Skip to main content

Santa Maria presso San Satiro

Premessa

In realtà il titolo inganna, perché non è propriamente della chiesa che intendo parlare in questo articolo, se non in maniera assolutamente sommaria, bensì del perché è nato questo Santuario, cioè della storia che “ci sta dietro” e che, ho scoperto, non sono in molti a conoscere.

Il famoso detto ‘Paese che vai, usanze che trovi’, nel caso di Milano, andrebbe modificato in ‘Angolo che vai, storia che trovi’ … perché qui c’è davvero da sbizzarrirsi!  

Questa storia, in particolare, a differenza di altre, fa riflettere perché la notorietà della chiesa in questione, ‘Santa Maria presso San Satiro’, , è sicuramente molto più legata al suo aspetto ‘profano’ che non a quello ‘sacro’, per il quale è stata effettivamente edificata.

È una chiesa parrocchiale che, dal mio punto di vista, ricalca perfettamente il carattere molto riservato di questa incredibile città.

Da notare che è una chiesa in pieno centro, effettivamente a pochi passi dal Duomo, in via Torino 17, ma non è facile vederla …  abilmente mimetizzata com’è, fra i palazzi di questa strada frequentatissima, nascosta all’interno di una viuzza, un po’ defilata, come se sorgesse in un cortile. E a differenza di quasi tutte le altre chiese, per accedervi, vi è un unico ingresso che è proprio lì in questo cortile-sagrato (fra l’altro spesso chiuso da un’elegante inferriata, lungo tutta l’ampiezza del passaggio per accedervi), il cui cancello rimane naturalmente aperto solo nelle ore di apertura del luogo di culto. Per anni, ci sono passato davanti, senza quasi accorgermi della sua esistenza o degnarla di uno sguardo, se non per la presenza proprio lì, all’angolo con via Torino, di una fioraia col suo ‘baracchino’ di fiori freschi, presso cui ogni tanto mi soffermavo attirato dalla splendida varietà di colori delle piante che vendeva.

Le origini

E’ una chiesa la cui facciata relativamente recente (1871), è stata interamente ricostruita secondo l’originario stile rinascimentale, essendo stata iniziata verso la fine del Quattrocento dall’ Amedeo e rimasta poi incompiuta per secoli. L’interno invece è effettivamente del Quattrocento, e fu costruita inglobando una antica chiesetta a pianta circolare, di più ridotte dimensioni risalente al IX secolo, e la relativa torre campanaria anch’essa della stessa epoca, unico vero elemento rimasto originale e non rimaneggiato. Pare che questo campanile sia il più antico di Milano dopo quello di Sant’Ambrogio. Questo nucleo originale, fu fondato  per volere di Ansperto da Bassiono, vescovo di Milano, come un piccolo luogo di culto dedicato a san Satiro, san Silvestro  e sant’Ambrogio.

Ndr. – L’anno esatto della sua fondazione risalirebbe all’876 secondo lo storico medievale Filippo di Castelseprio, all’868 secondo quanto riportato da Serviliano Lattuada nella sua Descrizione di Milano, all’869 secondo la Historia Patriae dello storico milanese Tristano Calco. Comunque sia, la presenza di tale chiesetta risulterebbe citata in documenti datati 972, 1087 e 1103, in cui viene confermata la giurisdizione dei monaci benedettini di Sant’Ambrogio,  sul piccolo edificio di culto e sullo xenodochio annesso (ospizio gratuito per pellegrini e forestieri).

Perché è tanto nota questa chiesa parrocchiale?

E’ indubbiamente vero che è l’unica parrocchia in tutta Italia a fare riferimento a san Satiro, ma certo non è questo il motivo per cui venga visitata da così tanti turisti. In effetti la chiesa, comparendo in tutte le guide turistiche di Milano, risulta essere uno dei tanti poli di attrazione, indubbiamente per qualcos’altro di assolutamente particolare.

