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L’enigma della Basilica di Sant’Ambrogio

Premessa

La Basilica di Sant’Ambrogio, la principale espressione del romanico lombardo, è una delle mete obbligate per i turisti in visita alla città, al pari del Duomo e del Castello Sforzesco. Eppure ben pochi sanno, anche fra gli stessi milanesi, che questa Basilica, da almeno 885 anni, cela un enigma affascinante.

Di regola, c’è una giustificazione per tutto, ma questo, sembra proprio essere uno di quei misteri destinati a rimanere irrisolti.

,Questo antico luogo di culto sembra avere un primato che, qualche storico asserisce, essere unico in Italia e. probabilmente, anche unico al mondo. Presunti primati a parte, che sarà mai? Tante volte, mi è capitato di andare a visitare questa chiesa ma, escludendo l’altare d’oro, il ciborio, il pulpito, la colonna col serpente o la cripta …. non ho mai notato, pur nella diversità, nulla di così strano o comunque di così ‘tipicamente unico’. E invece mi sbagliavo … in Basilica ci sono ben quattro “scacchiere” che ben poco hanno a che fare con tutto il resto.

Non nascondo che questa nota, letta da qualche parte, mi ha lasciato interdetto. Sulle prime, non volevo crederci, anche perché a mia memoria, non ricordo di aver mai sentito nessuno accennare, qui a Milano, all’esistenza di “scacchiere” in chiesa. Poi la curiosità si è fatta strada, dato che la notizia proveniva da una fonte, a mio giudizio, attendibile. Non mi è rimasto che tornare a visitare la Basilica per accertare di persona, facendo il “classico”san Tommaso della situazione, cioè ‘se non vedo, non credo’! Visita, onestamente assai poco religiosa, avente il solo scopo di scoprire l’arcano, in una sorta di ‘caccia alle scacchiere’. (non me ne voglia per questo, il buon Sant’Ambrogio!)

“Incredibile,” mi sono detto, “quanto sia stato sempre superficiale nel guardare le cose,” quando le ho scoperte tutte e quattro! Lo sconcertante è che, pur essendo visibilissime, non si notano immediatamente, anzi direi, non si notano affatto, distratti come si è, dalla maestosità e dalla bellezza dell’insieme.

Due scacchiere sono visibili esternamente sulla facciata della Basilica, e le altre due, all’interno della stessa.

Qualcuno, decisamente molto zelante, ha accertato che in tutta Italia sembra ci siano solo quattro altre chiese , aventi qualcosa di simile … tutte però, con una sola scacchiera! Esse sono:

  • Il Duomo di Genova (la scacchiera è visibile sulla facciata laterale esterna di sinistra);
  • La chiesa di San Savino (PC) (la scacchiera si trova su una porzione di pavimento decorata a mosaico, all’interno);
  • La chiesa di San Paolo apostolo di Vico Pancellorum frazione di Bagni di Lucca (LU): (la scacchiera è visibile sulla facciata esterna).
  • la Basilica Santa Maria di Siponto (Manfredonia) (FG) (la scacchiera è visibile sulla facciata esterna).

Dove si trovano queste scacchiere a Sant’Ambrogio?

Per chi fosse interessato a cercarle di persona, ecco qui di seguito le istruzioni:

Accedendo al quadri-portico, dall’ingresso principale (lato piazza verso via Lanzone), ci si trova frontalmente, la maestosa facciata della basilica. Sotto, c’è il nartece con i tre portoni di accesso alla Chiesa, sopra, un ampio loggiato a tre arcate visibili (cinque effettive) e i due famosi campanili, quello dei Canonici (il più alto a sinistra). e quello dei Monaci (il più basso e antico, a destra).

La prima è una scacchiera 7×7 (49 caselle bianche e rosse).
Guardando sulla destra della facciata sopra il nartece, la si vede incastonata nel muro di mattoni rossi che unisce l’arcata destra della loggia, con il campanile basso dei Monaci. E’ un quadrato ruotato di 45°, a mo’ di rombo regolare (vedi foto)..

nartece – in architettura, è la parte della basilica paleocristiana e bizantina riservata ai catecumeni e ai penitenti, costituita da un vestibolo addossato all’esterno della facciata.

