin, le cui precedenti edizioni erano state pubblicate dal libraio (Theodor Laengner) da cui aveva rilevato l’esercizio. Grazie al periodo di dominazione francese, la lingue era abbastanza diffusa a Milano e quindi, la richiesta l’aveva indotto a lanciarsi nell’impresa.

L’esperienza. già nei primi mesi della nuova gestione, fu più che positiva grazie anche alla sua innata capacità di relazionarsi con la gente. nonostante la lingua. La clientela dimostrò subito interesse nei confronti della sua libreria sia per la competenza e l’efficienza dimostrata da questo giovane imprenditore straniero, che per la continuità delle sue proposte, sempre attento ad ogni tipo di esigenza dell’utente.

Il matrimonio

A legarlo fortemente a Zurigo, fu sicuramente il matrimonio, celebrato nel 1872, con la zurighese Elisa Häberlin, sua compagna e collaboratrice infaticabile. L’ aveva conosciuto due anni prima, quando, non ancora ventiquattrenne, si accingeva a partire per Milano, per prendere possesso della libreria acquistata per corrispondenza. Non ebbero purtroppo figli, e questo sicuramente lo rammaricò parecchio, inducendolo poi a lasciare, ai nipoti, l’eredità della libreria.

Elisa Haberlin (moglie di Ulrico Hoepli)
Elisa Haberlin (moglie di Ulrico Hoepli)

Le filiali

Gli utili della libreria furono decisamente interessanti. Inoltre, la rinuncia da parte del fratello ad avere indietro i soldi prestati per l’acquisto della libreria, gli fece venire la “febbre da filiale”. Già nel 1873, aprì una filiale a Napoli, nel 1876 una a Pisa, e nel 1880 una a Trieste. Furono tutte e tre degli ‘errori’ clamorosi e dovette disfarsene prima possibile. Le filiali avrebbero dato degli utili se ci fosse stato lui presente, ma visto che, stando a Milano, non aveva il dono dell’ubiquità, si rivelarono dei buchi nell’acqua.

I suoi primi Manuali

Fermamente convinto che la divulgazione delle scienze sarebbe stata ‘il pane del domani’, fu il primo degli editori che, a partire dal 1875, si avvicinò al settore tecnico, iniziando la pubblicazione della collana “La biblioteca tecnica” e dei suoi famosissimi Manuali di letteratura tecnologica. Il conio del termine “Manuale”, nel senso moderno del termine, si attribuisce oggi, proprio a Ulrico Hoepli.

Il termine “manuale” è la traduzione del greco “enchiridion” (ἐνχειρίδιον) che indica un oggetto da tenere a portata di mano (en-cheir); la fortuna del termine si deve alla grande diffusione del testo filosofico stoico Manuale di Epitteto (Ἐνχειρίδιον Ἐπικτήτου), una raccolta di massime da tenere sempre presenti. [rif. Wikipedia]

Il primo di questi, il “Manuale del tintore” di Roberto Giorgio Lepetit, un intraprendente chimico, amico dell’editore, pubblicato nel 1875 (oggi diventato un ‘pezzo’ rarissimo), è una sorta di ‘fai da te del tintore’. Il successo dell’operazione fu immediato: il manuale andò letteralmente a ruba.

Il Manuale del Tintore di Roberto Lepetit
Il Manuale del Tintore di Roberto Lepetit

Editoria in campo scientifico

Visto il successo di questa prima pubblicazione, toccando vari campi dello scibile, cominciò a frequentare gli ambienti scientifici a livello universitario, facendo, fra l’altro, conoscenza col prof. Giuseppe Colombo titolare della cattedra di Meccanica ed Ingegneria Industriale presso l’Istituto Tecnico Superiore di Milano (il futuro Politecnico).

A partire da quell’anno, Ulrico Hoepli cominciò a dare alla sua azienda un taglio editoriale decisamente orientato al campo scientifico. Grazie alla collaborazione con l’ing. Giuseppe Colombo, teorico dell’industrializzazione lombarda, pubblicò, proprio nel 1877, la prima edizione del Manuale dell’Ingegnere civile ed industriale, di 268 pagine. Lo stesso manuale, costantemente aggiornato, è ancora oggi venduto e giunto alla sua 85ª edizione  (un manuale in quattro volumi per oltre 7000 pagine)!

Oltre a questi primi due, seguirono Manuali in ogni campo dello scibile, dalla meccanica all’idraulica, dall’elettrotecnica alla chimica, dalla geotecnica alle telecomunicazioni. Ognuno di questi Manuali era ovviamente scritto da esperti del relativo settore. Basti pensare che dal 1875 al 1935, furono circa 2000 i titoli dei diversi Manuali pubblicati da Hoepli, in ogni campo della tecnica. Ovviamente ad ogni ristampa, i Manuali venivano aggiornati secondo le ultime scoperte della tecnica, nei rispettivi campi. I principali argomenti trattati riguardavano tecnica, arti e mestieri ma col passare del tempo venne dato spazio anche ad argomenti che esulavano dalla sua normale linea editoriale, come la parapsicologia o la chiromanzia.