Vediamo di capire perché risulti così interessante sotto il suo:

Aspetto profano

Donato di Angelo di Pascuccio, detto il Bramante (1444 – 1514), è sicuramente uno dei maggiori architetti e pittori rinascimentali dell’epoca. A Milano, parallelamente alla costruzione di questa chiesa, in quegli stessi anni, avrebbe messo pure mano al progetto di ristrutturazione della Chiesa di Santa Maria delle Grazie e alla costruzione della sua famosa particolarissima cupola ottagonale, su sollecitazione dell’allora reggente Ludovico il Moro che, operando a nome del nipote duca Gian Galeazzo Maria, intendeva fare, di quella chiesa, il mausoleo di famiglia. Tornando a ‘Santa Maria presso San Satiro’, la particolarità di questa chiesa è la sua singolarissima pianta a ‘tau’, (tecnicamente a ‘croce commissa‘) ovvero una pianta a croce, alla quale però manca il braccio superiore, impossibile da realizzare per mancanza di spazio.

La pianta della chiesa (a sinistra il sacello di san Satiro)

Infatti per fare quel braccio, il Bramante, avrebbe avuto bisogno di una decina di metri di spazio in più (sforando nella retrostante via Falcone, praticamente chiudendo quella strada), mentre, per restare entro i limiti della proprietà, aveva a disposizione non più di 97 cm! Un po’ pochino per fare un’abside “che si rispetti”! E non avrebbe nemmeno potuto cambiare l’orientamento della chiesa o ridurla in lunghezza poiché era vincolato dalla posizione del preesistente sacello di San Satiro (naturalmente inamovibile) che, il committente, duca Gian Galeazzo Maria Sforza, aveva richiesto, fosse comunque inglobato nella chiesa.

E allora? Qualunque altro architetto avrebbe rinunciato all’impresa, Bramante no  … ‘ghe pensi mi’, avrebbe detto rivolgendosi al Duca, il trentatreenne urbinate, in uno stentato milanese … e fu così che realizzò il celebre trucco, cioè il ‘finto coro bramantesco’, capolavoro assoluto della pittura rinascimentale Italiana; un gioco di illusione prospettica davvero incredibile, possibile grazie all’apparente volta a botte dipinta a cassettoni, sopra l’altare maggiore, capace di dare respiro allo spazio. 

Il bello della cosa è che il trucco c’è, ma non si nota minimamente. Entrando in chiesa, infatti, non si percepisce nulla di diverso dal solito: sembra cioè una chiesa normalissima. E’ solo avvicinandosi all’altare maggiore non di fronte. ma di fianco, che ci si rende conto del lavoro di prospettiva davvero notevole, di sicuro impatto visivo. E’ probabilmente forse questo il motivo, per cui la chiesa ha ‘stranamente’ solo un unico ingresso!

L’abside, dietro l’altare maggiore, dà, a chi guarda (di fronte), un senso di profondità, da sembrare assolutamente reale
Man mano che ci si avvicina all’altare maggiore lateralmente, ci si rende conto della profondità fittizia dell’abside
San Satiro visto dal retro
Esterno visto da dietro e la torre del IX secolo

Vi è pure un secondo motivo d’interesse ‘storico profano‘, per una visita a questa chiesa:
Nel 1848, durante le famose “Cinque giornate di Milano” (18 – 22 Marzo), le panche di questa chiesa e altre suppellettili mobili vennero prese dagli insorti, ed ammassate in strada, per creare una delle tante barricate costruite in città, onde ostacolare le cariche di cavalleria da parte dei soldati di Radetsky. Alcune di queste panche sono ovviamente andate distrutte negli scontri, altre anche se malconce, si sono salvate. Naturalmente ripulite e restaurate sono state recuperate, a memoria di quel evento, e sono visibili ancora oggi fra i banchi di quella chiesa, con i segni evidenti di quelle giornate burrascose.

Aspetto sacro

Questo aspetto è legato principalmente all’affresco della Vergine che si può ammirare oggi sopra l’altare maggiore, cui è dedicato il tempio, aspetto questo attualmente passato in secondo piano rispetto all’interesse da tutti manifestato per il capolavoro del “finto coro Bramantesco” che le fa da cornice tutt’intorno.