La seconda è una scacchiera 8×8, molto più grande della prima, pure questa ruotata di 45°.
Si trova ad altezza d’uomo, sotto il portico, sempre sulla facciata della Basilica, sul muro, alla destra del portale centrale. Nella parte centrale e sullo spigolo destro della scacchiera, diverse caselle sembra siano andate perdute.

In chiesa poi, entrando dal portale di sinistra, la terza e la quarta scacchiera, si trovano in un unico punto: diverse per dimensione (7×7 e 5×5), entrambe sistemate a rombo. Sono una sotto l’altra e si toccano per uno spigolo. Sono facilmente individuabili a un paio di metri dall’ingresso, in alto, sul muro di sinistra, sopra una porta chiusa, subito sotto il grande arco in mattoni.

Come mai queste scacchiere?

Che ci fanno li? Che significato possono avere in un simile contesto? Cosa rappresenta la scacchiera, come simbolismo? E’ un autentico mistero! Nessuno finora è mai riuscito a scoprire con certezza il loro reale significato. Rimaniamo pertanto nel campo delle supposizioni, avvalorate comunque da riscontri storici.

Il gioco degli scacchi

Diverse fonti concordano nell’affermare che il “gioco degli scacchi” sia originario dell’ India. L’Occidente medievale lo ha conosciuto grazie alla mediazione dei Persiani e degli Arabi, come testimonia fra l’altro l’espressione “scacco matto” (in tedesco: Schachmatt) derivante dal persiano shah (re) e dall’arabo mat (è morto). Sembra pure che esista una motivazione di fondo per cui la disposizione iniziale dei vari pezzi sulla scacchiera, segua un certo criterio. Sarebbe una rappresentazione degli schieramenti che, nell’antichità, gli eserciti orientali usavano adottare prima di una battaglia. Le truppe leggere, i pedoni, formano la prima linea, mentre il grosso dell’armata costituito dalle truppe pesanti, i carri da guerra (le torri), i cavalieri (i cavalli) e gli elefanti da combattimento (gli alfieri), stanno dietro intervenendo generalmente in un secondo momento; il re e la regina (sua fidata “consigliera”) , si tengono invece al centro delle truppe.
Sembra inoltre che la diffusione in Europa del gioco degli scacchi, sia attribuibile ai Templari (che lo importarono direttamente dall’India).

Due Templari che giocano a scacchi

Significato religioso

Da un punto di vista puramente religioso, il gioco degli scacchi rappresenterebbe la contrapposizione fra lo schieramento dell’esercito bianco degli “angeli”, e quello nero dei “demoni”.

La scacchiera, pertanto, con i suoi due colori, verrebbe intesa come una rappresentazione dell’eterno dualismo fra il bene e il male, la luce e le tenebre.

Non per nulla, il ‘Beauceant’, lo stendardo di battaglia dei Templari, è a due colori: il bianco e il nero (esattamente come le caselle della scacchiera.

Beauceant - La bandiera templare
Beauceant – La bandiera templare

Il contesto storico

Il fervore monastico, che caratterizzò il periodo storico posto tra il secolo X° ed il secolo XII°, oltre a un risveglio religioso e sociale, fu favorito dalla politica ecclesiastica degli imperatori tedeschi, che consentirono l’inserimento sempre più profondo dei monasteri, nel tessuto sociale feudale. I rapporti sociali, in particolare con la nobiltà, favorirono un legame sempre più stretto tra vita monastica e società.

Nell’Europa feudale del X secolo, la Chiesa era segnata dalla corruzione che colpiva sia l’alto. che il basso clero. Erano infatti diffusi i fenomeni di:

  • simonia, cioè il commercio dei beni sacri e di cariche ecclesiastiche;
  • concubinato, cioè il mancato rispetto del voto di castità;
  • nicolaismo, cioè la violazione del celibato ecclesiastico nel tentativo di creare vere e proprie casate.

