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Giuseppe Mercalli

| Gianni Zacevini |

Premessa

Il 18/12/2021 ore 11.34 terremoto a Milano – magnitudo 4,4 (scala Richter)

Una forte scossa è stata avvertita in città e nel Milanese. Per diversi secondi, una decina scarsa, i vetri, i mobili e persino i pavimenti nelle case dei milanesi hanno tremato forte. La stima dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) è che il terremoto sia di magnitudo 4.4 (scala Richter), con epicentro nella zona di Bergamo, per la precisione a Bonate Sotto.

Il 17/12/2020 ore 16.59 terremoto a Milano – magnitudo 3,8 (scala Richter)

Epicentro, sembra, fra Trezzano Sul Naviglio e Pero. Pare che un evento simile, cioè con epicentro qui in zona, non accadesse da oltre 500 anni! Per fortuna nessun danno a persone o cose.

Davvero incredibile: due eventi simili, in una zona dichiarata “poco sismica”, a esattamente un anno di distanza l’uno dall’altro! Chissà per qual motivo comunque, quando capita di parlare di terremoti, il metro di valutazione dei fenomeni sismici, oggi è diverso da come lo ricordavo in gioventù. Ai miei tempi (ormai ne è passata di acqua sotto i ponti ….) per valutare gli effetti di un terremoto, si parlava sempre esclusivamente di “gradi” Mercalli, basati su una scala da 1 a 12. Oggi, si propende per una valutazione in “gradi” Richter che viceversa prevede una scala che va solo da 1 a 10. Si tratta naturalmente di due tipi di misurazioni totalmente diverse, che avremo modo di esaminare più avanti. Piuttosto incomprensibile nella realtà nostrana, anche se giustificabile sotto diverso punto di vista, è il motivo per cui oggi, qui da noi, si preferisca optare per la scala logaritmica Richter (creata, nel 1935, da Charles Richter, fisico e sismologo statunitense) piuttosto che per la Mercalli (ideata, nel 1902, da Giuseppe Mercalli, scienziato e un vulcanologo italiano, anzi addirittura milanese). Non si tratta assolutamente di campanilismo, comunque pure questo è un tema che verrà ripreso in seguito.

Ma visto che si parla di Giuseppe Mercalli, scienziato milanese, vediamo di ripercorrere la sua storia, che, credo, siano in pochi a conoscere.

I suoi primi anni (1850 -1874)

Giuseppe Mercalli nacque a Milano il 21 Maggio 1850, da Carlo e Carolina De Simone, famiglia di artigiani tessili della seta, originaria di Portici. Era il terzo dei cinque figli della coppia. Seguito da alcuni preti amici di famiglia, fece privatamente le scuole elementari e le medie inferiori. Avendo manifestato fin da ragazzino la sua intenzione d’intraprendere successivamente la carriera ecclesiastica, i suoi gli fecero proseguire gli studi liceali nel Seminario di Monza per quanto riguarda la cultura letteraria e scientifica, e nel Seminario Maggiore di Milano, per quelli teologici. Già durante i corsi liceali, egli fu particolarmente attratto dalle scienze, dal fascino e dall’armonia dei fenomeni naturali, manifestando grande acume e capacità di osservazione comparativa degli eventi stessi. Giuseppe ricevette l’ordinazione sacerdotale dall’Arcivescovo mons. Luigi Nazari di Calabiana, all’età di 21 anni, proprio il giorno di Natale 1871 e da allora, vestì l’abito talare dei Rosminiani. Caratterialmente molto schivo (dicono pure, scorbutico e piuttosto asociale) non essendo il soggetto più adatto per la cura delle anime, decise, dato il suo amore per le scienze, di dedicarsi agli studi scientifici. Gli venne dato il titolo onorifico di “Abate [Ndr. – Titolo attribuito in passato a semplici sacerdoti, noti per meriti culturali – vedi Parini]

Mentre il fratello Gaetano, di 6 anni più giovane di lui, una volta finito il medesimo percorso scolastico di Giuseppe, decise di continuare la carriera ecclesiastica nella diocesi di MIlano (diventando successivamente parroco e dedicandosi alla scrittura di diverse monografie a carattere religioso) lui, libero dagli impegni pastorali, si iscrisse alla Scuola Normale annessa all’Istituto Tecnico Superiore di Milano, conseguendo già nel 1874, all’età di 24 anni, il diploma di professore di Scienze naturali, titolo questo, equiparato alla laurea conseguibile al Politecnico.

