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A Milano: un emozionante viaggio nel Rinascimento

“GRAND TOUR  Sogno d’Italia da Venezia a Pompei”

Si è conclusa da poco alle Gallerie d’Italia di piazza della Scala una delle mostre  culturali  e storiche tra le più interessanti che  Milano  abbia avuto l’onore di ospitare. Inaugurata il 19 novembre 2021,  ha visto un’ affluenza costante  di visitatori  fino al giorno di chiusura (27 marzo 2022).   Pur non essendo stata la prima mostra in assoluto sul tema,  la si può certamente considerare  come la più imponente e la più completa mai vista in Italia e difficilmente ripetibile.  Un evento unico sapientemente studiato e preparato dai tre curatori Fernando Mazzocca, Stefano Grandesso e Francesco Leone,, che hanno scelto il polo museale delle Gallerie d’Italia di Piazza della Scala, per proporre un percorso  ricco di dipinti, sculture e oggetti d’arte provenienti da importanti collezioni nazionali e straniere. Un’ immagine dell’Italia amata e sognata da un’ Europa che si riconosceva in radici comuni di cui il nostro paese era stato per secoli il grande laboratorio.

Un passo indietro:

Gallerie d’Italia: da sede bancaria a Museo

Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde (poi Cariplo SpA),  nasce a Milano il 12 giugno 1823. Nel corso degli anni svolse contemporaneamente due attività: la prima era destinata al sostegno dell’economia del territorio lombardo, al finanziamento delle attività rurali, imprenditoriali e commerciali,  un importante  punto di riferimento nella ricostruzione nella Milano del dopo guerra; la seconda,  si prodigava in opere di  beneficenza nel sociale, nel campo artistico e culturale.  In base alla legge-delega n.218 del 1990  (Amato-Carli)  le due attività dovevano essere separate, di conseguenza nel 1991, nasceva la Fondazione Cariplo  con il compito di sostenere iniziative e progetti nei settori tradizionali dell’arte, della cultura , dei servizi sociali e dell’ambiente.  Nel Gennaio 1998 avviene la separazione tra la Fondazione e la Cariplo; quest’ultima  si fonderà con la Banca Intesa. Il 31 dicembre 2000 il nome Cariplo, cesserà di essere utilizzato come banca ma  rimarrà nella Fondazione Cariplo continuando ad operare nel settore dell’arte e del collezionismo.

Successivamente  Banca Intesa  incorpora  varie istituzioni, fra le quali la  Banca Commerciale Italiana (Comit) e la Banca  Sanpaolo IMI , dando vita all’attuale grande gruppo bancario Intesa Sanpaolo.

Nascita del polo museale  “Gallerie d’Italia” a Milano

Grazie alla stretta collaborazione tra la banca Intesa Sanpaolo e la Fondazione Cariplo, il 3 novembre 2011 viene inaugurato  il polo museale e culturale denominato “Gallerie d’Italia di Milano”.   Il Museo ha il suo ingresso in Piazza della Scala, nel palazzo della sede storica della Banca Commerciale, costruito nel XX secolo in stile neorinascimentale, su progetto di Luca Beltrami, uno degli architetti milanesi più in vista dell’epoca.

Storica sede della fu Banca Commerciale Italiana (Comit), ora Gallerie d’Italia

 La visita al museo si snoda  in un complesso architettonico che comprende  tre  palazzi storici : Banca Commerciale (entrata di Piazza Scala), Palazzo Brentani, Palazzo Anguissola Antona Traversi (via Manzoni) da cui si accede anche al Giardino di Alessandro Manzoni.  Si parte dalle sale in cui sono presenti le varie collezioni permanenti, con opere della pittura lombarda dell’Ottocento e  del Novecento.  Si prosegue con quelle di artisti  illustri come Canova e Hayez. Non mancano  altre raffigurazioni del XIX secolo che vanno dal Neoclassicismo agli albori del Futurismo quali Boccioni, Balla, Carrà. Le Gallerie d’Italia hanno un posto in prima fila anche per l’allestimento di mostre ed eventi temporanei come lo è stata la recente esposizione  Grand Tour  reduce da un meritato successo.

 Una parte del palazzo, al  pianterreno, è dedicata al  Cantiere del  Novecento l’importante raccolta di arte contemporanea dove vengono esposte, a rotazione,  opere  e tendenze in occasione di mostre temporanee a tema. Al piano inferiore si trova il Caveau della ex Banca Commerciale Italiana che, al posto delle cassette di sicurezza, custodisce circa 500 dipinti, beni forse più preziosi,  che vengono esposti a rotazione in occasione di future esposizioni.