Ma anche i monasteri  non erano immuni dalle influenze del mondo esterno. Essi erano soggetti al controllo del vescovo e subivano l’influenza dei signori locali. Il rinnovamento della vita cristiana passò attraverso la fondazione di nuovi ordini monastici.
La conseguenza negativa di questo legame, sia sul piano morale, che su quello disciplinare, fu, da una parte, l’accumulo smodato di ricchezze, dall’altra il favorire interessi materiali e l’assumere impegni amministrativi, tutte attività, queste, ben lontane da quanto predicato dai padri fondatori dei vari Ordini religiosi, votati essenzialmente ad una vita eremitica contemplativa avulsa da quanto accade nel mondo, intorno a loro . E’ il fenomeno noto sotto il nome di “crisi del cenobitismo” a cui si cercherà di reagire mediante lo sviluppo di nuove correnti eremitiche e di movimenti monastici rigoristi.

Fra questi, L‘Ordine cistercenseOrdine religioso iniziato dal monaco cluniacense Roberto di Molesme , che nel 1098, fondò un nuovo monastero a Cîteaux (lat. Cistercium), in Borgogna, con una regola improntata al rigorismo morale. L’ordine ebbe straordinario impulso per opera di Bernardo di Chiaravalle, che, entrato nell’Abbazia nel 1112, cominciò a diffonderlo in Europa, fondando egli stesso un notevole numero di monasteri.
Nel 1134 l’Ordine contava già 70 monasteri, alla fine del XIII sec., circa 700.

Cosa c’entra la Basilica di Sant’Ambrogio con le scacchiere o con i Templari?

Come già detto, si tratta di un enigma tuttora irrisolto. Comunque, dai documenti finora trovati, risulterebbe che nel 1135, i Templari guidati da Bernardo di Chiaravalle, l’abate francese, arrivarono proprio a Milano, probabilmente, per favorire quest’opera di moralizzazione dei costumi.

Bernardo di Fontaine-lès-Dijon, (1090-1153), più comunemente conosciuto come San Bernardo, abate di Clairvaux o Chiaravalle, terzogenito di sette figli, della nobile famiglia dei signori di Châtillon-sur-Seine, fu figura carismatica del suo tempo.

Bernardo di Clairvaux (Bernardo di Chiaravalle)

Tracce della presenza dei Templari in città, sono reperibili nella zona dei Giardini della Guastalla, visitando la chiesa di San Paolo e Barnaba, in Via della Commenda n. 1, luogo in cui anticamente, si trovava appunto la Commenda dell’istituzione dei Templari (unità amministrativa dell’Ordine). Per non parlare poi delle tracce più recenti come nella chiesa di Santa Maria della Pace in via santa Barnaba 40, sede della Luogotenenza per l’Italia Settentrionale dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, o in quella di san Giovanni Battista e san Carlo Borromeo al Fopponino in Piazzale Aquileia. 

Mentre Bernardo, a sud di Milano, si stava occupando della costruzione dell’Abbazia di Chiaravalle, come filiazione dell’Abbazia di Clairvaux, da vari documenti risulterebbe che i Templari della sua Milizia, fossero ospiti del convento dei monaci benedettini, attiguo alla basilica di Sant’Ambrogio (cioè l’attuale Università Cattolica del Sacro Cuore).

1135 – La ristrutturazione di Sant’Ambrogio

Proprio quello stesso anno (1135), l’antica basilica paleocristiana di sant’Ambrogio (del 386 d.C.), subì pesanti lavori di rifacimento e di ampliamento.
Potrebbe trattarsi di una coincidenza fortuita, ma anche in assenza di documenti certi che lo comprovino, tutto lascia pensare che le famose “scacchiere” siano effettivamente un simbolismo riferibile ai “Pauperes commilitones Christi templique Salomonis”, cioè ai “Poveri Compagni d’armi in Cristo e del Tempio di Salomone”, conosciuti come Templari, uno dei primi e più noti Ordini religiosi cavallereschi cristiani medievali.

Templare, significa essere portatori di valori spirituali che, spesso, sono dimenticati o sottovalutati nella società di oggi, volta com’è, al consumismo, all’individualismo, allo sviluppo dei propri ristretti interessi personali. I Templari ritengono che sia importante riscoprire e rivalutare le nostre radici culturali, cristiane, storiche, che provengono tutte dal Medioevo.

Ma chi erano questi Templari?

Ci troviamo in Terra Santa, nel periodo delle guerre tra cristiani ed islamici, scoppiate dopo la fine della Prima Crociata.

