Skip to main content

La Compagnia della téppa

Premessa

Finita, con la cacciata di Napoleone Bonaparte, quella ventata d’illusoria libertà che il generale francese aveva portato, Milano era tornata nuovamente a languire sotto il dominio austriaco. La Restaurazione, imposta nel 1815 (dopo il Trattato di Vienna), dal nuovo governo conservatore, che con piglio autoritario e dispotico aveva, con un colpo di spugna, annullato tutte le gradite novità introdotte dal regime francese, (vedi il sistema decimale nella moneta e nelle misure), non tardò ad attirarsi l’insofferenza e le antipatie del popolo, che sarebbero poi sfociate nei moti carbonari del 1821.

Così, diversi giovani sfaccendati, intolleranti nei confronti dell’autorità costituita, per ammazzare la noia, avevano preso l’abitudine di riunirsi per architettare qualche burla o mascalzonata ai danni del malcapitato di turno, meglio se austriaco, meglio ancora se autorità oppure milanese austriacante. Fra loro, c’erano anche tanti ragazzi della Milano-bene, che, vivendo in centro, erano stufi dei continui balli, delle feste, delle barbosissime cene che i loro genitori organizzavano nell’alta società, sperando così di godere di privilegi o di favori di chi rivestiva incarichi di rilievo. Era la loro guerra privata, senza armi, fatta in modo ‘goliardico’, tesa a “disturbare” gli occupanti di turno e i loro fiancheggiatori.

Chi erano i teppisti?

Saranno stati una sessantina in tutto, gli appartenenti alla ‘Compagnia della téppa’, chiamata così dal termine milanese tépa cioè muschio, perché il loro punto di ritrovo abituale, era proprio il manto erboso, lungo i fossati del Castello a nord o nord-est, (dove effettivamente è più facile trovare tracce di muschio).

tratto dal Vocabolario Milanese-Italiano, Paravia, 1897

Questa Compagnia, nata nel 1816, durò solo cinque anni, fino al 1821, ma furono più che sufficienti a terrorizzare tanti milanesi filo-austriaci, della buona società.

Ndr. – Sembra che la voce dialettale milanese ‘tépa’ italianizzata in ‘téppa’, entrata oggi nel vocabolario italiano come termine di uso comune, sia proprio mutuato come nome, da questa Compagnia milanese e, come significato, dalle imprese compiute dalla stessa.

Non ci sono molte fonti documentate sulla Compagnia della téppa. Vi è unicamente la tradizione orale la cui affidabilità non è naturalmente mai certa, ma, il fatto stesso di aver trovato diverse voci concordi nel riferire dettagli di certi eventi loro attribuiti, indubbiamente aiuta a completare il quadro.

Giuseppe Rovani (1818-1874), nel suo romanzo Cento Anni, facendo riferimento al periodo 1750 – 1850, si sofferma a raccontare i costumi della società di allora e, riferendosi pure alla Compagnia della téppa, narra, fra gli episodi più spassosi, alcune delle loro bravate … Riferisce che, fra i componenti della téppa, non vi erano solo i giovani della Milano-bene e che, oltre ai vari Paltumi, Besozzo, Barozzi, Carulli, vi era ad esempio il Milesi, simpaticissimo ma non molto raccomandabile, e pure tale Giosuè Bernacchi, noto assassino, che di lì a poco, sarebbe finito in manicomio, alla Senavra,
L’ideatore per eccellenza della maggior parte delle burle organizzate dalla Compagnia, era comunque, dice sempre il Rovani, un certo Mauro Bichinkommer, figlio di genitori svizzeri. ma milanese di nascita. Grazie al suo fluente tedesco, si divertiva a schernire la soldataglia austriaca, ma la vera specialità per cui era diventato famoso nel gruppo, era la sua capacità di falsificazione di firme e documenti, un autentico professionista.

Gli scherzi di Bichinkommer

Indubbiamente vale la pena ricordare due dei suoi scherzi più riusciti:

– il primo, era stato fatto ai danni del Cardinale Karl Von Gaisruck, (dal 16 marzo 1818,  arcivescovo di  Milano), piazzato di proposito da Francesco II d’Austria, a capo della diocesi milanese, per poterla controllare meglio. Uomo di rara avarizia, fu costretto a pagare di tasca propria il costoso “catering” (mai ordinato) per un sontuoso banchetto a diciotto alti prelati della Curia (scelti con cura fra i più ghiottoni), perché Mauro Bichinkommer aveva spedito loro una formale lettera d’invito dell’arcivescovo ad una riunione conviviale (di lavoro), e aveva provveduto ad inviare delle lettere di ordinazioni per tale banchetto, ai migliori rosticceri e pasticceri di Milano, falsificando alla perfezione (in calce alle stesse) la firma del Cardinale e il timbro dell’Arcivescovado.