E veniamo al Grand Tour.

Perché questo nome?

Il termine Grand Tour, che oggi potremmo scherzosamente definire anche Giro d’Italia, è riferito al fenomeno internazionale del viaggio di istruzione e di formazione in Italia, tra il Settecento e l’Ottocento, che veniva intrapreso,  non solo dalle élite, ma anche da uomini di chiesa, letterati, musicisti e artisti provenienti da tutta Europa, tutti a percorrere la Penisola. Affascinati dalla bellezza del paesaggio, della storia, dei monumenti e delle opere d’arte, arricchivano le loro esperienze personali e professionali. Cesare De Seta, il massimo esperto italiano dell’argomento, definisce  il  Grand Tour  un “viaggio di formazione della classe dirigente europea”.

L’espressione “Grand Tour” compare per la prima volta nel 1670, nel libro The Voyage of Italy,  scritto da un prete cattolico inglese  Richard Lassels,  nel quale erano descritte le città, i monumenti e gli edifici visti durante i suoi  viaggi in Italia. Nella prefazione Lassels elenca i benefici e i vantaggi  del viaggiare, compreso la possibilità di capire meglio la storia che solitamente si legge sui libri.

I Viaggi in Italia hanno però radici lontanissime, iniziarono già ai primi del Cinquecento. Uno dei primi a compierli fu il grande intellettuale, filosofo e umanista  Erasmo da Rotterdam (1466-1536) ospite a Venezia  dell’editore e tipografo  Aldo Manuzio, attivo tra la fine del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento, ritenuto uno dei padri dell’editoria moderna.  

Teobaldo Pio Manuzio, più conosciuto con il nome di Aldo Manuzio, nacque a Bassiano presso Velletri nel 1449. Giunse a Venezia nel 1490 dove, assieme ad un altro famoso tipografo Andrea Torresani, iniziò la sua attività di stampatore che lo porterà a “quella perfezione che non fu superata da alcuno”, come scriverà Pompeo Molmenti (Venezia 1852- Roma 1928), scrittore, storico, politico, nel suo  libro “Storia di Venezia nella vita privata”.
 Aldo Pio Manuzio (AldusPiusManutius, Bassiano (Latina) 1449/1452?  – Venezia, febbraio 1515) è stato un  editore, grammatico e umanista italiano. È ritenuto, ancora oggi, tra i maggiori editori d’ogni tempo, oltre che uno dei primi  in senso moderno in Europa. Introdusse il carattere a stampa corsivo (italico) e ridusse il formato dei fogli di stampa in ottavi e sedicesimi. Con le sue numerose innovazioni  segnò la storia dell’editoria e promosse avanzamenti in tipografia, insuperati fino ai nostri giorni. Grande studioso e ricercatore, accanito di libri da stampare, si circondava di studiosi con i quali instaurava un rapporto di amicizia prima di stampare i loro libri. È universalmente riconosciuto come il primo editore di libri tascabil e libelli . Per la sua intensa attività tipografica nel 1490, scelse Venezia ritenendo  la città più idonea per il suo lavoro di stampatore. Famoso il suo motto ” festina lente”, “
affrettati con calma” cioè “pensa bene ma poi agisci” raffigurato da un’immagine di un’ancora con un delfino .

Il ‘giro’  in Italia rappresentava una delle tappe preferite tra artisti e aristocratici europei  già a  partire dal XVI secolo ma raggiunse il suo apice  tra i secoli XVII e il XVIII  diventando presto una moda sotto la dicitura internazionale: il Grand Tour.

Gli itinerari

La meta principale era Roma ma durante  il lungo viaggio portava  alla scoperta di molte altre città. A seconda della provenienza dei ‘tourists’  l’arrivo in Italia  avveniva su diversi  itinerari.  Il viaggiatore inglese generalmente, arrivato via mare fino a Genova , raggiungeva poi Torino e  proseguiva per il tratto padano che comprendeva  anche  Milano con soste a Parma, Piacenza e Bologna.  Per i turisti provenienti dalla Germania,  e diretti a Venezia, il tragitto  da percorrere era il Brennero con Verona e Padova come tappe intermedie.