La prima crociata (1096-1099), proclamata da papa Urbano II, nel corso di un’omelia tenuta durante il Concilio di Clermont nel 1095, fu la prima di una serie di spedizioni, nel tentativo di conquistare la Terra Santa, caduta sotto il controllo musulmano, durante la precedente espansione islamica, avvenuta tra il 632 e il 661. Iniziata sotto forma di un vasto pellegrinaggio della cristianità occidentale, la Crociata finì con una spedizione militare dell’Europa cattolica, capitanata da Goffredo di Buglione (cavaliere franco),  per la riconquista dei luoghi santi del vicino Oriente. Dopo essere riuscito a conquistare Gerusalemme, Goffredo rifiutò di essere nominato Re, ritenendosi unicamente “Difensore del Santo Sepolcro” Per tale scopo, egli fondò nel 1100, l’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.  
Conquistata la città, molti Crociati, assolto il loro compito di permettere ai cristiani di andare a pregare in Terra Santa, tornarono in Europa, lasciando Gerusalemme quasi senza protezione.

In quell’epoca, le strade erano molto insicure: i pellegrini provenienti da tutta Europa e diretti a Gerusalemme, venivano spesso assaliti e depredati da bande di musulmani. Per difendere i pellegrini che si recavano a pregare nei luoghi santi, nacquero diversi ordini religiosi che offrivano loro vitto e alloggio sicuro, lungo il percorso.

In Francia, nel 1119, venuti a conoscenza della situazione sempre più insostenibile, stufi dei continui soprusi, un pugno di otto frati francesi e il loro capo  Hugues de Payns, appoggiati dall’abate Bernardo di Clairvaux, decisero di andare in Terra Santa, fondando il nucleo originario di un Ordine religioso-militare, la cosiddetta “Christi Militia”: si erano dati il compito di assicurare l’incolumità dei numerosi pellegrini europei che andavano a visitare la Città Santa. Erano dei frati-cavalieri che, armati di tutto punto, presidiavano le strade sante fra Jaffa e Gerusalemme

Ma questi nove Cavalieri avevano anche uno “scopo segreto”, cioè trovare le antiche reliquie dai poteri immensi (Arca dell’Alleanza e il Santo Graal). Questo Ordine religioso-militare fu una cosa assolutamente rivoluzionaria per quel tempo. I suoi aderenti erano al contempo Bellatores (coloro che combattevano), Oratores (coloro che pregavano), e Laboratores (coloro che lavoravano). Univano la mansuetudine del monaco, alla forza del guerriero. Mentre i monaci tradizionali erano tenuti a rispettare i voti di obbedienza, povertà e castità, i Cavalieri Templari, ne avevano un quarto, cioè lo “stare in armi”, (quindi il combattimento armato).

Col tempo, tanti nuovi adepti ingrossarono le fila del gruppo originario: arrivarono nuovi frati, ma pure tantissimi laici. Il Re di Gerusalemme, Baldovino II, (fratello di Goffredo da Buglione), apprezzando le finalità per cui la “Christi Militia” era venuta in Terra Santa, diede loro, come quartier generale. un’ala del monastero fortificato di Nostra Signora di Sion, accanto a quello che era stato il Tempio di Salomone. Da allora, il nome dell’Ordine cambiò in “Militia Templi”. Da qui, presero ufficialmente il nome di Templari.

 A spingere il papa, ancora restio all’idea che un monaco potesse essere abilitato a spargere sangue, a concedere loro il riconoscimento ufficiale fu San Bernardo di Chiaravalle, allora massimo esponente dell’Ordine dei Frati Cistercensi, La funzione militare dell’Ordine, alla fine, venne accettata dalla Chiesa di Roma, ufficializzata e approvata da Papa Onorio II nel Concilio di Troyes del 1129. In tale sede, il Concilio stabilì per quest’Ordine, una regola monastica, molto rigida scritta di proprio pugno dallo stesso San Bernardo di Chiaravalle, che si ispirò alla regola benedettina, rendendola ancora più dura.

La loro regola

Quelle che seguono, sono solo alcune delle voci che comprendono le regole della vita quotidiana, dal vestire al mangiare, dal pregare ai rapporti umani.