Studi sulle glaciazioni (1874 – 1876)

Alla Scuola Normale, fu allievo dello scienziato lecchese Antonio Stoppani (1824 – 1891), padre della geologia e della paleontologia (studio dei fossili). Con lui strinse una profonda amicizia e fu proprio Stoppani ad avviarlo agli studi di glaciologia. Si dedicò all’analisi, di una vasta gamma di depositi glaciali Alpini della Lombardia, iniziando fin da subito ad approfondire, per proprio conto, tematiche di carattere scientifico.

E fu proprio l’abate Antonio Stoppani,  suo grande maestro e amico, (lo zio Tom, come amava chiamarlo familiarmente Mercalli) ad indirizzarlo agli studi geofisici e, successivamente,  alla predilezione per lo studio dei fenomeni tellurici.

Ndr. – Antonio Stoppani fu il primo geologo a notare la determinante influenza dell’uomo sull’ambiente e sul clima, tanto da chiamare Antropozoica l’attuale era geologica; oggi i geologi usano il termine Antropocene ma ne riconoscono a Stoppani la paternità della definizione.

Giuseppe Mercalli si dedicò allo studio delle glaciazioni alpine, campo nel quale, nel 1876, pubblicò il suo primo lavoro scientifico. In quel periodo ottenne pure l’insegnamento del corso di Scienze naturali nei seminari di Monza e Milano, dove aveva studiato lui. Da annoverare fra i suoi allievi, uno che collaborò con lui nella stesura della sua pubblicazione fu Achille Ratti (1857 – 1939) allora semplice sacerdote diocesano milanese, che nel 1922 sarebbe salito al soglio pontificio come Pio XI, col quale rimase sempre amico.

Studi su vulcanologia, geologia e sismologia (1878 – 1884)

Fu nel 1878 che, su suggerimento dello stesso Antonio Stoppani, l’editore Francesco Vallardi, nel contesto della pubblicazione della collana «Geologia d’Italia» curata dal noto geologo, decise di affidare a Giuseppe Mercalli, la stesura della sezione sismica dell’opera, cioè il terzo volume della collana, dal titolo “Vulcani e fenomeni vulcanici in Italia“. Fu proprio in quest’occasione, che, approfondendo gli studi e le ricerche su questi fenomeni naturali, nacque in Mercalli la passione per la vulcanologia, la geologia e la sismologia.

Naturalmente, per poter scrivere un intero volume sulla materia, Mercalli dovette documentarsi cominciando a girare per le varie zone vulcaniche d’Italia, eseguendo ricerche storiche sui fenomeni accaduti nel passato e facendo osservazioni sulla situazione del presente, senza trascurare naturalmente i fenomeni pseudovulcanici delle Salse del Modenese, dei soffioni boraciferi toscani, delle solfatare di Pozzuoli, del bradisismo.

Ndr. – Le salse, o “mud volcanoes” (vulcani di fango, come sono indicate nella letteratura geologica), sono manifestazioni naturali date dall’emissione di fanghi (spesso in acqua salata, da cui il nome italiano derivato dal latino “salsus”), veicolati in superficie dalla pressione del gas metano, in risalita dalle profondità.
La fuoriuscita avviene attraverso punti che, con un termine antico ma esaustivo, potremmo definire “bocche lutivome”. Le colate di fango possono dare origine ad apparati a forma di cono oppure a pozzi o laghetti. I punti di emissione possono descrivere allineamenti, indicativi della presenza di fratture associate a faglie che caratterizzano la geologia locale.

[ rif. – Fenomeni geologici di importanza storica: le “salse” o “vulcani di fango” — Ambiente (regione.emilia-romagna.it)]

Salse di Nirano – Fiorano Modenese

Mercalli incontrò le personalità scientifiche dei vari luoghi visitati, studiò le collezioni naturalistiche locali, lesse le cronache edite e inedite, nonché il materiale manoscritto che archivi pubblici e privati gli misero a disposizione.