L’itinerario classico del viaggio lungo lo ‘stivale’, che poteva durare mesi o addirittura anni, prevedeva, oltre Roma, anche le altre città d’arte  con le loro tracce di civiltà passate e il  ricco patrimonio  di dipinti, affreschi e architetture. Punti fermi  erano  le capitali: Venezia,  città ‘fluttuante” piena di fascino e di mondanità; Firenze,  una vera culla dell’arte dove nacque il Rinascimento;  Roma, la tappa per eccellenza per il suo patrimonio storico  ed artistico  dei secoli precedenti;  Napoli  per il Vesuvio e gli scavi di Pompei  ed Ercolano che facevano  da collante tra epoca moderna e antiche radici. I viaggiatori più ardimentosi  si spingevano,  via mare, verso la più lontana e sconosciuta  Sicilia ( Goethe fu uno dei primi)  per visitare i luoghi vulcanici, l’Etna e le Isole  Eolie, senza tralasciare località ricche di bellezze architettoniche dei templi di Segesta, Selinunte, Agrigento  o il teatro greco di Siracusa.

Due itinerari del Grand Tour in Italia

Quei viaggiatori, colti e curiosi, non visitavano solo le grandi città ma anche quelle cosiddette minori, come Ferrara, Lucca, Urbino, scoprendo che la cultura ed il passato avevano lasciato ovunque segni e tracce di un mondo antico.

Come si viaggiava

Nel settecento non era semplice viaggiare; chi poteva permetterselo usava carrozze e cavalli, i più poveri si spostavano a piedi. Lo stato delle strade era tale da creare disagi e interruzioni  rendendo  il viaggio più lento e più lungo, in una settimana si riuscivano a percorrere forse 500/600 chilometri.  Se nel lungo medioevo i viaggiatori erano per lo più mercanti e pellegrini, nel Settecento  si vide arrivare un gran numero di ‘tourists appartenenti  alle classi più elevate.  Erano scrittori, poeti, pittori e architetti che intendevano apprendere l’arte presso le botteghe e le scuole di maestri stranieri,  oppure  alla ricerca di ispirazioni artistiche . Per tutti il viaggio in Italia era indispensabile per raggiungere i propri obiettivi. Dalle loro esperienze e dai loro racconti, per oltre un secolo, l’Italia diventò una tappa quasi obbligatoria nell’educazione dei giovani appartenenti alle ricche famiglie inglesi, francesi e tedesche, con l’intento di completare l’istruzione da parte degli insegnanti privati.

Scopo del viaggio

Lo scopo del Viaggio in Italia era principalmente  quello di acquisire esperienze  per crescere a livello personale e per cominciare a costruire il proprio futuro, la propria carriera.  Si tornava al proprio paese con valigie colme di conoscenze, oltre che di voluminosi ricordi. I viaggiatori, futuri governanti, artisti o scrittori,  andavano alla scoperta della cultura del loro continente, attraverso le opere d’arte dei secoli passati, i reperti dell’antichità o entrando in contatto con grandi uomini di scienza.

Tra  i tanti nomi illustri che  decisero di intraprendere il celebre viaggio vi  furono   Stendhal (scrittore),  John Ruskin (scrittore, pittore, critico d’arte),  persino la scrittrice Mary Shelley, autrice del Frankenstein. Ma quelli che hanno lasciato maggiori tracce del loro passaggio sono stati, forse,  il celebre scrittore e drammaturgo tedesco  Johann Wolfgang von Goethe e il poeta inglese George Gordon Byron. I loro Grand Tour avevano itinerari e motivazioni diverse; se per Goethe si trattava  essenzialmente di viaggi in Italia alla scoperta delle bellezze artistiche e storiche, per Byron invece erano viaggi per lo più di piacere e non disdegnava una vita mondana e libertina, come del resto fu tutta la sua vita.

In questi viaggi vi era anche una presenza di artiste donne di tutto rispetto, pioniere dell’indipendenza contro il pregiudizio maschile riguardo la fragilità femminile nel sopportare un viaggio faticoso e non adeguato alla finalità della formazione culturale e artistica. Due su tutte : Angelica Kauffman e Elisabeth Vigée Le Brun.