I Manuali rappresentarono una piccola rivoluzione culturale: rispondevano infatti al bisogno di pubblicazioni per le professioni emergenti ed avevano prezzi accessibili. La chiarezza e la precisione, unitamente alla universalità degli argomenti trattati, rivolto a tutte le classi sociali, rese questi Manuali talmente noti, da renderli oggi addirittura oggetti da collezionismo. I Manuali, erano caratterizzati dal formato maneggevole (derivato dalla MacMillan di New York) e dalla presenza di tagli rossi, soprattutto nelle prime edizioni.

Il livello di diffusione di questi Manuali era tale che, quando ci si recava ad esempio dal sarto per farsi confezionare una giacca con tasche applicate, non si indicava una dimensione piuttosto che un’altra, ma era sufficiente richiedere una “tasca Hoepli” secondo le misure riportate dal Manuale.

Con il passare del tempo, i Manuali Hoepli arrivarono a coprire diversi ambiti del sapere e della conoscenza, finendo con l’esulare dall’ambiente prettamente tecnico. Cominciarono ad uscire pubblicazioni di Manuali riguardanti la storia, la linguistica, la religione, l’arte e la musica, con l’intento di rivolgersi ad un pubblico ancora più ampio.

Collane e pubblicazioni per l’infanzia

Iniziò ben presto ad occuparsi anche delle pubblicazioni per l’infanzia, altro settore, questo, quasi inesistente nel mercato italiano. Basandosi su modelli anglosassoni e tedeschi, dove la letteratura per l’infanzia era già sviluppata, Hoepli cominciò a fare poche pubblicazioni, ma di ottima qualità. Le faceva normalmente sotto Natale, in modo che i suoi libri potessero essere l’occasione di una strenna natalizia per i piccoli.

Per rendere attrattivo un libro per l’infanzia, fu il primo fra gli editori italiani a rendersi conto della necessità di presentare dei testi con poche parole, ma tante immagini a colori. Fino ad allora, i rari libri che si trovavano in circolazione, erano molto moraleggianti, avevano rarissime figure e nessuna di queste, a colori. Ulrico Hoepli, già nel 1877. esordì con il Mondo dipinto, in quattro volumi di grande formato, corredati da cromolitografie realizzate in Svizzera.

La cromolitografia è un’arte litografica per mezzo della quale si stampano i disegni a colori, imitando soprattutto i colori a tempera. Il termine deriva dal greco chroma (colore), lithos (pietra) e graphia (da graphein, disegnare).

Fu il primo in assoluto ad utilizzare questa tecnica in Italia. Nel 1882 uscì la prima edizione italiana del celeberrimo Pierino Porcospino di Heinrich Hoffmann, che ristampò un decennio più tardi, con la fortunata traduzione di Gaetano Negri.

Pierino Porcospino

Il mercato antiquario

Dal 1881, Hoepli cominciò ad interessarsi, pure, del mercato antiquario, molto redditizio, rivolto essenzialmente ai collezionisti. Fra casa editrice e la libreria. lavoravano già per lui, in quel periodo, una trentina di persone. Pubblicò delle edizioni molto particolari: ad esempio nel 1921 in occasione del seicentesimo anniversario della morte di Dante, fece un’edizione della Divina Commedia, illustrata nei luoghi e nelle persone, a cura dell’archeologo e storico dell’arte, Corrado Ricci.

Hoepli realizzò anche delle edizioni di notevole pregio, come quelle del Codice Atlantico (Codex Atlanticus) (35 fasc., 1891-1904), la più ampia raccolta di riproduzioni in formato originale di 1381 disegni e scritti di Leonardo da Vinci e una riproduzione del Codice Virgiliano (1930) con delle bellissime miniature e le annotazioni a mano del Petrarca, cui era appartenuto, oggi conservati entrambi alla Biblioteca Ambrosiana. Quest’ultima pubblicazione, in particolare, fu fatta, per festeggiare il bimillenario della nascita di Virgilio. Tale edizione gli procurò l’onore di essere ricevuto nella stessa giornata, dal papa (Pio XI – Achille Ratti), dal re Vittorio Emanuele III) e dal capo del Governo (Benito Mussolini).
Infine, la monumentale Storia dell’arte italiana di A. Venturi (27 voll., 1901-40).