Questa analisi storica, così puntigliosa e dettagliata, unita alla serie di rilevazioni che fece in ogni sito visitato, lo portarono da un lato a stendere la prima Carta Sismica del territorio italiano (che ebbe una successiva edizione avvalendosi della collaborazione del cartografo prof. Torquato Taramelli), dall’altro a compilare un catalogo – il CPTI (Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani) – che, ampliato in seguito dal suo allievo Mario Baratta, sarebbe diventato la base di tutti i cataloghi successivi sulla sismicità italiana, ed il modello di catalogo sismico utilizzato oggi, in tutto il mondo.

Questo incarico lo appassionò a tal punto, da dare una svolta decisiva alla sua vita scientifica. Da quel momento, per il resto dei suoi giorni, focalizzò tutte le sue energie proprio sullo studio dei vulcani e dei terremoti.

I risultati delle sue osservazioni sul campo e dei suoi coscienziosi studi bibliografici, portarono al quadro analitico delineato nel volume Vulcani e fenomeni vulcanici in Italia (Milano 1883).

IL PRIMO SISMOGRAFO
E’ uno strumento che serve a rivelare e a registrare i movimenti del suolo provocati da cause naturali (terremoti) o artificiali (esplosioni). La maggior parte dei sismografi ha come elemento sensibile un pendolo e si compone di un sistema di amplificazione del moto della massa pendolare rispetto al supporto solidale con il suolo e di un dispositivo di registrazione di tale movimento.
Il primo apparecchio per registrare l’intensità e la durata di un terremoto, venne inventato in Italia dallo scienziato italiano
Luigi Palmieri nel 1855.

Lo strumento era costituito da una serie di tubi di vetro piegati ad U e contenenti mercurio. Un movimento sismico metteva in agitazione il mercurio sul quale erano disposti dei galleggianticollegati a punte scriventi che registravano gli spostamenti su carta millimetrata avvolta su un tamburo rotante.

Sismografo Palmieri (usato sul Vesuvio)

L’anno successivo, il successo in campo scientifico della sua memoria L’isola d’Ischia ed il terremoto del 28 luglio 1883, fu di tale rilevanza che Mercalli venne prescelto dalle autorità governative e dall’Accademia Nazionale dei Lincei per compiere, insieme al geologo Torquato Taramelli, un viaggio in Andalusia per studiare gli effetti del terremoto che sconvolse quella zona, il 25 dicembre 1884. [magnitudo 6.7 – 1200 morti, 1500 feriti, 4400 edifici completamente distrutti].

Insegnamento in Seminario (1885 -1887)

Iniziò ad insegnare per qualche anno in istituti religiosi. Nel 1885-86, ad esempio, insegnò Scienze naturali al Liceo parificato “Antonio Rosmini” di Domodossola. Parallelamente all’insegnamento che gli lasciava parecchio tempo libero, portò avanti i suoi studi e l’attività scientifica, pubblicando numerose memorie (115 in tutto) lavoro questo, che portò avanti ininterrottamente sino al 1913.

Espulso dal Seminario (1887)

Un altro degli eventi significativi che segnarono la vita di Mercalli, accadde nel 1887, quando già collaboratore alla rivista Il Rosmini, ispirata dall’amico Antonio Stoppani, decise di firmare una mozione, promossa dall’abate geologo, per erigere un monumento al filosofo Antonio Rosmini, le cui teorie liberali erano fortemente osteggiate dal mondo clericale. Minacciato di espulsione se non avesse ritirato il suo nome dalla mozione, rifiutò di farlo e lasciò il seminario.

Ndr. – Antonio Rosmini fu un controverso sacerdote e filosofo. Deriso dai vescovi e persino dal papa ai suoi tempi, nel 2007 fu beatificato (ritenuto “beato”) dalla Chiesa ed è ora candidato alla santità (Vaticano).

