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Il primo semaforo in Italia

1925 – Un primo Aprile da ricordare!

Era proprio il 1 Aprile 1925, quel mercoledì, prima della domenica delle Palme. Per tanti milanesi, sarà suonato come un gran bel pesce d’Aprile, il titolo dell’articolo comparso sulla stampa locale: ”Da oggi entrano in vigore le nuove disposizioni sulla circolazione dei veicoli e dei pedoni stabilite dal regolamento di Polizia Urbana“. Tra le varie norme ….. i pedoni dovranno circolare esclusivamente sui marciapiedi … i veicoli dovranno tenere la parte della strada che è alla loro sinistra … gli autoveicoli non potranno far uso della marcia indietro per invertire la propria direzione … ecc . C’era poi una “avvertenza particolare” relativa al crocicchio di Piazza Duomo-Orefici dove ‘il movimento dei veicoli e dei pedoni sarà regolato, mediante segnalazioni luminose, con un semaforo centrale’.

Non sarà sfuggito, leggendo queste note, che nel 1925, a Milano, si guidava ancora a sinistra e non a destra come oggi …

Leggi l’articolo che parla della Guida a sinistra 100 anni fa

Non sarà mica una burla?

Sarà poi vero il contenuto di questo articolo apparso sulla stampa locale? O sarà piuttosto opera di qualche giornalista burlone? Questo è quanto si saranno chiesti i nostri nonni, leggendo questa notizia, indubbiamente bizzarra. In effetti, pensandoci, la coincidenza di simile novità con la data del primo Aprile, avrebbe fatto venire il sospetto a chiunque. Usualmente cose di questo genere entrano in vigore nei giorni prefestivi o festivi, in modo da consentire alla gente di abituarsi alle nuove regole … mentre questo era un mercoledì qualunque, una giornata lavorativa, nel mezzo della settimana …

Regolamento urbano a parte, la curiosità per queste ’segnalazioni luminose’ che avrebbero regolamentato il traffico, era tanta, … il desiderio di vedere questa novità ‘unica in Italia’, davvero incredibile …. Sicuramente ci sarebbe stata una inaugurazione ufficiale. quindi lo spettacolo, assicurato! Parlando poi con gli amici, l’indomani, quello sarebbe stato l’argomento del giorno, quindi l’esserci era fondamentale per poter confrontare le proprie impressioni, con quelle degli altri …
D’altra parte, la consapevolezza di un probabile ‘pesce’, era anche molto forte … alla fine, si sono trovati in migliaia in Piazza del Duomo, all’ora prevista, a transitare, guarda caso, dalle parti di via Orefici …. !

All’inaugurazione, parteciparono tutte le autorità cittadine e naturamente giornalisti ed una gran folla di curiosi.

Un’invenzione americana per regolamentare il traffico

Primo semaforo in Italia, installato per ‘tentare’ di regolamentare il traffico, già caotico allora, come nelle altre città straniere, che avevano positivamente sperimentato il sistema. Ovviamente il semaforo, non era automatico, ma regolato a distanza dai vigili urbani. pure loro, alle prime armi, con questa nuova tecnologia. Probabilmente. proprio a causa anche dell’inesperienza di chi era preposto a ‘pilotare l’onda verde’, il battesimo di questo primo semaforo creò più di qualche problema alla circolazione … Lo documentano alcuni spassosi articoli del giorno dopo, nei quali, l’ignoto articolista si era dilettato a cogliere le scenette più gustose di quello spettacolo. Perchè in effetti proprio di ‘spettacolo’ si trattava, visto che nessuno, allora, conosceva ancora bene le regole del gioco.

Mappa di Milano del 1925

Oggi, verrebbe da sorridere, eppure, pensandoci, era complicato davvero! Consideriamo anzitutto il luogo, obiettivamente non facile, perchè l’incrocio Duomo- via Orefici, è in effetti, la confluenza fra cinque strade (via Carlo Alberto (attuale via Mazzini), via Torino, via Orefici e i due lati di piazza Duomo), lungo le quali la circolazione, allora, era libera.