La storia che sta a monte delle origini di questa chiesa

Torniamo indietro di oltre duecento anni, rispetto alla data d’inizio della costruzione di questo complesso (1478).

Anno 1242

Siamo quindi nel 1242, ai tempi dell’età comunale… La città, a quell’epoca, era davvero quasi irriconoscibile, decisamente un’altra Milano!

Uno dei pochi agganci con la realtà di oggi, la loggia del Palazzo della Ragione, che era stata appena costruita …. la piazza del Broletto (piazza Mercanti attuale), appena abbozzata, eppure tutto quel gruppo di case lì intorno, pur essendo in zona centralissima, era un quartiere molto malfamato, il Bottonuto, un postaccio davvero poco raccomandabile! Lì, all’angolo fra la via Speronari e la via Falcone (che già esistevano all’epoca), c’era quel sacello isolato (esternamente di forma circolare), risalente (come già detto) al IX secolo, dedicato a san Satirosan Silvestro e sant’Ambrogio, gestito dai monaci Benedettini, dove era custodita la tomba di san Satiro (fratello maggiore di sant’Ambrogio). Era stato il vescovo Ansperto, nel suo testamento stilato il 10 settembre 879, a disporre che la chiesetta, dopo la sua morte, venisse affidata ai monaci della basilica di Sant’Ambrogio, frati che la utilizzarono fino al 1209, quando l’edificio, da cappella privata qual era fin dall’origine, divenne una piccola chiesa parrocchiale.

L’incredibile storia

All’inizio di via Falcone, proprio di fronte al sacro sacello, vi era un albergo, con tanto d’insegna del falcone (hospitium falconis) all’ingresso. E’ proprio dall’originale insegna di questo posto, che deriva il nome dato allora a quella via. Non che vi fosse turismo allora, vi era di tanto in tanto qualche viandante che si fermava lì giusto per la notte. Chiamarlo albergo era sicuramente eccessivo … era praticamente un ostello (ad una sola stella diremmo oggi, ad essere fin troppo generosi) frequentato, come si può immaginare, da avventori senza scrupoli e prostitute. La locanda al pianterreno, a dire il vero, lavorava tanto, sempre piena di sfaccendati … vino a fiumi, canti, musica, amore a pagamento,  e soprattutto tanti tavoli di dadi, il gioco d’azzardo preferito da quanti, amanti del rischio e dei soldi facili, erano perennemente alla ricerca di una botta di adrenalina per ammazzare la noia di quelle giornate d’inizio primavera.

Bische e chiesa, il binomio perfetto del diavolo e l’acqua santa! Allora era così!

Tale Massazio da Vigolzone (paese quest’ultimo di poche anime, oggi in provincia di Piacenza), era uno dei tanti soggetti poco raccomandabili, che frequentavano abitualmente quella locanda. Fanatico del gioco d’azzardo, lui spessissimo perdeva, ma poi, barando, riusciva a restare a galla e a volte anche a guadagnare. C’è chi vive di onesto lavoro, e chi, come lui, sempre pronto a fare soldi facili, barando al gioco.

Quel giorno era lì, come al solito, a scommettere giocando ai dadi, con altri suoi compari …. Sfortunatamente, per mera distrazione. aveva dimenticato da qualche parte, i suoi dadi ‘fidati’ (ovviamente truccati) e naturalmente senza quelli, stava perdendo … per lui, quella, era la classica giornata ‘no’, come tante altre del resto …  ma, cocciuto com’era, volle ugualmente tentare la buona sorte per l’ultima volta, quel giorno … la probabilità che gli andasse male pure questa volta era scarsa … Quei dadi erano come una droga per lui; la posta era troppo alta per rinunciare, questa volta si sarebbe davvero giocato tutto, ma proprio tutto, persino la camicia puzzolente che aveva addosso (una botta di adrenalina davvero unica!)  ….