Insegnamento in scuole statali (1888 – 1911)

Dopo poco, nell’ottobre del 1888, vinse un concorso statale che gli consentì di cominciare ad insegnare nei licei statali. Essendo tra i primi in graduatoria, ebbe la possibilità di scegliere la sede che
riteneva più appropriata. Fu proprio grazie ai suoi precedenti studi sull’attività sismica in Italia, che decise di avvicinarsi alle zone più “calde”. Scelse di trasferirsi a Reggio Calabria per insegnare Scienze naturali al locale Liceo “Tommaso Campanella”. Data la frequenza degli eventi sismici nella zona, era maggiormente vicino al manifestarsi dei vari fenomeni potendo così documentare direttamente dal punto di vista scientifico, anche con eventuali misurazioni, l’evoluzione degli stessi. Ottenuta la libera docenza, diventò professore di geologia e mineralogia all’Università di Catania.

Ndr. – La libera docenza venne stabilita nella Legge Casati del 1859, promulgata nel Regno di Sardegna e mantenuta in vigore con l’Unità d’Italia.

La libera docenza, nell’ordinamento universitario italiano, indicava un titolo abilitativo, il cui conseguimento autorizzava il titolare (libero docente) all’insegnamento, a titolo privato, in università e istituti di istruzione superiore
.

Nel 1892, ottenne di essere trasferito a Napoli, per avere l’opportunità di studiare il Vesuvio, all’epoca in piena attività. Andò ad insegnare al Liceo Classico Statale Vittorio Emanuele II e sarebbe rimasto lì per quasi vent’anni fino al 1911. Riuscì anche ad ottenere la cattedra di Vulcanologia e Sismologia presso l’Università degli Studi della citta partenopea.

Per poter controllare più da vicino l’attività del Vesuvio, addirittura aveva preso in affitto un appartamentino, in posizione elevata e vista sul vulcano. Questo gli consentiva di poter osservare giornalmente l’evoluzione della sua attività (fumarole varie ecc.) in modo da decidere quando sarebbe stato meglio andare in cima alla montagna sia per il prelievo di rocce, che per studiare da vicino quanto stava realmente accadendo. Fece diverse volte il tragitto, in tram a cavalli fino a Portici e di lì, a piedi, fino alla sommità del monte. Al ritorno, era sempre carico di sassi, i campioni di roccia, prelevati il più vicino possibile al cratere, che poi, a casa, avrebbe analizzato e catalogato. Le sue osservazioni venivano regolarmente pubblicate nel Bollettino della Società Sismologica Italiana.

In quel periodo, ebbe come allievo, tra gli altri, Giuseppe Moscati (il fisiologo e accademico, futuro “medico dei poveri” che, beatificato da papa Paolo VI nel corso dell’Anno Santo 1975, fu canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987)

 Stando lì sul posto, ebbe modo di effettuare numerosi e importanti studi sui fenomeni vulcanici, in particolare, oltre a quelli del Vesuvio, pure quelli dello Stromboli e di Vulcano che seguì da vicino registrando puntualmente l’evolversi delle varie manifestazioni di “risveglio”. Studiò naturalmente anche l’Etna.

Partecipazione a commissioni governative

Fece parte, inoltre, di numerose commissioni governative per studiare e valutare i danni prodotti da terremoti e dalle eruzioni vulcaniche. Fu testimone diretto e studioso attento dei terremoti:

  • di Casamicciola (isola d’Ischia) nel 1883,
  • di quello di Diano Marina seguito da maremoto (23 febbraio 1887),
  • dell’eruzione di Vulcano nelle Eolie (1888-90),
  • del terremoto della Calabria (Palmi) seguito da maremoto (1894),
  • dell’eruzione del Vesuvio del 1906,
  • del disastroso terremoto di Messina e Reggio (28 dicembre 1908) [magnitudo 7.5 Mw (XI° scala Mercalli), oltre 100.000 morti, 90% di case distrutte)].

Di tutti questi eventi, lasciò preziose memorie scritte.

I suoi studi di vulcanologia e sismologia, gli procurarono fama mondiale.