Quello strano cilindro a più luci …

Il semaforo, essendo unico e centrale, aveva il compito di gestire, a quell’incrocio, il traffico proveniente da tutte le direzioni (tram, auto, carrozze, biciclette, carretti, per non parlare dei pedoni abituati fino ad allora, a sciamare indisturbati fra le macchine, in mezzo alla strada). Era ormai evidente a tutti la necessità di una regolamentazione, anche perchè gli incidenti, soprattutto con i pedoni, erano all’ordine del giorno, e spesso anche mortali. La novità quindi, era sicuro motivo d’interesse per tutti per capire come un palo, con lanterne a diversi colori, riuscisse a regolare il traffico davvero caotico a certe ore del giorno. Non si limitava solo al rosso al giallo e al verde di oggi, C’era anche il bianco oltre poi ad abbinamenti di colori con significati prestabiliti … Senza un’adeguata campagna di stampa preventiva, la cosa sarebbe stata complessa per chiunque (automobilisti e pedoni).

Dire quindi, che il primo semaforo della circolazione automobilistica italiana non abbia goduto il plauso degli automobilisti milanesi, è assolutamente scontato. Invece di regolamentare il traffico, quel semaforo, almeno il giorno dell’inaugurazione, grazie alla ovvia inesperienza dei vigili, ha ulteriormente intasato le strade del centro, mettendo a durissima prova la pazienza di chi, suo malgrado, doveva necessariamente attraversare quel crocicchio.

[ndr. – La posizione del rosso e del verde, nei semafori, era invertita rispetto ad oggi. Cioè la luce verde stava sopra, la rossa, sotto. Fu appena nel 1960, con l’approvazione del nuovo codice della strada, che la posizione dei colori venne invertita assumendo la sequenza attuale; rosso sempre sopra, verde sempre sotto. C’è in proposito una emissione di francobolli delle poste italiane del 1957 in cui, invitando alla prudenza sulle strade, si mostra sui francobollo da 25 lire. il disegno di un impianto semaforico in vigore all’epoca, ove si notano i colori effettivamente invertiti rispetto a come sono oggi.]

Cosa ne dissero i giornali locali

Già il titolo dell’articolo del giornale locale, di per sé. era tutto un programma: “La tragicommedia della circolazione milanese”

Riporto solo alcune frasi di Alessandro Calvino
“Lì, nel centro del fatal crocicchio, l’innocente sostegno di una lampada è divenuto il pilone del sistema circolatorio, l’albero maestro di una incredibile giostra, il fulcro dell’ordine nuovo. Il semaforo campeggia e risplende su quell’antenna, superbo e misterioso come un oracolo. A guardarlo da sotto in su si incontra dapprima una fascia di graziose frecce, le quali si inseguono una dietro l’altra. Sopra la fascia, un grosso anello in cui s’apre una fila di grand’occhi rotondi, sporgenti e vitrei. E, sopra l’anello, il prisma dominatore, cupo, alto, formidabile come un tabernacolo arcano. E’ un pentagono che volge le sue cinque facce sulle cinque strade, e ciascuna faccia vi guarda con tre pupille enormi, l’una all’altra sovrapposta”.

Quattro ore al giorno, spettacolo assicurato!

Altro che andare al cinema … questo si che era uno spettacolo divertentissimo e assolutamente gratuito! Quel aggeggio infernale funzionava tutti i giorni dalle 15.15 alle 19.15 (non si sa bene per quale simpatia per i quarti d’ora – nota l’articolista). Poteva illuminarsi con luce di colore:

  • rosso – STOP alle automobili
  • bianco e rosso – VIA ai pedoni, STOP ai veicoli
  • giallo – VIA ai tram
  • verde – VIA alle automobili e motocicli
  • giallo e verde – VIA a tutti i veicoli indistinti
Il primo semaforo a Milano
Il primo semaforo a Milano

A dimostrare che la novità, a parte esilarare i passanti, proprio non piacque agli automobilisti, il cronista continua …
Il pubblico vi assiste “come ad un cinematografo incomparabile, trovandovi uno spasso che uno più bello non si saprebbe immaginare”.

I risultati giustificavano l’ironia dei milanesi: “Invece di circolare, i veicoli stavano fermi, inchiodati nelle vie di provenienza da lunghissime code su due o tre file, formate da tram, automobili, carrozze e carri, motociclette e biciclette in cordiale promiscuità frammisti, nel gioioso conforto della famosa sorte comune e nella strepitante cacofonia di clacson, trombe, campanelli d’ogni timbro e d’ogni forza, sonanti la feroce sinfonia della protesta”.