– Il secondo riguardava invece un gran ballo organizzato a Milano nel 1820, in onore del viceré l’arciduca Ranieri Giuseppe d’Asburgo-Lorena che,  il 28 maggio di quell’anno era convolato a nozze, a Praga, con la principessa Maria Elisabetta di Savoia-Carignano. Anche in quel caso, una volta arrivati tutti gli invitati a Palazzo con le rispettive diligenze, Mauro Bichinkommer presentò al capo dei maggiordomi una falsa lettera, questa volta imitando alla perfezione la firma del cerimoniere, il conte Settala, che ordinava a tutte le carrozze in attesa nel cortile di Palazzo Reale, di tornare alle rispettive dimore, dato che gli invitati a quel ballo si sarebbero rimasti ospiti del viceré. Naturalmente era tutto falso! A favorire la riuscita dello scherzo ci si mise anche il tempo. A notte fonda infatti, finita la festa, mentre il viceré e la suo sposa si ritiravano nei loro appartamenti privati a Palazzo Reale, i nobili ospiti e le rispettive dame, non trovando le loro carrozze ad attenderli, con enorme disappunto furono costretti a rincasare a piedi e al buio, per giunta sotto un violento acquazzone, ricoprendosi di fango fino alle ginocchia e lordando i loro lussuosi abiti. 

Giuseppe Rovani
Giuseppe Rovani

Finché gli scherzi erano ‘tranquilli’ come questi, e non si trascendeva troppo, anche le autorità chiudevano un occhio e lasciavano fare, ma quando cominciavano a degenerare in ‘atti vandalici‘ o ‘violenti‘, più di una volta, per ordine del governatore, la polizia austriaca fu costretta ad intervenire, cercando di porre freno ad una situazione che, se lasciata andare, stava diventando, giorno dopo giorno, sempre meno sostenibile.

A parte lo scherzo in sé, comunque, Il divertimento maggiore consisteva nello sfuggire alla caccia delle autorità, o nel depistare la polizia, cosa che, ovviamente, dava maggior prestigio, all’interno del gruppo, a quanti riuscivano a farla franca. E ce la facevano quasi sempre, non è chiaro se per loro bravura o per inettitudine degli inquirenti austriaci.

Ragazzi dal bastone facile

Una delle attività che gli elementi della Compagnia della téppa prediligeva, era “rubare” ai mariti le giovani mogli carine che loro, ogni tanto, adocchiavano. Spesso infatti fra le coppie sposate, lui era molto più anziano di lei, anche perché non erano infrequenti i matrimoni combinati. Quando un membro della téppa (ed erano quasi tutti giovani e bei ragazzi) metteva gli occhi sulla giovane moglie di qualcuno di questi “vecchi signori” e intuiva che lei sembrava interessata alla cosa, era un gioco da ragazzi il tendere nottetempo un agguato al marito della donna, pestarlo per bene e quando lui, malconcio, sarebbe tornato a casa, la moglie nel frattempo era “sparita”. Per il malcapitato non restava che tenersi le corna facendo finta di nulla, o reagire, col rischio però di prenderle nuovamente e forse peggiori della prima razione. Valeva la pena rischiare un secondo pestaggio per riconquistare una moglie infedele?

La classica ‘ragazzata’

Fra le goliardate, che di loro si raccontano, vi è, ad esempio, questa, francamente un po’ cattivella.
Una notte, per puro divertimento, presero di mira il piantone austriaco di guardia all’ingresso del palazzo del Senato, in via Senato, appunto, dove allora scorreva il Naviglio.

Sarà stata mezzanotte, era inverno, freddo pungente, anche un po’ di ‘sana’ nebbiolina che si levava dalle acque del Naviglio … la sentinella, poveretta, costretta a star lì ferma per ore, era intirizzita dal freddo e dall’umidità che penetrava nelle ossa. Dopo essersi guardata intorno, non avendo notato alcun movimento sospetto, aveva deciso di infilarsi nella sua garitta, chiudendosi dentro. La notte si preannunciava ancora lunga e lui era in paziente attesa che arrivasse il suo collega, all’alba, per il cambio della guardia. Nell’oscurità intanto, qualcuno dei ragazzi della ‘Compagnia della téppa’, lo stava ‘curando’ , nascosto poco distante … Approfittando di un suo momentaneo colpo di sonno, al segnale convenuto, quattro di loro sbucarono dal nulla, si avvicinarono di soppiatto e, senza fare il minimo rumore, sollevarono di peso la garitta, con lui dentro, scaraventandola nel Naviglio, a due passi da lì, fra le risate degli astanti! Fortuna volle che la sentinella era capace di nuotare, altrimenti sarennero stati davvero guai seri.