Direttore Istituto Vesuviano

Nel 1911, alla morte di Raffaele Matteucci (geologo e vulcanologo, professore di fisica terrestre nell’Università di Napoli e direttore dell’ Istituto Vesuviano), Giuseppe Mercalli vinse il concorso per prendere il suo posto come direttore dell’Osservatorio Vesuviano, che versava in stato di semi abbandono. Si impegnò a fondo per ottenere i fondi governativi per la ristrutturazione dell’edificio e per rimettere in funzione tutti gli strumenti sismologici, oltre ad acquistarne di nuovi.

La classificazione dei terremoti

Durante i suoi anni all’Università di Napoli, Mercalli continuò a viaggiare in tutta Italia, inseguendo e studiando i fenomeni sismici, al loro manifestarsi e le loro conseguenze. Fu proprio in questo periodo che ideò e perfezionò la famosa scala che porta il suo nome, modificando la classificazione fino ad allora in uso (la cosiddetta scala Rossi-Forel, di gran lunga più semplice).

Scala Rossi – Forel (10 gradi)

Ndr. – La scala Rossi-Forel fu una delle prime scale sismiche a valutare l’intensità di un terremoto. Sviluppata dall’italiano Michele Stefano de Rossi e dallo svizzero François-Alphonse Forel nell’Ottocento, venne usata per circa due decenni fino all’introduzione della scala d’intensità Mercalli nel 1902.
Questo sistema è ancora in uso in alcune nazioni, incluse le Filippine.

La versione del 1873 della scala Rossi-Forel aveva 10 livelli di intensità:

  • I. Scossa microsismica. registrata da un solo sismografo o da sismografi dello stesso modello, ma non da molti tipi differenti di sismografi. La scossa è avvertita da un esperto osservatore.
  • II. Scossa estremamente debole. registrata da molti tipi differenti di sismografi. Viene avvertita da un ristretto numero di persone a riposo.
  • III. Scossa molto debole. Sentita da molte persone a riposo. Abbastanza forte per la direzione o durata da essere valutabile.
  • IV. Scossa debole. Avvertita da persone in movimento. Disturbo ad oggetti mobili quali porte e finestre; screpolatura di soffitti.
  • V. Scossa di moderata intensità. Avvertita generalmente da chiunque. Disturbo di arredi, causa di rintocchi di alcune campane.
  • VI. Scossa abbastanza forte. Risveglio generale di coloro che dormono. Suono generale di campane. Oscillazione di lampadari, si fermano gli orologi, visibile agitazione di alberi e cespugli. Alcune persone spaventate lasciano le loro dimore.
  • VII. Scossa forte. Rovesciamento di oggetti mobili, caduta di intonaci con suono di campane delle chiese. Panico generale. Nessun danno strutturale alle abitazioni.
  • VIII. Scossa molto forte. Caduta di comignoli, incrinature nei muri degli edifici.
  • IX. Scossa estremamente forte. Parziale o totale distruzione di alcuni edifici.
  • X. Scossa di estrema intensità. Grande disastro, rovine, deformazione del terreno con fessurazioni, cadono massi rocciosi dalle montagne o colline. [rif. Wikipedia]

Scala Mercalli (10 gradi)

Mercalli inizialmente modificò la preesistente scala di De Rossi – Forel, mantenendo invariati i dieci gradi previsti, ma impostando i primi quattro sul livello crescente di percezione della scossa da parte della popolazione, mentre i successivi sei sul livello crescente di danni alle strutture.

Nel 1900, la sua scala fu adottata dal Regio Ufficio Centrale di meteorologia.

Quando Giuseppe Mercalli espose la propria scala alla comunità scientifica, non mancò di evidenziare i limiti del suo sistema, sottolineandone al contempo l’estrema praticità della stessa. La scala Mercalli classifica con un numero romano dieci livelli di “intensità” per gli eventi sismici, in base all’analisi dei danni che questi provocano sia sugli esseri umani che sulle strutture artificiali.

Questa valutazione ha due vantaggi:

  1. Non richiede l’utilizzo di strumenti di misurazione.
  2. Per la sua caratteristica descrittiva, la scala può essere applicata anche per la classificazione di terremoti pregressi, di cui comunque sia disponibile una descrizione scritta. Vista in quest’ottica, torna utilissima per catalogare con buona approssimazione l’entità di sismi avvenuti in epoche storiche passate, quando ancora non esistevano sistemi di misurazione delle scosse. 