‘Dura minga … dura no’

La novità quindi venne accolta dalla gente in maniera discordante, come per tutto: alcuni la chiamano una diavoleria che cambia i tempi della città” , altri, molto più scettici, e sicuri del fatto loro, sentenziano impietosi ” è un inutile marchingegno che dura minga…dura no!”. Una previsione smentita dai fatti, considerando che oggi, senza l’ausilio degli impianti semaforici, circolare in macchina in città, sarebbe davvero impossibile, senza rischio di scontro ad ogni incrocio! Dicono che ci siano attualmente a Milano, almeno 720 impianti semaforici (cui corrispondono oltre tremila lanterne) che scandiscono la quotidianità del capoluogo lombardo.

1 Aprile 1925 – Il vigile sta armeggiando sul semaforo

Riguardo al sistema di tutte quelle luci verdi, rosse, gialle e bianche, c’è un altro cronista anonimo, che, in un articolo di due colonne e mezza sul Corriere, dal titolo “l‘era nuova della circolazione”, scrive:
Mediante un po’ di pratica, lo si può anche tenere a mente. In ogni caso. pedoni e conducenti possono munirsi di un manuale e sfogliarlo al momento buono. Così mentre lo consultano, il colore cambia, e gli aspettanti attendono il loro turno o vanno sotto! All’ora dell’afflusso o del deflusso degli operai (in specie, i muratori), al fischietto del vigile al bianco-tosso del semaforo, si levò un urlo, un suono di campanelli a distesa, e tutta la spianata si riempì di sei-settecento persone”.

Tipico il caso di un ciclista appiedato ed in procinto di attraversare la spianata: “Monti in macchina” gli grida un vigile, “Lei, è un veicolo!” Quello monta e intanto ecco il fischio per i pedoni: “Smonti di macchina!”, sbraita un altro vigile, ”lei adesso è un pedone!” … insomma anche i vigili non avevano ben chiare le idee! Morale : “Bisogna riconoscere che Milano è una delle città nelle quali è più difficile andare in giro”!

Perchè non farne un monumento?

E’ dell’ottobre scorso la proposta, in occasione del centenario della posa di questo primo impianto, di restituire a Milano, e in particolare a piazza Duomo, il primo semaforo d’Italia, trasformandolo in monumento, ponendolo esattamente nell’aiola spartitraffico oggi piena si segnali stradali. La proposta arriva dal blog di urbanistica Urbanfile, uno i candidati all’Ambrogino d’oro 2019.

La riproduzione, naturalmente, non sarebbe più funzionante, ma diventerebbe, a tutti gli effetti, un monumento, come il famoso semaforo di Potsdamer Platz a Berlino, versione moderna e molto fotografata dell’antenato che si trovava nella stessa posizione.

Potsdamer Platz Berlino 1935
Il primo semaforo di Potsdamer Platz Berlino (1935)
monumento al primo semaforo di Potsdamer Platz – Berlino (oggi)

Ma com’è nato il semaforo?

Prima dell’invenzione dei segnali stradali, le regole della strada erano basate sulla reciproca tolleranza o sulla cooperazione tra coloro che occupavano la strada. All’intersezione, si prevedeva generalmente che, le persone che arrivavano per prime all’incrocio, avessero diritto di precedenza sugli altri veicoli. Questo, presto, divenne legge comune, ma poiché nessuno controllava il rispetto di tale usanza, gli incidenti erano all’ordine del giorno. Una regola adottata in Francia, ad inizio secolo, conferiva al guidatore proveniente dalla destra, la precedenza sugli altri, regola questa che, pur adottata in tutti gli Stati Uniti, fu spesso disattesa, perchè ritenuta inattuabile.

Il semaforo quindi nacque come esigenza di regolamentazione del traffico caotico nelle grandi città.

Chi lo ha inventato?