Nonostante tutti i tentativi della polizia austriaca di scoprire l’identità degli autori della bravata, i ragazzi riuscirono a depistare più di una volta gli agenti sulle loro tracce, lasciando indizi e false piste che portarono alla fine, a un nulla di fatto.

Il Naviglio in via Senato
Il Naviglio in via Senato

Una ‘bravata’ studiata a tavolino

Un’altra mascalzonata, indubbiamente peggiore della precedente, fu organizzata nel 1821, nel periodo in cui la Compagnia era guidata da un certo barone Gaetano Ciani che tutti chiamavano con lo pseudonimo di Baron Bontempo, perché pare ripudiasse il lavoro, preferendo darsi alla bella vita e scialacquando senza ritegno, il patrimonio di famiglia. Lo scherzo che Ciani aveva in animo di fare, e che propose ai suoi amici, era quello di prendere di mira tutte quelle ragazze (nubili)di buona famiglia che, attratte dal fascino della divisa, ogni sera fraternizzavano senza pudore e vergogna, con gli ufficiali austriaci (nemici giurati della Compagnia). ⁣ Fra l’altro si trattava di fanciulle che, ai ‘bravi ragazzi della téppa’ non dispiacevano affatto e che, per farsi carine con gli ufficiali austriaci, avevano “osato rifiutare” le loro avances. Terribilmente offesi per questo affronto, erano ben lieti di fargliela pagare in qualche modo. Ma come?

Per i ragazzi, si trattava di una questione di onore … le ragazze, che a loro piacevano, dovevano starci per forza … altrimenti sarebbe stata un’onta tremenda … bisognava comportarsi da ‘duri’, per conquistarsi il rispetto del gruppo!

L’idea machiavellica

Lo scherzo in questione richiese qualche settimana di accurata preparazione. L’idea, per conquistare le ragazze, alla fine, era sempre la ‘solita’: organizzare una mega-festa, di quelle memorabili, con tanto di banchetto, in una villa di campagna, fuori porta. Per ripartirsi i compiti, i ragazzi si divisero pertanto in tre gruppi:

  • Il primo si dedicò all’organizzazione della festa, prevedendo l’affitto della villa, il reperimento di un’orchestrina, gli addobbi, il banchetto ecc..
  • Il secondo gruppo si assunse l’incarico di stilare l’elenco delle ragazze da invitare, predisponendo dei biglietti d’invito personalizzati e assicurandosi naturalmente nel contempo che i biglietti venissero recapitati direttamente alle interessate.
  • Il terzo, infine, più tosto degli altri, si sguinzagliò in giro per i bassifondi della città, alla forsennata ricerca di balordi, straccioni e nani … da portare alla festa.

L’organizzazione stava funzionando!

I primi, nel giro di qualche giorno, riuscirono a prendere in affitto niente meno che Villa Simonetta, (oggi in via Stilicone n. 36), una delle ville più nobili, belle ed eleganti, poco fuori città.⁣
I secondi, per convincere le ragazze nubili a venire alla festa, avevano fatto loro intuire, nel biglietto d’invito, la presenza garantita di ragazzi scapoli delle famiglie più nobili e danarose di Milano. Chi di loro avrebbe rifiutato un invito simile? Per le ragazze, quella sarebbe stata un’ottima occasione per fare nuove conoscenze con i ricchi rampolli della società che “conta”.
I terzi infine, riuscirono a reclutare fra gli straccioni, i deformi e diversi balordi, anche tale Gasgiott (che letteralmente significa “pisellone”), un commerciante di fiori finti, alto meno di un metro, notissimo in città, perché nano inguardabile, particolarmente collerico e prepotente, ma superdotato e costantemente a caccia di femmine con cui tentare di accoppiarsi.⁣ Promettendo mari e monti, i ragazzi del gruppo riuscirono ad estorcere a costoro la promessa che avrebbero fatto quanto loro chiedevano.