Ampliamento scala a 12 gradi – MCS, Mercalli-Cancani-Sieberg

Fu proprio nel 1908, dopo il devastante terremoto di Messina, che su proposta del fisico Adolfo Cancani aggiunse un undicesimo grado (molto disastrosa) ed, in seguito, un dodicesimo (catastrofica). Questa scala fu adottata in tutto il mondo ed è ancora oggi uno strumento fondamentale per la classificazione dei terremoti in base agli effetti prodotti.

Naturalmente questa misurazione non va confusa con quella della “magnitudo” del terremoto, rilevata oggi dalla strumentazione scientifica.

Scala Richter

Sviluppata nel 1935 da Charles Richter (fisico e sismologo statunitense) in collaborazione con Beno Gutenberg (fisico tedesco), entrambi del California Institute of Technology, la scala logaritmica era stata originariamente studiata solo per essere usata in una particolare area della California e solo su sismogrammi registrati da un particolare modello di sismografo, quello a torsione di Wood-Anderson.

Differenze fra Scala Richter e Mercalli

La scala Richter, misura la magnitudo di un sisma, cioè si riferisce all’energia meccanica sprigionata dal terremoto e si basa sulle onde sismiche prodotte.
La scala Mercalli invece misura l’intensità di un sisma, cioè si riferisce unicamente agli effetti prodotti dallo stesso.

La differenza è notevole: un terremoto di alta magnitudo può essere classificato di bassa intensità sulla scala Mercalli se avviene in regioni poco popolate, perché non provoca danni; e, viceversa, eventi anche abbastanza deboli che si verificano in centri altamente urbanizzati potrebbero essere catalogati come catastrofici se causano danni

Le due scale NON sono confrontabili trattandosi di valutazioni totalmente diverse. Tutto dipende da dove avviene il sisma (zona desertica, scarsamente popolata o densamente popolata) e a quale profondità avviene l’evento.
Un paio di esempi per comprendere meglio il concetto:

  • Teoricamente, se una scossa fortissima si propagasse nel deserto, la scala Mercalli potrebbe registrare un grado 0 (intensità nulla perchè effetti nulli) e quella Richter un 9 (magnitudo elevatissima).
  • Analogamente se due terremoti di uguale forza hanno lo stesso epicentro, ma due ipocentri diversi (cioè uno più profondo dell’altro) significa che avranno la stessa magnitudo, ma una diversa intensità. Faranno entrambi danni, ma di entità diversa. In pratica, la stessa bomba (col medesimo carico esplosivo) fatta esplodere pochi centimetri sotto i nostri piedi, provoca un effetto, se collocata a 100 metri di profondità, creerà sicuramente un effetto diverso. In entrambi i casi farà danni, ma questi saranno molto diversi, nonostante la potenza sia la stessa.

Visto che l’Italia è densamente popolata, e ogni terremoto di una certa entità può creare danni, non è chiaro per quale ragione si preferisca insistere a creare apprensione nella popolazione comunicando la misura scientifica dell’entità del terremoto (cosa che per i motivi sopra esposti, non significa assolutamente nulla) piuttosto che l’altra (la Mercalli) che risulta, almeno per la massa della popolazione, molto più pratica e significativa. L’unica motivazione plausibile è che la scala Richter, essendo rilevata direttamente dai sismografi, è comunicabile praticamente in tempo reale. L’altra misura, basandosi sugli effetti delle scosse telluriche, necessita di maggior tempo e di una più accurata indagine sul campo.

Questa tabella di comparazione ha significato puramente indicativo

NOTA CURIOSA
Prende il nome di “Sindrome di Mercalli“, l’insieme di reazioni (eccitazione nervosa, tremolio, nausee) a cui sono soggetti spesso gli animali, prima del manifestarsi di un evento sismico.

Onorificenze

Venne insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Corona d’Italia per meriti scientifici.

La morte (1914)

Questo il titolo del quotidiano «La Stampa» a pagina 4 dell’edizione del 20 marzo 1914.