  • Potevano accedere all’Ordine indifferentemente laici oppure sacerdoti
  • I fratelli sposati potevano aderire all’Ordine, ma potevano raggiungere unicamente il grado di sergenti.
  • Tutti erano tenuti a fare voto di obbedienza, povertà e castità.
  • Tutti dovevano osservare le preghiere quotidiane, le frequenti celebrazioni religiose e i digiuni.
  • I fratelli sposati non potevano risiedere nella stessa casa dei fratelli che avevano promesso la castità a Dio.
  • Nessuno poteva presumere di cambiare le sue cose, fratello con il fratello, senza l’autorizzazione del maestro, e chiedere qualcosa, se non fratello al fratello, purché la cosa fosse piccola, vile, non grande
  • .Se a un fratello fosse stata data qualcosa senza averla chiesta, la doveva consegnare al maestro o all’economo: se un altro suo amico o parente non avesse voluto che fosse usata se non da lui, questa non sarebbe stata ricevuta fino a quando avesse avuto il permesso del maestro
  • Dovevano portare i capelli corti, barba e baffi, perché non si mostrasse superficialità o il vizio della frivolezza.
  • Dovevano indossare mantelli bianchi (simbolo di castità) con una grande croce rossa sul petto e sulla spalla sinistra. mentre i fratelli sposati dovevano vestire una tunica bruna (simbolo del peccato).
  • Dovevano consumare i pasti in assoluto silenzio, ascoltando le letture bibliche.
  • Nessuno doveva agire secondo la propria volontà.
  • Era vietato confessare le proprie colpe.(ricordarle vantandosi) Vietato per un fratello professo ricordare con un suo fratello, o con qualcun altro, per meglio dire, le stoltezze, che nel secolo nel servizio militare compì in modo enorme, e i piaceri della carne con sciaguratissime donne, o qualsiasi altra cosa:
  • Bisognava evitare, quasi peste da fuggire, le emulazioni, il livore, le mormorazioni, il sussurrare, le detrazioni.
  • A ciascuno doveva bastare un pagliericcio, un cuscino e una coperta.
  • Dovevano dormire vestiti con la camicia, e sempre indossando gli stivali.
  • I fratelli del Tempio non dovevano conversare o intrattenersi con gli scomunicati
  • Dovevano rifuggire dalle donne. Non si dovevano più avere sorelle. Riunire le sorelle era pericoloso: l’antico nemico, a causa della compagnia femminile. cacciò molti, dalla retta via del paradiso.
  • Dovevano evitare i baci di tutte le donne … sarebbe stato pericoloso per ogni religioso fissare lungamente il volto delle donne: … perciò un fratello non doveva osare di baciare né una vedova, né una nubile, né la madre, né la sorella, né un’amica, né nessuna altra donna. “Fugga dunque la milizia di Cristo i baci femminili”.

La loro maggiore autorità era il Gran Maestro.
L’Ordine si propagò presto, accogliendo in parte lo spirito della riforma cistercense.

I Templari in Europa

L’Ordine Templare si diffuse anche in Europa (specialmente in Francia, Inghilterra, Aragona, Portogallo) e costruì moltissime chiese a somiglianza di quella di Gerusalemme, che ebbero sempre il nome di ‘tempio’

Il doppio ruolo di monaci e combattenti, che contraddistinse l’Ordine Templare, inizialmente venne accolto dalla Chiesa con diffidenza. Dopo l’ufficiale approvazione ecclesiastica, la fama dell’Ordine del Tempio crebbe rapidamente, e con essa, aumentò anche la potenza e la ricchezza dell’Ordine stesso. Ricevette elargizioni infatti donazioni spontanee praticamente da ogni ceto sociale. Ogni elargizione o donazione veniva utilizzata per finanziare la campagna di guerra in Terra Santa, e tutti, pur non partecipando attivamente al conflitto, potevano però dare il loro contributo: in pratica, donare ai Cavalieri Templari significava contribuire materialmente alla liberazione dei “Possessi di Dio”  (cioè la Terra Santa).