Il giorno del ballo

I ragazzi, che avevano già precedentemente preso accordi con i nani e gli straccioni, andarono a ricuperarli in mattinata, convincendoli a seguirli fino alla villa, che gli altri amici avevano appena preso in affitto. Praticamente prelevarono tutti quelli che si erano dimostrati disponibili. Li portarono nella villa e senza giustificare loro cosa avrebbero dovuto fare esattamente in quel luogo, li rinchiusero tutti in un ampio locale, sul retro della costruzione. Chiaramente questi, vistisi prigionieri, cominciarono ad agitarsi e a rumoreggiare. Riuscirono a tacitare il loro comprensibile nervosismo, unicamente offrendo loro una pranzo da Gourmet.

Villa Simonetta
Villa Simonetta

La sera dell’evento

La sera del gran ballo, così pomposamente annunciata, arrivarono a Villa Simonetta, all’ora prevista, una quindicina di carrozze condotte da brumisti e servitori che accompagnavano le nobili fanciulle che, ricevuto l’invito, avevano accettato di venire alla festa. Tutte bellissime, agghindate, imbellettate e fresche di parrucchiera, sfoggiavano vaporosi abiti sgargianti. Facevano gli onori di casa, alcuni ragazzi dell’organizzazione, vestiti elegantemente. Quando furono arrivate tutte nel salone delle feste, e l’orchestrina cominciò a suonare per dare inizio alle danze, qualcuno del gruppo dei ‘bravi ragazzi’, andò a liberare gli straccioni ed i nani, nella stanza ove li avevano tenuti relegati fino ad allora, facendo loro credere che le ragazze che avrebbero trovato nel salone delle feste, erano tutte delle ‘facili’ prostitute, con le quali avrebbero potuto divertirsi a piacimento essendo state lautamente pagate per accontentare ogni loro più recondito desiderio.⁣ Questa sarebbe stata, per loro, la ‘giusta ricompensa‘ offerta dalla Compagnia della téppa, per la fiducia dimostrata nei loro confronti e per essersi prestati a rimanere rinchiusi, per così tanto tempo, in quel posto, senza conoscerne il perché.

La prevedibile reazione

Quando le ragazze videro entrare nel salone, invece dei nobili cavalieri dell’alta società, come s’aspettavano tutte, gentaglia poco raccomandabile e nani con abiti sporchi e stracciati, rimasero ovviamente allibite. Quando poi, questi, totalmente assatanati, cominciarono a mettere loro le mani addosso, convinti che fosse un loro diritto, le ragazze, per respingerli, cominciarono ovviamente a difendersi, lanciando contro gli aggressori qualunque oggetto capitasse loro a tiro. Si arrivò ben presto alle mani al punto che i ragazzi della compagnia, rendendosi conto della piega che stavano prendendo gli eventi, si misero a fianco delle ragazze per aiutarle e difenderle. Fu tutto inutile … Volarono suppellettili, forchette e coltelli, ed ogni altro oggetto contundente disponibile sotto mano, … qualcuno finì male e ci furono diversi feriti. La rissa fu sedata, grazie all’intervento della polizia, chiamata da qualcuno che, dalla strada, aveva udito urla e grida di aiuto provenienti dalla villa.

La fine ingloriosa della compagnia

Avevano davvero superato ogni limite tollerabile … e questa volta, non riuscirono a farla franca, come speravano. Commisero inconsapevolmente un errore che costò loro molto caro! Poiché nel gruppo delle ragazze invitate, ce n’era una, imparentata con nientemeno che col viceré l’arciduca Ranieri d’Asburgo-Lorena), il discorso finì davvero male per la ‘Compagnia della teppa’.
Nel giro di pochi giorni, la polizia individuò uno per uno, tutti i componenti del gruppo, e li incarcerò in attesa di giudizio per direttissima. Vagliata la posizione di ciascuno di loro, per chi apparteneva a famiglie troppo potenti per essere costretto a servire sotto le armi, veniva inviato al confino in Svizzera, per gli altri, l’obbligo ad arruolarsi nell’esercito austriaco, col grado di soldato semplice! Forse … per loro, probabilmente, sarebbe stato meglio restare in galera a Milano, a meditare su quanto avevano combinato! Fu questa l’ultima bravata della compagnia, prima del suo definitivo scioglimento.

Mappe personalizzate di Divina Milano

Scopri curiosità, personaggi e luoghi sulla nostra mappa. Cliccando sulle icone leggi un piccolo riassunto e puoi anche leggere tutto l’articolo.

Il centro

Il Castello