Parallelamente a queste attività, si dedicò alla commercializzazione dei libri antichi. Una delle sue attività principali, fu proprio la compilazione di cataloghi dei libri antichi. Ne fece qualcosa come 150, con la descrizione di oltre centomila opere. Acquistò intere biblioteche in giro per l’Italia diventando il primo in Europa, per il commercio del libro antico. Quindi organizzò numerose aste a Milano, con l’attiva partecipazione di collezionisti provenienti da tutto il mondo e altre aste pure a Parigi e in Svizzera.

Pubblicò, a fascicoli, due diverse edizioni dei Promessi Sposi del Manzoni, illustrato prima dal pittore Campi, poi dall’acquarellista Gaetano Previati.

Famosissimo, fra i volumi singoli, la metà del mondo vista da un’automobile, che racconta l’avventurosa storia del viaggio Pechino-Parigi in 60 gg., compiuto nel 1908 dal principe Scipione Borghese, in compagnia del giornalista Luigi Barzini, tradotto in ben 12 lingue. Senza contare le varie edizioni della Bibbia e della Divina Commedia, anche in formato mignon (6 cm)

La letteratura per l’infanzia

[La letteratura per l’infanzia qui da noi, doveva ancora nascere. Non solo ma altra innovazione introdotta da Hoepli, fu quella dei libri indistruttibili, cioè tavole montate su tela con delle figure mobili in rilievo, cioè degli autentici teatrini. Fu Hoepli ad introdurre in Italia nel 1896, le fiabe dei fratelli Grimm, come fu pure sua, la pubblicazione, nel 1903, de le novelle di Andersen, ritradotte dal danese da Maria Pezzè Pascolato, cosa che valse alla traduttrice, i complimenti di Giosuè Carducci.

Curiosità: cosa vuol dire essere ‘svizzero’

Sembra quasi un controsenso, eppure è vero!
Hoepli era repubblicano e fu editore della Casa Reale,
Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi entrò a far parte della cerchia dei suoi autori con La stella Polare nel Mare Artico (libro che ebbe molto successo)
Hoepli era protestante e fu editore del Vaticano:
Egli aveva un’amicizia personale con il bibliotecario e prefetto dell’Ambrosiana: Achille Ratti, il futuro papa Pio XI, amicizia che rimase tale, anche dopo che Ratti divenne papa. E fu così, che divenne l’editore del Vaticano.

Queste furono stranezze o meglio capacità che Ulrico Hoepli ebbe, in quanto “svizzero” .Gli Svizzeri sono cittadini del mondo, considerati tali per la loro apertura, la loro tolleranza, il loro cosmopolitismo. E naturalmente l’essere “svizzero”, per tutti questi motivi, rappresentò un suo punto di forza. Vantaggio che Ulrico Hoepli seppe sfruttare nel migliore dei modi, ma non perché avesse come unici obiettivi il denaro e gli affari. Ci sono molte circostanze che possono dimostrarlo.

Il suo rapporto con i collaboratori

Vari episodi sembrano confermare che il suo rapporto con i collaboratori fosse non solo generoso ma addirittura straordinario. Un caso per tutti: quello di Cesarino Branduani, colui che sarebbe diventato direttore della libreria Hoepli per ben 56 anni. Aveva solo undici anni, quando nel 1907, il padre postino, che non ce la faceva a sbarcare il lunario avendo da sfamare col suo stipendio ben sette figli, chiese a Ulrico se poteva prenderselo con sé per qualche lavoretto. Hoepli, preso a compassione per la situazione precaria cui versava il postino, memore delle proprie modeste origini, assunse subito il ragazzino nella sua libreria, come aiutante, trattandolo come un figlio. A un certo punto il ragazzo si ammalò di tubercolosi, malattia molto diffusa in quel periodo. Hoepli se ne occupò personalmente, lo fece ricoverare in un sanatorio svizzero a proprie spese e volle che non gli fosse tolto lo stipendio per tutto il lungo periodo della malattia. Un’azienda è fatta di persone e sicuramente Hoepli ebbe la grande capacità di mettere le persone giuste al posto giusto e di trattarle molto bene e in modo molto generoso.

Mecenatismo

Hoepli fu svizzero e italiano nello stesso tempo e, per sottolineare l’amore per le sue due patrie, era solito ripetere: “Provo per l’Italia lo stesso amore che provo per la Svizzera”. E alle “sue due patrie” egli fece un numero tale di donazioni che risulta difficile elencarle tutte. Alle numerose richieste che riceveva da Tuttwil, il “Milanese”, così veniva rispettosamente chiamato dai suoi paesani, rispondeva sempre con grande generosità.

Per tanta munificenza, quando gli capitava di ritornare nel suo paese di origine, i maggiorenti locali e del governo cantonale andavano a rendergli gli onori ufficiali con la banda musicale, canti, spari di mortaretti, case imbandierate a festa. Per l’occasione, il Comune proclamava anche la cosiddetta “giornata milanese”, un giorno di vacanza per festeggiare un figlio tanto illustre.