L’Ordine si dedicò, nel corso del tempo, sia ad attività agricole, creando un grande sistema produttivo, che ad attività finanziarie, gestendo i beni dei pellegrini e arrivando a costituire il più avanzato e capillare sistema bancario dell’epoca. Quando poi, grazie a San Bernardo, Innocenzo II salì al soglio pontificio , quest’ultimo volle restituirgli il favore con la bolla “Omne datum optimum” del 1139. Questa, concesse all’Ordine la totale indipendenza, compreso l’esonero dal pagamento di qualunque tipo di gabella o tassa. Inoltre, d’ora in avanti, l’Ordine non avrebbe più dovuto rendere conto a nessuno del suo operato, tranne che al Papa. Così l’Ordine Templare divenne un organismo indipendente, con una posizione molto privilegiata.

 I Cavalieri Templari si distinsero sempre per la loro incredibile determinazione in battaglia: avevano una disciplina ferrea e una spietata fermezza di fronte all’avversario

Cavaliere Templare in guerra

Quando i cristiani dovettero abbandonare la Terra Santa, sopraffatti nuovamente dai musulmani, i Templari a difesa del Tempio, si comportarono in maniera eroica morendo quasi tutti in battaglia. I Cavalieri superstiti si rifugiarono poi a Cipro. Con il tempo, crebbero di numero e di potenza, facendosi perfino prestatori di denaro a principi e privati. Perduta la Terrasanta, l’Ordine continuò a prosperare, proseguendo la sua opera di difesa dei pellegrini in Europa, lungo le strade che conducevano ai massimi luoghi di culto del tempo: il Santuario di San Giacomo di Compostela, in Galizia (Spagna) e la Basilica di San Pietro, a Roma. Con l’affluire di tanta ricchezza, acquisita attraverso donazioni, lasciti e varie altre forme di benefici, l’Ordine finì con il costituire una temibile potenza economico-politica al punto da arrivare quasi a comprarsi il regno d’Aragona.

Su di loro circolarono diverse leggende, probabilmente con qualche fondamento di verità. C’è chi asserisce che sarebbero effettivamente entrati in possesso del Santo Graal o addirittura dell’Arca dell’Alleanza. Questo avrebbe conferito loro i poteri di un governo occulto, al di sopra degli altri governi. Ad opinione della maggioranza degli storici, infatti, la loro ricchezza li rese potentissimi e permise di sottrarli a ogni possibilità di controllo.
Agli inizi del XIV sec. i Templari erano diventati così potenti che ormai agivano per conto loro in tutti gli Stati, senza riconoscere autorità alcuna eccetto quella del Pontefice. Le immense ricchezze accumulate faceva di loro le personalità più ricche e potenti d’Europa, tanto che molti sovrani fra cui Filippo il Bello, Re di Francia,erano ricorsi a loro per ottenere prestiti finanziari.
I Templari furono i precursori del moderno sistema bancario, con l’invenzione della “lettera di cambio”, antenata degli attuali assegni circolari.

Il declino dell’Ordine

In un secolo, come il Trecento, in cui lo Stato stava tentando di emanciparsi dalla Chiesa, i Templari, fedeli alla Chiesa, diventarono un pericoloso ostacolo, un bubbone da eliminare.
Dilagati in tutta Europa, qualcuno cominciò a cacciarli. Ci tentò Federico II prima e poi papa Urbano IV, via dalla Sicilia, ma loro continuarono ad affermarsi altrove.

Alla morte del papa Benedetto XI nel 1304,  Bertrand de Got, arcivescovo di Bordeaux,  divenne papa Clemente V nel 1305, nel conclave di Perugia dopo undici mesi di sede vacante, dovuta sia alle continue ingerenze di Filippo il Bello, sia alle dispute tra cardinali francesi e italiani. Totalmente succube del Re di Francia, non andò a Roma dilaniata dalle lotte tra le diverse fazioni, ma trasferì a Poitiers la Santa Sede e assecondò Filippo il Bello in tutte le sue richiesta costretto ad agire in tal modo, per la costante minaccia di scisma da parte dei Francesi, segnando così, anche nei confronti dei Templari, un cambiamento radicale di rotta, nella politica pontificia.

Pressato dai debiti nei loro confronti, Filippo IV il Bello finì per inimicarsi l’Ordine dei Templari. Non sapendo come sbrogliare la matassa, il re di Francia ordì un ‘maxi-blitz’, facendo arrestare il Grande Maestro Jacques de Molay e gli oltre 12.000 templari presenti nel Paese, tutti in una sola notte. Naturalmente, Clemente V, a conoscenza della cosa, per paura di contraddire il re di Francia, non mosse un dito in favore dei Templari.