Angelica Kauffman fu pittrice di ritratti e di quadri a soggetto storico, disegnatrice, autrice di incisioni, imprenditrice nel mondo dell’arte e animatrice di salotto. In questo suo ritratto (1784 olio su tela, cm 93,76x,76,5, Fondazione Coira) si è raffigurata come donna d’alto rango. Il suo abito in stile impero a vita alta è all’ultima moda. Tiene in mano una penna e un album da disegno, gli attributi dell’artista, mentre sullo sfondo si scorge un busto di Minerva, dea romana della saggezza e patrona delle arti e delle  scienza. Angelica Kauffman (vero nome Maria Anna Catharina Angelika) è stata una pittrice specializzata nella ritrattistica e nei soggetti storici. Nata a Coira (Svizzera-Grigioni) nel 1741 crebbe sotto l’influenza artistica e culturale dei genitori. Dal padre (pittore) ricevette la formazione artistica, dalla madre ebbe modo di sviluppare le sue qualità nelle lingue, nella letteratura, nella musica e nel canto. Angelica si rivelò presto una donna moderna e anticonvenzionale in una società patriarcale e in un’epoca in cui ci si chiedeva se le donne fossero in grado di istruirsi. Firmò un contratto per la separazione dei beni, sancì anche la sua indipendenza artistica, si rifiutò di diventare pittrice di corte, preferendo accettare le richieste di ricchi committenti, aristocratici e banchieri, insieme a quelle delle maggiori corti italiane e straniere. Dipinse a Roma, Londra, Napoli, Venezia, Firenze. Dopo i diversi viaggi di formazione in Italia (Grand Tour), divenuta ormai  celebre, nel 1781, prese residenza a Roma e vi restò fino alla morte nel 1808, all’età di 66 anni.

Elisabeth Vigée Le Brun (Parigi 1755-1842), fu una pittrice francese considerata una delle più grandi ritrattiste del suo tempo e una delle più amate dai nobili europei. In questo autoritratto (olio su tela, cm. 68 x 78,5) presente in mostra, proveniente dall’Ermitage di San Pietroburgo, si porge con tutta la sua bellezza confermando una particolare bravura nella ritrattistica, attività che la portò ad essere molto richiesta dai personaggi famosi che frequentava. La sua carriera artistica, la vide impegnata in diverse corti europee diventando la pittrice preferita alla corte francese di Maria Antonietta, moglie del re Luigi XVI. In seguito alla rivoluzione francese e alla restaurazione, visse anni in esilio conducendo una vita frenetica in giro per l’Europa. Il suo Grand Tour in Italia la vide viaggiare da Torino a Napoli passando per Parma, Modena, Bologna, Venezia, Firenze, Roma. Morì a Parigi (Louveciennes) all’età di 87 anni.

Per secoli la conoscenza dell’Italia, del suo straordinario patrimonio artistico e della sua civiltà millenaria,  è stata una parte significativa della formazione culturale delle élite di tutta Europa; per questo il Voyage of Italy, tra il  XVII secolo e la prima metà del XIX secolo,  diventò un’esperienza da compiere almeno una volta nella vita. Questi viaggi, per gli alti costi, erano destinati ai ‘rampolli’ delle principali famiglie aristocratiche e nobiliari  europee,  e successivamente  anche delle nuove borghesie commerciali e finanziarie.

 Giovani rampolli: studio e divertimento

A quei tempi per i giovani rampolli europei di buona famiglia, dell’età di circa vent’anni, il Grand Tour rappresentava il modo migliore per conoscere il mondo esterno e aveva la funzione di segnare il passaggio dalla giovinezza all’età adulta. Accompagnato da un tutor, il giovane aveva modo di esplorare la vita al di fuori della sua corte, imparare nuove lingue, partecipare alle sfarzose feste cittadine, mescolarsi alla gente del luogo  e commissionare ritratti o acquistare opere d’arte.

Se vogliamo lo possiamo paragonare al più moderno “Erasmus”  il programma di scambi culturali tra studenti europei, creato nel 1987,  con lo scopo di acquisire conoscenze ed esperienze con la realtà di altri paesi.

Ed è proprio dal Grand Tour, del resto, che deriva il termine “turismo” per come lo intendiamo oggi: un modo di viaggiare caratterizzato dal desiderio di conoscere cose nuove e scambiarsi opinioni sulla  propria  esperienza.

La Mostra Grand Tour a Milano

Ingresso alle Gallerie d’tIalia di Piazza della Scala

Sotto il profilo delle vicende storico-artistiche, l’aspetto forse più significativo della mostra è l’aver rimarcato che l’Italia fu centro di produzione artistica di livello europeo, dove si continuava a sperimentare e a innovare: nel percorso, questa attitudine, emerge dalle tante opere presenti.