Bim, bum, bam .. i dadi lanciati sul tavolo, stavano ancora rotolando … avrebbe potuto vincere una fortuna o perdere tutto, proprio tutto! … Nulla da fare! aveva osato troppo! Sconforto totale! La Dea bendata, questa volta, gli aveva proprio girato definitivamente le spalle! Era un uomo rovinato per sempre! E non poteva sfogarsi contro nessuno, la colpa era sua, unicamente sua. Se l’era cercata lui quella situazione, grazie alla sua imperdonabile cocciutaggine!

Tra improperi, e fiumi di bestemmie “coniate d hoc” per la circostanza, non gli restò che annegare ancora nell’alcool la sua disperazione, dando fondo agli ultimi spiccioli che aveva ancora in tasca, sbronzandosi per tentare di dimenticare l’accaduto. Poi, barcollando e continuando ad imprecare con veemenza, uscì dal locale, e, attraversata la strada, totalmente fuori di sé, estrasse il pugnale, per scaricare la sua ira, su qualunque cosa gli si parasse davanti, annebbiato com’era dai fumi dell’alcool.

Il sacrilegio

Si trovò davanti il muro esterno del sacello di San Satiro. Proprio in quel punto, di fronte alla locanda, vi era un bellissimo affresco della Vergine col BambinoMassazio era proprio lì, esattamente davanti a quell’affresco, che si reggeva a stento. Appoggiandosi con una mano sul muro, e con l’altra , brandendo il pugnale, … uno, due colpi contro l’immagine della Vergine, su quell’affresco. Un gesto ingiustificato, inconsulto…

La Vergine pugnalata

Il miracolo di san Satiro

Non contento, ripreso fiato, infierì su quell’immagine con un terzo colpo, e dagli occhi della Vergine, all’improvviso, sgorgarono lacrime di sangue. Massazio, a tale vista, pur annebbiato dai fumi dell’alcool, era in effetti un timorato di Dio. Sbiancò in volto, restando come impietrito; una sorta di momentanea paralisi irrigidì la sua mano armata, facendogli cadere a terra il pugnale.

Dalla locanda dall’altra parte della strada, molti avventori dalle finestre avevano osservato quella scena. Accorsi sul posto, ora che il coltello gli era scivolato di mano, gli si fecero intorno, tentando di calmarlo; lui, dopo essersi ripreso, tornato in sé, resosi conto di quanto aveva combinato, e viste le lacrime di sangue che continuava a sgorgare dagli occhi della Vergine, preso dal rimorso per quell’azione assurda, sbavando, e con passo incerto, si mosse alla ricerca di un prete per confessargli l’atto sacrilego che aveva compiuto, invocando il perdono per quell’atto inconsulto. Sparsasi intanto la notizia dell’evento prodigioso proprio nel centro della città, la gente, confluita in gran numero in quella via, stava assistendo incredula, al miracolo del sangue che continuava a sgorgare dagli occhi della Madonna. Chi cominciò ad inginocchiarsi spontaneamente, chi a pregare, chi a portare un fiore…. grazie al miracolo di San Satito, era così nato il culto per la Vergine Maria!

Non è una favola! C’è anche una data precisa, documentata: era il 25 Marzo 1242 verso l’imbrunire.
Cercando nella Storia di Milano (Cronologia di Milano dal 1226 al 1250), in corrispondenza di quella data si troverà scritto:

“Miracolo di San Satiro e nascita del culto della Madonna. Si costituisce la Confraternita della Beata Vergine di S. Satiro.”

Le cronache dell’epoca narrano che, ottenuta l’assoluzione, la vita di Massazio da quel momento cambiò radicalmente: smise totalmente di giocare, mostrando quotidianamente un comportamento irreprensibile, al punto che, dopo un po’, venne addirittura considerato una persona del tutto recuperata, insomma quasi un sant’uomo. Sembra che nei suoi ultimi anni, si fece addirittura prete …  

Anno 1476

Torniamo ora al 1476: erano proprio gli ultimi giorni di quel maledetto dicembre … il duca Galeazzo Maria Sforza (1444 – 1476), 33 anni non ancora compiuti, non godendo di molti consensi soprattutto da parte dei nobili, era stato appena assassinato nella chiesa di Santo Stefano, vittima di una congiura ordita nei suoi confronti …

Per l’articolo relativo alla congiura ordita nei confronti del duca, cliccare sul seguente link:
Cola Montano, un pezzo di storia di Milano.