E’ molto più complesso, rispondere a questa domanda, perchè vi sono versioni discordanti legate al fatto che, chi lo ha inventato effettivamente, o si è dimenticato di brevettarlo, o se ha fatto la domanda, le lungaggini burocratiche protrattesi a dismisura in piena guerra mondiale, lo hanno convinto a rinunciarvi. Questo è il motivo per cui, a tutt’oggi, ci sono semsibili discordanze sull’attribuzione dell’invenzione all’ uno, piuttosto che all’altro.

Non si arrivò, comunque, subito alla soluzione che conosciamo tutti oggi, e che ha cambiato radicalmente le nostre abitudini. La prima idea di semaforo, ben diverso da quello attuale, nacque comunque in Inghilterra, prima ancora dell’invenzione della corrente elettrica.

Londra (9 Dicembre 1868) – John Peake Knigh

John Peake Knigh (ingegnere di Nottingham, che si occupava di segnaletica ferroviaria), per limitare il numero di incidenti sulle strade della capitale inglese, dovuti proprio alla mancata osservanza delle regole, propose di utilizzare, sulle strade di Londra, un sistema mutuato dalle ferrovie, chiamato ‘semaforo’

Semaforo (dal greco antico: σήμα, sḗma, «segnale» e φέρω, férō, «porto»), significa, in senso lato, “portatore di messaggi”

John Peake Knight
John Peake Knight

Il primo strumento di controllo del traffico cittadino, fu quindi installato in uno degli incroci più centrali della capitale inglese, proprio vicino alla Camera dei Comuni, all’incrocio tra George Street e Bridge Street.

Un poliziotto azionava manualmente Il segnalatore. Quest’ultimo, consisteva in un palo in legno di 22 piedi di altezza, con due aste orizzontali a T, piazzato in mezzo al crocicchio. Quando le aste erano distese, formando una T col palo di sostegno, le carrozze a cavalli, i carretti ed i veòocipedi dovevano fermarsi. Quando le aste si abbassavano a 45° , si poteva procedere, facendo comunque molta attenzione. Praticamente, lo stop corrispondeva esattamente alla posizione delle braccia distese, adottata, ancora oggi, dagli attuali vigili urbani, quando devono regolare manualmente il traffico ad un incrocio.

Semaforo ad aste (di derivazione ferroviaria
Semaforo ad aste (di derivazione ferroviaria

In cima al palo di legno, vi era posizionata una lanterna a gas, rotante, che emetteva, alternativamente, due luci di colore diverso: rossa, per indicare che ci si doveva fermare; verde, per dire che poteva procedere con cautela. Le due luci servivano principalmente di notte, quando le aste orizzontali, a causa del buio, non erano visibili. Il lato negativo di questo sistema era il fatto che funzionando manualmente, doveva necessariamente essere presidiato anche di notte, con qualunque tempo.
Questo segnalatore comunque ebbe vita molto breve! Venticinque giorni in tutto! Infatti il 2 gennaio 1869, a causa di una perdita di gas, la lanterna esplose in faccia all’agente che lo manovrava, ferendolo gravemente agli occhi. Nel 1870. questo sistema venne definitivamente accantonato.

Quattro decenni di silenzio

Dopo questo incidente, passarono ben quattro decenni prima che l’idea del semaforo tornasse ad essere ripresa in seria considerazione. L’avvento dell’automobile, a partire dal 1896, soprattutto negli Stati Uniti, come nuovo mezzo di locomozione, fece riprendere il discorso della necessità di regolare agli incroci, il flusso del traffico, di giorno in giorno, crescente, soprattutto per la salvaguardia dei pedoni. Infatti la situazione si stava facendo seria se si pensa che i morti per incidenti stradali, erano già stimabili in alcune centinaia all’anno.

Chicago (1910) – Earnest Sirrine

Fu cosi che nel 1910, Earnest Sirrine, inventore americano, introdusse a Chicago, un sistema automatico di segnali per il controllo del traffico. Il suo sistema prevedeva ancora l’uso di due bracci non illuminati, posizionati a croce, che venivano ruotati manualmente su un asse. Il segnale aveva due parole: “stop” e “proceed”. L’inconveniente di tale sistema era che, non essendo illuminato. il semaforo di notte non poteva funzionare.