Accusati dall’inquisizione francese, di sodomia, tradimento, avidità e idolatria, dopo drammatici processi iniziati nel 1307 e finiti nel 1314, i Templari catturati furono in gran parte mandati al rogo, dopo aver ovviamente provveduto a confiscare i loro beni e aver risanato, con quelli, le finanze dello Stato.
L’Ordine, in Francia, venne così disciolto. Coloro che riuscirono a scappare dall’inquisizione francese, fuggirono chi in Portogallo, chi in Scozia, alla corte di ,Roberto I (pure lui, per questo, scomunicato da papa Clemente V).

La dissoluzione definitiva dell’ordine avvenne nel 1314, a seguito della bolla “Vox in excelso” emessa da Clemente V, che, per evitare un scisma con la corona francese (come continuamente minacciato da Filippo il Bello), sospese l’Ordine in via amministrativa, senza tuttavia condannarlo. Sostanzialmente ‘decise di non decidere’!
In Portogallo, le proprietà dei Templari finirono nell’Ordine del Cristo, creato per combattere i Mori, e i loro beni finanziarono il potenziamento della flotta navale.
In Spagna, per contrastare la minaccia saracena, l’Ordine militare di Nostra Signora di Montesa, incamerò i beni del Tempio e parte dei suoi Cavalieri.
Altrettanto avvenne in altri Paesi d’Europa.

La figura controversa dei Templari

Nell’immaginario collettivo, la figura dei templari rimane ancora oggi controversa a causa delle tante storie, nate tra il XVIII ed il XIX secolo, che parlano di strani riti e di legami con la massoneria (nata circa 400 anni dopo la sospensione dell’Ordine). In realtà tutte queste dicerie, sono frutto di movimenti culturali dell’illuminismo, del romanticismo e della massoneria che hanno voluto dipingere l’ordine dei Templari a tinte fosche, per attaccare la Chiesa Cattolica, senza aver condotto accurate ricerche storiche.
In epoca recente, tutti questi falsi miti sono stati sconfessati dagli atti del processo, atti che sono stati studiati a fondo, rivelando che in realtà le accuse ai Templari in Francia, erano state montate ad hoc, sulla base di confessioni estorte, con la tortura, dall’inquisizione francese.

Recente corteo silenzioso di Templari a Padova

Ipotesi sul significato delle scacchiere

Tornando alle nostre scacchiere, non esistendo alcun documento che giustifichi il perché della loro presenza, non rimane che affidarsi alle due uniche supposizioni più plausibili:

La simbologia cristiana

– La scacchiera, nella simbologia Cristiana, sarebbe un elemento atto a ‘confondere’ il Diavolo. . Un disegno dunque, che terrebbe lontani il Diavolo ed ogni spirito maligno: questo giustificherebbe come mai una scacchiera si trovi accanto al portone d’entratadella Basilica e l’altra, addirittura di fianco alla loggia. Ma il Diavolo cosa ci farebbe dentro la Basilica? Che senso ha, se il Male deve rimanere fuori? Ed ecco in soccorso, la seconda supposizione:

La simbologia templare

La scacchiera è anche un simbolo dei Templari.  Riveste un particolare significato iconografico, poiché si dice che, il pavimento del Tempio di Salomone, nei pressi del quale, vi era il loro quartiere generale in Terrasanta, fosse formato da riquadri bianchi e neri.
Le due scacchiere all’interno della Basilica, potrebbero essere la ‘firma di presenza’ . o il marchio che questo Ordine Cavalleresco ha voluto lasciare, a memoria del suo soggiorno, ospite dei monaci benedettini … e magari anche testimonianza dell’aiuto prestato nell’ampliamento della Basilica, per ripagare i monaci per la loro ospitalità …

Conclusione

Sono tutte teorie affascinanti e misteri nascosti che solo Milano è capace di riservarci, con quel suo carattere ‘scontroso’ che ‘dice e non dice’, che dà libero sfogo alla nostra fantasia, continuando a proporre enigmi capaci di catapultarci in mondi passati, a volte leggendari, aspettando che qualche altro curioso come me, si diverta a scoprirli!

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