Così. morto Galeazzo Maria Sforza, il suo primo figlio, Gian Galeazzo Maria (1469 – 1494), di appena sette anni, era diventato di diritto, il nuovo Duca di Milano. Non si sa né come, né perché, proprio in quei giorni, la storia del miracolo del sangue sgorgato dall’affresco della Vergine con Bambino, 234 anni prima, era giunta, all’orecchio del giovanissimo duca Gian Galeazzo Maria Sforza e di sua madre Bona di Savoia, in lutto stretto per la recentissima perdita del marito. Pressata dalle noiose insistenze del figlio, la madre decise di accontentarlo portandolo sul posto, a due passi dietro casa, a vedere di persona quell’affresco, … che era ancora lì, ovviamente ammalorato. dopo ben 234 anni …

La cosa colpì il piccolo Gian Galeazzo Maria al punto, da insistere con sua madre (che operava per suo conto, in qualità di reggente) a voler commissionare nel 1478, ad un architetto di talento, Donato Bramante appunto, la costruzione di una chiesa in quello stesso posto ove era avvenuto il miracolo, per custodirvi all’interno l’affresco ammalorato, in modo che non si rovinasse ulteriormente a causa delle intemperie …  inglobandovi pure il vecchio piccolo sacello con le spoglie di San Satiro.

Successivamente, cioè dal 1480 in avanti, l’avanzamento e il completamento dell’opera sarebbero stati seguiti di persona da Ludovico il Moro (zio di Gian Galeazzo Maria). Fedele al detto popolare “parenti serpenti”, non correndo buon sangue fra lui e la cognata Bona di Savoia, moglie di suo fratello Gian Galeazzo Maria, proprio quell’anno 1480, con un colpo di mano, le tolse la reggenza – che avrebbe dovuto mantenere fino al raggiungimento della maggiore età del figlio – assumendo di fatto il potere e costringendola poi, per anni, a restare relegata (quasi sua prigioniera) nella torre ‘Bona‘, all’interno del Castello Sforzesco!

Pertanto, Bona (finché reggente), fece staccare dal muro esterno della vecchia chiesetta, l’affresco miracoloso danneggiato, in attesa di ricollocarlo questa volta all’interno (una volta costruita la nuova chiesa, in una cornice molto più degna, sull’altare maggiore del nuovo luogo di culto dedicato a Santa Maria presso San Satiro, chiesa oggetto, ancora oggi, di venerazione da parte dei fedeli.

All’esterno, in via Falcone, sul muro dove si trovava l’affresco rimosso, c’è oggi un quadro quasi dimenticato, di una Madonna col Bambino (si badi bene, non è la copia dell’affresco rovinato), e un altarino annesso con un lumino che qualche buona donna, anima pia, si preoccupa di mantenere acceso.

La chiesa di San Satiro vista dal sacello. La via Falcone è quella sulla sinistra

Mistero svelato

Passando da via Falcone, più volte mi era capitato di notare un quadro della Madonna con Bambino messo così all’esterno del sacello (come si vede nella foto) e, non conoscendone la storia, mi ero chiesto quale senso potesse avere quel quadro messo lì all’aperto, in quella strana posizione, non essendo quella costruzione classificabile come cappelletta. Oggi la risposta pare abbastanza chiara …  serve a ricordare quel tristissimo episodio e l’incredibile miracolo. Davanti a quel quadro, come si vede, c’è ora un’inferriata, che evita di avvicinarsi ed è posta lì appunto, proprio per prevenire ogni possibile azione sacrilega da parte di qualche sconsiderato che avesse oggi intenzione di emulare l’imperdonabile bravata di quel Massazio da Vigolzone.

Mappe personalizzate di Divina Milano

Scopri curiosità, personaggi e luoghi sulla nostra mappa. Cliccando sulle icone leggi un piccolo riassunto e puoi anche leggere tutto l’articolo.

Il centro

Il Castello