PROF. G. MERCALLI BURNED TO DEATH; Famous Director of Vesuvian Observatory
Upsets Oil Lamp Upon Himself.
così intitolava il suo articolo il «New York Times» in quarta pagina il 20 marzo 1914

Davvero una tragica fine per il povero Giuseppe Mercalli, nelle primissime ore di quel 19 marzo 1914, proprio il giorno del suo onomastico. Non aveva ancora 64 anni! Era solito fare le ore piccole, per mettere a posto i suoi appunti. Non aveva ancora la luce elettrica nella sua abitazione di via Sapienza 23, a Napoli. Viveva da solo, in un appartamento modestissimo di tre camerette, spoglie di tutto, al limite della povertà e dell’indigenza (così riferisce l’articolista de “la Stampa”). Probabilmente per il fatto che il silenzio gli permetteva una migliore concentrazione, era solito lavorare sino quasi al mattino, illuminando l’ambiente con la tremolante fiammella di una lampada ad olio. Con tutta probabilità, l’incendio fu dovuto al fortuito rovesciamento proprio sul suo abito talare, di quella lampada lasciata distrattamente in bilico sopra una pila di libri sul tavolino su cui stava lavorando. Per ironia della sorte, quasi il fuoco avesse voluto prendersi la rivincita su questo scienziato, che proprio al fuoco che esce dalle viscere della terra, aveva dedicato tutti i suoi studi e la sua vita, Giuseppe Mercalli morì di morte atroce, fra le fiamme.

I funerali di Giuseppe Mercalli a Napoli

Fu inizialmente sepolto a Napoli. La città partenopea lo ricorda ancora oggi, avendogli intestato sia una via che un prestigioso Liceo Scientifico Statale.

Il Comune di Milano, oltre a ricordarlo intestandogli una via in zona semi-centrale (la prima traversa di Corso Italia subito oltre la Circonvallazione interna) ha fatto iscrivere il suo nome al Famedio del Cimitero Monumentale di Milano nell’albo dei personaggi milanesi più illustri. Le sue spoglie riposano oggi in una cappella detta “dei Mercalli” nella quattrocentesca Chiesa di Santa Maria Incoronata, in fondo a Corso Garibaldi.

In questa chiesa, fu, per moltissimi anni parroco, il fratello di Giuseppe, Gaetano Mercalli (1856 – 1934) , che, come si è accennato, una volta sacerdote, aveva optato per la carriera ecclesiastica. Si fece evidentemente molto benvolere dai suoi parrocchiani, se questi, nel giugno del 1966, completati i lavori di ristrutturazione della chiesa, si dettero da fare perché i suoi resti venissero tumulati nella prima delle cappelle della chiesa riservate alle famiglie illustri (la prima a destra, entrando, semplicissima, con un crocefisso, un tappeto e due poltroncine in legno). Nello stessa cappella trovarono ospitalità anche i resti del fratello maggiore il celebre scienziato Giuseppe Mercalli, pure lui sacerdote, traslati quello stesso anno dal cimitero di Napoli. Così questa divenne la cappella detta “dei Mercalli”

Chiesa di Santa Maria Incoronata – Corso Garibaldi Milano

Pubblicazioni

Tra i suoi numerosi studi di sismologia e vulcanologia si ricordano in particolare le monografie I vulcani attivi della Terra (1889) e gli studi sui terremoti di Casamicciola (1883), delle Isole Pontine (1892) e di Messina (1908).

  • Studi su Vesuvio, Stromboli e Vulcano
  • I vulcani e i fenomeni vulcanici in Italia (Milano, Francesco Vallardi, 1883), Terzo volume della Geologia d’Italia
  • Il terremoto di Lombardia (1884)
  • Il terremoto di Lecco (1887)
  • Il terremoto dell’Andalusia (1897)
  • I vulcani attivi della Terra (Milano 1897)
  • Notizie vesuviane (1901-1907)
  • Studi sui terremoti della Calabria meridionale
  • Il risveglio del Vesuvio (1913)
  • Studi sui fenomeni del bradisismo del Serapeo e della Solfatara

[ rif. – Wikipedia ]

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