Ulrico Hoepli creò diverse fondazioni universitarie sia in Italia che in Svizzera. Beneficiarono di tante sue donazioni la Zentralbibliothek di Zurigo, il manicomio di Münsterlingen, la Scuola svizzera di Milano e l’Università di Zurigo. Nel 1911 volle istituire, sempre a Zurigo, una fondazione che portasse il suo nome e si prodigasse per l’incremento degli studi letterari e scientifici degli studiosi dei due Paesi.
Quasi a suggellare il legame profondo che univa ormai da tempo Hoepli a Milano, e a celebrare anche i sessant’anni del suo arrivo nella città, il vecchio editore, nel 1930, volle donare al Comune un grande Planetario affinché – come egli stesso ebbe pubblicamente ad affermare “tutto ciò che era provenuto dalla scienza, alla scienza potesse tornare.

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La libreria Hoepli all’ingresso della Galleria de Cristoforis

Onorificenze e lauree

30 giugno 1877 – Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia
04 agosto 1882 – Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia
12 marzo 1888 – Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
25 febbraio 1890 – Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
31 dicembre 1894 – Commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
03 gennaio 1907 – Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia

Nel 1901, ricevette dall’Università di Zurigo, una laurea honoris causa come grande promotore delle scienze

La morte

Dopo sessantacinque anni d’ ininterrotta attività, Hoepli morì a Milano, il 24 gennaio 1935, all’età di ottantotto anni, nella sua villa di via XX Settembre n. 2. Le sue spoglie, ora riposano al Cimitero Monumentale di Milano. Il suo nome risulta iscritto al Famedio, fra le sepolture illustri.

Non avendo avuto figli propri, lasciò la sua azienda nelle mani dei nipoti Carlo Hoepli ed Erardo Aeschlimann, che, con la stessa determinazione di Ulrico, portarono a termine i progetti rimasti incompiuti e continuarono a seguire le linee guida da lui tracciate, permettendo alla casa editrice Hoepli di arrivare fino ai giorni nostri. 

La tomba di Hoepli al Cimitero Monumentale di Milano

La nuova libreria in via Berchet

Due mesi dopo la sua morte nel 1935, il Comune fece demolire la Galleria de Cristoforis e tutto il resto dell’isolato, nel quadro di riqualificazione generale di tutta l’area. La libreria si dovete quindi trasferire nella nuova sede in via Berchet e con le sue 14 vetrine divenne la più grande e la più bella d’Italia. Purtroppo durò poco, a causa dell’entrata in guerra dell’Italia durante il Secondo Conflitto Mondiale.

La guerra

Gli eventi bellici, con i bombardamenti sulla città nel 1942 e nel 1943, furono assolutamente devastanti. Nel 1942 un bombardamento distrusse il magazzino della casa editrice, nel 1943 fu la volta della libreria. I bombardamenti causarono la distruzione di tutti i clichés e di oltre 66 milioni di volumi della Hoepli, cosa che mise in forte dubbio la capacità della libreria di riprendersi.

Finita la guerra, nel 1945, la Hoepli tentò la ripartenza, aprendo una piccola libreria in Corso Matteotti. Solo nel 1958 aprirà in via Hoepli l’attuale libreria, progettata dagli architetti Figini e Pollini.

La libreria Hoepli, oggi

Attualmente opera nell’area della manualistica, dell’editoria scolastica, universitaria e professionale, dell’informatica, dei codici giuridici e dei dizionari. Con un assortimento di oltre 175.000 titoli e 500.000 volumi italiani e stranieri, è tra le più grandi librerie d’Europa. I 40 librai forniscono consulenza sulle più svariate discipline: dalle scienze all’architettura, dall’astronomia alla chimica, dall’arte alla grafica e alla fotografia, dal giuridico all’economia e all’informatica, dalla letteratura ai vari settori della saggistica, dalla medicina ai libri per ragazzi, senza trascurare lo sport, la cucina, i viaggi e i libri antichi.

Riconoscimento

Indubbiamente, Ulrico sarebbe stato fierissimo di sapere la sua libreria fu scelta, nel 2016, tra le quattro migliori librerie al mondo (insieme ad altre tre di nazionalità cinese, australiana, ed estone) dall’International Excellence Awards 2016, concorso indetto dalla London Book Fair, una delle più importanti fiere internazionali del libro. In quell’occasione, non vinse il primo premio, ma non importa, la soddisfazione fu grande ugualmente, non solo per gli eredi Hoepli, ma per tutti noi sia italiani, che svizzeri.

La libreria Hoepli (oggi) in notturna

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