Il percorso espositivo alle Gallerie d’Italia-Intesa  Sanpaolo , sul fenomeno internazionale  del Grand Tour,  è  un lungo  “itinerario” tra sculture, dipinti, ritratti, scene di vita, preziosi oggetti d’arredo e una  ricca e suggestiva rassegna pittorica di “vedute” e dei “Capricci” la singolare riproduzione di un insieme di monumenti antichi. Le opere esposte, commissionate o acquistate,  provenienti  da diversi musei e da collezioni private,  restano  la testimonianza di un viaggio storico-culturale indimenticabile per chi lo ha vissuto .

Il Salone centrale

Salone centrale

Il primo impatto è con il grande spazio del salone centrale, un magnifico colpo d’occhio dove si può ammirare il grande centro tavola di Giovanni Volpato  Trionfo di Bacco e Arianna, Apollo e le Muse , 1786-88, Bassano del Grappa, Musei Civici. Tutt’intorno sono presenti statue e oggetti antichi provenienti dalla passione per l’arte e il collezionismo.

Ignazio e Filippo Collino, fratelli scultori (Torino), Ercole marmo 1782, collezione privata
Braciere su tripode con satiri itifallici, bronzo. Fine del primo secolo a.C.,inizi del primo secolo d.C. Napoli, Museo Archeologico Nazionale

Una selezione delle opere esposte

Sono molte le opere presenti nelle varie  sale a tema  che difficilmente si potranno  rivedere raggruppate;  ne elenco alcune  di vario genere, con le rispettive didascalie e la loro provenienza, in particolare i dipinti relativi alle immagini di vedute e dei famosi capricci, composizioni pittoriche architettoniche miste tra realtà e fantasia .

Giulio Carlini, La famiglia Tolstoj a Venezia, Riva degli Schiavoni (1855) Museo dell’Ermitage San Pietroburgo
Canaletto, regata sul Canal Grande (1740 circa) olio su tela, cm 112,2×186,7. National Gallery Londra
Canova, Amorino Alato, marmo, 1794-1797, cm. 142×54,5. Hermitage San Pietroburgo
Antonio Canova, Amorino Alato visto di lato
Canaletto, Capriccio architettonico con rovine ed edifici classici, 1756-1757, Poldi Pezzoli, Milano
Thomas Patch, veduta di Firenze da Bellosguardo, 1767, cm 111,5×224 . Fondazione CR Firenze
Hubert Robert, capriccio con il Pantheon davanti al parco di Ripetta, 1761, cm 102×146. Vaduz, Liechtenstein,
collezione The Princeley
Gaspar van Wittel (italianizzato Gaspare Vanvitelli) veduta del Colosseo con l’Arco di Costantino, 1716, cm. 54×114. Norfolk
Giovanni Paolo Pannini, veduta ideale con il Pantheon, la colonna Antonina, la statua equestre di Marco Aurelio e altri monumentinti romani, 1734, cm. cm. 98×135. Londra, collezione Ugo e Chiara Petrucci
Michelangelo Barberi, Giornate romane, tavolo (1839) smalto su bronzo, mosaico romano, rilievo dorato e metallo fuso. Altezza cm. 79 , diametro 103. Museo Statale Ermitage San Pietroburgo
Pierre Jacques Volaire, eruzione del Vesuvio alla luce della luna, 1774, cm. 260×385. Maisons- Lafitte, Chateau
Jakob Philipp Hackert, I Faraglioni di Aci Trezza, Catania. 1793, olio su tela, cm. 143×218. Caserta Palazzo Reale
Abraham Luis Rodolphe Ducros. La Fontana d’Aretusa in Sicilia, 1781, cm. 75×61. Collezione Privata

Le sale, dove il fermarsi è d’obbligo

L’allestimento di una delle tante sale

La ritrattistica

La ricca presenza di ritratti è la testimonianza del genere più richiesto dai ricchi viaggiatori del Grand Tour spinti dal desiderio di immortalare la loro esperienza. Tra essi, a mettersi in posa per un ritratto, vi erano nobili, sovrani, regnanti, intellettuali e anche pontefici. II più richiesto era il pittore lucchese Pompeo Batoni (Lucca 1708-Roma 1787), forse il più grande ritrattista italiano del Settecento, dove a Roma nella sua bottega, affluivano principalmente personaggi anglosassoni per farsi riprendere a figura intera sullo sfondo delle antiche rovine romane.

Pompeo Batoni, Ritratto di Henry Peirse, politico inglese, 1774-75 cm. 249×175, Roma,Palazzo Barberini, Arte antica Roma

Fonti:

  • Finestre sull’Arte
  • Fondazione Cariplo
  • Banca Commerciale
  • Intesa Sanpaolo   

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