Segnalatore Stop/Proceed
Segnalatore Stop/Proceed

Salt Lake City (1912) – Lester Farnsworth Wire

Nel 1912, a Salt Lake City, nello Utah, Lester Farnsworth Wire, ufficiale di polizia , capo della Divisione del Traffico in città, trovò una brillante soluzione alla limitazione del semaforo di Sirrine. Creò, con un “fai da te”, una scatola di legno con un tetto spiovente. Praticò due fori su ognuno dei quattro lati. vi inserì delle lampadine pitturando i bulbi di rosso e di verde, ed ecco creato un semaforo artigianale. Il tutto, era montato su un palo di legno da 10 piedi, collegato alle linee elettriche aeree della strada.

Venne scherzosamente chiamato dagli automobilisti the Wire’s bird house” (cioè “La casa degli uccelli di Wire“). Una volta installato, questo semaforo, veniva gestito a mano da un agente di pattuglia, in una cabina sul lato della strada:

Visto il successo riscosso dal prototipo, si decise a costruire un semaforo in metallo, molto più resistente di quello in legno, usando come telaio, il fumaiolo di una vecchia locomotiva, facendovi otto fori, come nel prototipo in legno. Pensò di brevettarlo, ma alla fine non lo fece, o se ne dimenticò.

Cleveland (5 Agosto 1914) – James B. Hoge

Il primo vero semaforo elettrico (inteso come lo intendiamo noi, oggi), fu ideato nel 1914 a Cleveland /Ohio – USA). L’inventore, James Hoge, installò il primo impianto di ‘Stop and Go’ tra la East 105th Street e la Euclid Avenue.
Centinaia di persone si dettero appuntamento per le cinque del pomeriggio a quell’incrocio. Giornalisti, fotografi, autorità, agenti di polizia e curiosi, tutti in attesa che si accendesse prima la luce verde e poi quella rossa di quello strano aggeggio piantato sull’asfalto. Questo fu il primo semaforo elettrico della storia, azionato a distanza da un poliziotto, in una cabina di comando. Quindi i colori inizialmente erano due soli, rosso, (STOP) e verde. (MOVE).

Cleveland – primi semafori elettrici della storia

n.p. – Per la cronaca, il 5 Agosto di ogni anno, viene celebrato come ricorrenza internazionale del semaforo

Detroit 1920 – William Potts

Otto anni dopo l’invenzione di Wire, a Detroit nel 1920, un altro detective di nome William Potts, introdusse la luce ambrata (il giallo) e una serie di controlli al circuito elettrico. Il primo semaforo semiautomatico fu installato a Detroit, all’incrocio tra Woodward e Michigan Avenue. Potts, grazie alla popolarità che assunse questa sua invenzione, iniziò ad essere chiamato “Mr. Traffic Light” . Fu sempre lui a creare la versione totalmente automatica e in particolare quel modello che, rimanendo appeso alla rete aerea in mezzo all’incrocio, è alimentato dalla rete aerea stessa. Nemmeno Potts, a quanto sembra, fece domanda per un brevetto, che tutelasse il suo ingegno.

Detroit, incrocio tra Woodward e Michigan Avenue

Cleveland 1923 – Garrett Morgan

Bisognerà attendere appena il 1923, perché Garrett Morgan, un afro-americano figlio di uno schiavo, inventasse un nuovo tipo di semaforo ancora diverso. Il design Morgan era un’unità a forma di T, che presentava tre posizioni: Stop, Go ed una posizione di arresto generale “All Stop” avente significato di blocco del traffico in tutte le direzioni per consentire ai pedoni l’ attraversamento generalizzato delle strade. L’invenzione di Morgan, con il “tutto stop”, era essenzialmente un terzo segnale di tipo “cautela”.

Il sistema, ingegnoso, non ebbe il successo sperato anche perchè nelle strade di Cleveland era già stato adottato il sistema di Potts. Brevettò il sistema di Potts a 3 tempi (cioè comprensivo della luce gialla), vendendone poi i diritti alla General Electric per $ 40.000.

Garrett Morgan e il primo semaforo automatico

Le prime città a sperimentare i semafori

1920 – New York

Nel 1920 comparvero primi semafori anche a New York, in Fifth Avenue che già allora, era (e rimane ora), una delle strade più trafficate della città.

