Curiosità di un non milanese: Il rito del ciocco
Posto che vai, usanza che trovi …. Questa, a dire il vero, sembra sia un’usanza molto carina, ma, che io sappia. ‘dimenticata’ dai milanesi di oggi.
E’ una di quelle vecchie tradizioni che si perdono nei secoli e che oggi, dopo un lungo periodo di oscurantismo, dovuto sicuramente agli eventi bellici, potrebbe tornare di moda. Si tratta della ‘carsenza’, dolce che. in tanti anni che sono a Milano, non ho mai sentito nominare e che, tradizione vuole, venga servito a Capodanno. E’ molto semplice, fatto con ingredienti poveri, tipico della tradizione contadina lombarda.
Ma in cosa consiste questo ‘rito del ciocco’? Per propiziare meglio l’inizio del nuovo anno, era infatti abitudine del capofamiglia, mettere come regalo, all’interno dell’impasto di questa torta di pane soffice, una monera d’oro o d’argento. La ‘Dea bendata’ avrebbe baciato il fortunato a cui sarebbe capitata la fetta ‘pregiata’! Davvero carina l’idea della sorpresa!
Un dolce assolutamente povero creato dalla fantasia di chi, desiderando comunque festeggiare la festività, mette insieme quello che ha in casa, cercando di non sprecare assolutamente nulla. Una tipicità tutta milanese, tramandata da secoli, ricetta che, migliorando il tenore di vita del popolo, ha subito una naturale evoluzione.
Si tratta sostanzialmente di una sorta di focaccia di pasta lievitata. Poiché, giustamente non bisognava buttar via nulla, lo scarto della pasta usata per fare il pane, veniva lavorato nuovamente con farina, acqua, mele e uva.
Le mele, ad esempio, sempre per evitare gli sprechi, venivano selezionate con oculatezza … venivano scelte le mele cadute per prime dagli alberi … quelle bacate, rovinate dalla grandine o ammaccate, cose che noi oggi butteremmo via, perché non perfettamente sane, lucide e tonde. Analogo discorso per l’uva, niente primizie … ma certamente uva di stagione, al limite un po’ invecchiata in cantina … dato che a fine dicembre, il raccolto dell’uva è già finito!
Indubbiamente questa versione base della ‘carsenza’ è sicuramente meno gustosa di quella più ricca che, qualche vostra nonna, vi avrà fatto gustare, quando eravate bambini. Ma si tratta unicamente dell’aggiunta di un pò di burro, fichi e uvetta. Chi l’ha provata, dice che è ottima.
Per chi volesse provare a farla, qui di seguito, una delle ricette che ho trovato su internet:
Buon appetito!
Classe 1941. Laureato in ingegneria elettronica: triestino di nascita, milanese di adozione. L’interesse per la storia, l’arte e la natura, ha sempre destato la mia curiosità e passione, fin da giovane. Ora che non lavoro più, e posso dedicare maggior tempo ai miei hobbies, mi diletto a fare ricerche storiche sulla città, sui suoi costumi, sui suoi monumenti, su come viveva la gente, sugli aneddoti poco noti, sui personaggi che, in vario modo, hanno contribuito a rendere Milano, la città che è oggi, nota in tutto il mondo.
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