1922 – Parigi

Fu la capitale della Francia, la prima, nel vecchio continente, a sperimentare la novità. Lì, nella Ville Lumiere, il dispositivo era totalmente automatico e a tre luci. Poi, a catena, la novità fece la sua comparsa ad Amburgo in Olanda, a Berlino in Potsdamer Platz, in Germania ed infine a Londra in Inghilterra.

1925 – Milano

Milano, capitale morale, fu la prima in Italia, come detto, a sperimentare il nuovo semaforo nel 1925.

1929 – Roma

Roma capitale politica, poteva restare indietro? No di certo, ma invece di far tesoro delle esperienze di Milano, fece di testa sua. Così, nel 1929, l’ingegner Filippo Ugolini, vice comandante dei pompieri e, per inciso, inventore del tassametro, collaudò il primo semaforo a due luci, indispensabile per rendere più sicure le millenarie vie consolari. L’esordio, come raccontano le cronache dell’epoca, non fu dei più esaltanti. Causò subito tamponamenti per via del repentino passaggio dal verde al rosso. Per ovviare al problema, accanto al segnale luminoso. se ne aggiunse uno acustico che si potesse sentire almeno 100 m lontano, Questo ovviamente suscitò le proteste dei residenti per il rumore fastidioso e venne subito cassato.

Finalmente, l’11 gennaio 1934 a Largo Goldoni venne installato un semaforo a più luci. Fu un successo, tanto che sul finire dello stesso anno, la Commissione Traffico decise di installare altri 15 semafori come questo, in altrettanti incroci della città. Il passaggio dal rosso al verde, e viceversa, venne segnalato da una serie di lampadine che si spegnevano in progressione. Bellissimo … però ci arrivarono, con nove anni di ritardo rispetto a Milano!

1961 Berlino – Semafori pedonali

Un’altra tappa importante nella storia dei semafori fu nel 1961, quando a Berlino, venne installato il primo semaforo per passaggi pedonali, quale soluzione per tutti i soggetti daltonici (circa il 10% della popolazione). Il primo semaforo con l’Ampelmännchen (l’omino dei semafori che per molti turisti è ancora oggi, visto come uno dei simboli della Germania), venne installato a Unter den Linden e a Friedrichstrasse, due storiche strade di Berlino Est. Questo tipo di semaforo si estese poi, a macchia d’olio, in tutta la Germania

Conclusione

Il semaforo, con le sue luci, regola oggi il traffico automobilistico e pedonale nelle strade di tutto il mondo. Tre i colori, dunque. incredibilmente uguali da noi come in Thailandia, dall’Alaska come in Argentina dalla Finlandia come in Mozambico. Solo quei tre colori si possono accendere nei semafori: il verde, il giallo e il rosso, secondo una convenzione universalmente riconosciuta. Non tutte le Nazioni utilizzano, tuttavia, la sequenza cromatica, allo stesso modo. Se in Italia, il giallo segnala l’imminente obbligo di stop, in altri Stati viene usato anche in combinazione con il rosso per indicare l’avvicinarsi del via libera.

In Italia il rosso, è uno dei colori che spicca, anche in lontananza. Nei semafori, è posizionato sempre in alto, per indicare l’imminente stato di pericolo. Risalta maggiormente all’occhio umano che avverte tale colore, come un vero e proprio simbolo di pericolosità. Il colore verde invece è associato alla libertà di movimento e di manovra.

Tornando al primo semaforo di Milano, fa sorridere oggi la visione di qualche vecchio cortometraggio dell’Istituto Luce in cui si può osservare il comportamento di centinaia di milanesi ammassati ai bordi del marciapiede in attesa di attraversare la strada e stare lì, a spiare il semaforo … e quando arriva il rosso più il bianco, ( n.p. chissà perchè, noi italiani dobbiamo essere sempre speciali e fuori norma), tutti a fiondarsi ad attraversare la carreggiata, col passo frettoloso, quasi di corsa… Ed era realmente così! Da quel primo Aprile, comunque, bianco a parte, i tre colori fondamentali assunsero per tutti un nuovo significato che ormai fa parte della vita di ciascuno di noi: con il rosso, obbligo, tutti fermi; con il verde, imperativo, si riparte; con il giallo. consiglio, meglio riflettere

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